Ma cosa vuol dire immettere di ruolo da GaE piuttosto che da concorso? Significa non far riferimento a delle persone - ovvero a delle posizioni utili in graduatoria - bensì privilegiare dei meccanismi rispetto ad altri, favorire delle procedure a danno di altre. Cambiare le carte in tavola, facendo però lo stesso squallido gioco che danneggia quasi tutti e favorisce alcuni con l'arbitrarietà italiana che è l'esatto opposto del merito. È ovvio, c'è la possibilità che questo meccanismo favorisca intenzionalmente pochi protetti del sistema e che sia studiato apposta, ma questo qui in Italia è fisiologico e quasi inevitabile: quello che non va è che scombina i progetti esistenziali e culturali di quasi tutti gli altri. Ma soprattutto che aggiunge altri contrattempi e deviazioni rispetto a un progetto costruttivo per la scuola.
Si azzera, anzicché di lavorare su quanto c'è. Che ce ne facciamo di un docente che sceglie i suoi alunni, diciamo; ma che ce ne facciamo di un preside che è contento del suo staff perché è frutto delle sue scelte e della sua personalità? Domandarsi "che professori vogliamo?" è, di nuovo, diventato quasi un sinonimo di "che scuola vogliamo?". Solo che, in questo gioco, non si contempla la qualità del sistema e la sua intrinseca delicatezza e i docenti sono funzionali a un'idea di scuola che non ha nulla a che vedere con l'istruzione, l'educazione o i progetti per il futuro.