di Chris Columbus (Usa, 1999)
con Robin Williams, Sam Neill, Wendy Crewson, Embeth Davidtz
durata: 132 min.
Quando l'ormai nota 'combriccola di bloggers' ha lanciato l'idea di un omaggio a Robin Williams attraverso i suoi film, non ho avuto il minimo dubbio su quale titolo scegliere per ricordarlo: intendiamoci, questa pellicola di Chris Columbus (datata 1999) non farà certo la storia del cinema ma è uno di quei film che, almeno per quanto mi riguarda, non riescono a farmi cambiare canale quando passano in tv. E che, inevitabilmente, mi fanno commuovere ogni volta che li vedo... Nella fattispecie, un po' per la 'magia' del bellissimo racconto da cui è tratto, un po' (anzi, parecchio) per la sublime bravura del suo protagonista, che recita 'mascherato' da automa per almeno metà film eppure riesce sempre ad essere più 'umano' degli altri umani che recitano con lui.
L'Uomo Bicentenario è innanzitutto la riduzione cinematografica di un famosissimo romanzo breve di Isaac Asimov, pietra miliare della fantascienza moderna: narra di un robot domestico che, in un futuro ormai prossimo, a causa un'imperfezione del suo complicato cervello positronico diventa in grado di provare sensazioni, emozioni e sentimenti perlappunto... umani! Andrew (questo il nome dell'androide), assunto in primo luogo dal suo 'padrone' come compagno di giochi per le figlie, in breve tempo ne diventa il miglior amico e confidente, affezionandosi a loro proprio come un individuo in carne ed ossa. Da quel momento tutta l'esistenza di Andrew sarà votata a cercare di farsi accogliere e riconoscere dalla comunità come essere umano e non come robot, anche a costo di un sacrificio estremo...
Andrew nella sua lunga vita (due secoli, appunto) vedrà passare intorno a sè moltitudini di esseri umani, che nascono, invecchiano, muoiono, mentre lui resta sempre uguale. Esseri umani che si amano e lo amano, pur consapevoli di non poterlo fare per sempre. Un po' come ne Lo strano caso di Benjamin Button, dove i due protagonisti non si incontrano quasi mai nel percorso inverso della loro vita... Per questo Andrew alla fine capisce che, paradossalmente, l'unico modo per diventare davvero umano è quello di desiderare la morte: perchè una vita può chiamarsi vita solo quando finisce.
E ora, se volete (anzi, dovete!) leggetevi pure le recensioni degli altri amici blogger:
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