La trama (con parole mie): Sherrie, giunta a Los Angeles dalla provincia profonda carica di sogni di rock and roll incontra per caso Drew, aspirante cantante che lavora come barman al Bourbon Club, uno dei locali che ha dato origine alla leggenda degli Arsenal e di Stacee Jaxx, loro leader e frontman.I due ragazzi si innamorano proprio alla vigilia dell'ultima esibizione del gruppo di Jaxx prima del suo esordio come solista, ma durante il concerto le loro strade si dividono: Drew viene ingaggiato dal manager di Stacee, il viscido Paul Gill, come nuova promessa della musica, mentre Sherrie finisce a lavorare nello strip club gestito da Justice Charlier.Le cose paiono mettersi sempre peggio per il rock ed i suoi alfieri, complice il volere del sindaco Whitmore e della sua consorte, e per il Bourbon Club, ma proprio quando le speranze vacilleranno, i nostri impareranno "a non smettere di credere".
Mi fa davvero molto, molto strano mettermi a scrivere un post che possa trasmettere il senso e le emozioni che il rock è in grado di regalare: potrei andare con la memoria a quel giorno in cui il mio vecchio amico Emiliano, passato dall'allora casa Ford, dimenticò Love gun, cd dei Kiss del 1977 che finì per curiosità nel mio stereo e diede inizio ad una vera e propria febbre che portò in dono, oltre ai suddetti Kiss, band come i Black Sabbath, gli Ac/Dc, i Led Zeppelin, gli Aerosmith e tante altre, per una passione che ancora, dopo tutti questi anni, è tutt'altro che spenta, tanto che basta l'inizio di un riff per scatenare un'energia inesauribile.O degli anni passati a frequentare lo Zoe, storico locale delle profondità di Baggio ed ultimo baluardo delle discoteche rock milanesi dopo la caduta degli storici Rainbow, Transilvania e Transilvania Live, tra le mura del quale il sabato sera - oltre a sbronze colossali - si andava incontro ad un ritorno al futuro nel pieno degli anni ottanta fatto di personaggi improbabili, fan del glam e perle a profusione - almeno quelle che riesco a ricordare -.Ma basterebbe soltanto pensare a questa mattina, o ad una qualsiasi, quando premendo il tasto play sull'Ipod avviandomi alla stazione il mondo cambia con il passo e la sensazione di poter andare avanti come uno schiacciasassi anche quando mi aspetta una giornata di lavoro tutto tranne che stimolante o entusiasmante, prendendo quello che arriva come qualcosa di magico, unico e speciale.
Questo è il rock.
Per me, ma fortunatamente non solo.
Il rock è come la carne al sangue, un bourbon che ti spacca il naso con un pugno e poi ti infila la lingua in bocca, la sensazione che sì, ci sei, ed è questo il tuo momento: una sorta di carpe diem dopato e con il volume al massimo.
Rock of ages non sarà mai la trasposizione effettiva di questa sensazione, di questa magia - troppo morbido, legato alla recente iconografia filtrata dal Cinema per famiglie e da Glee -, eppure per chi lo ama rappresenterà un palliativo piacevole e non indifferente agli anni che passano e a tutte quelle voci che vorrebbero la sacra fiamma del R&R spenta per sempre: certo, abbiamo una storia d'amore nel più canonico dei suoi percorsi, degli antagonisti soltanto caricaturali - nonostante il sempre mitico Bryan Cranston ed una Catherine Zeta-Jones in grande spolvero, soprattutto nella sua interpretazione del classico di Pat Benatar Hit me with your best shot -, passaggi non limpidi - o troppo limpidi - dello script, un non osare che finisce per limitare anche le sfumature più interessanti della storia.
Ma abbiamo anche Stacee Jaxx.
E Stacee Jaxx è il rock.
Quel rock barcollante e sfrontato che non molla mai, neanche quando il suo tempo pare inesorabilmente tramontato, o la leggenda ha superato la realtà neanche fossimo nel vecchio West di John Ford e quasi si ha la sensazione di soffocarcisi dentro: perchè Stacee è prigioniero del suo mito, volontario esiliato di una solitudine fatta di donne che cadono ai suoi piedi e palchi confusi uno con l'altro, ex ragazzo smarrito che ancora pare non avere il coraggio di crescere, quasi avesse paura che quella spinta, quella magia possa essere subordinata ad una cosa mutevole come l'età.
Ma non è così, caro Jaxx.
Il rock non è così.
Il rock è per sempre, una volta che ci sei davvero dentro.
Ed il percorso per arrivare a questa consapevolezza è lungo, arduo e pericolosamente in bilico tra il piacere estremo ed il più rischioso degli smarrimenti.
Ma chi davvero lo ama non si tirerà mai indietro.
Un pò come il vecchio Stacey, cui non poteva prestare follia, corpo e volto - e chissà, forse anche anima - quel Tom Cruise che salta sui divani e sgrana gli occhi, giunto alla soglia dei cinquanta eppure fisicamente ancora a stento un quarantenne - se non meno -.
Un Tom Cruise che si destreggia tra Guns, Def Leppard, Poison e gli alfieri di questa schiera di cui orgogliosamente mi sento parte ogni giorno, quando basta un play per sentirsi a cavallo del mondo intero come ad essere giganti su una tavola da surf lunga quanto la Via Lattea.
E poco importa che Rock of ages sia poco più di un cocktail sciapo, rispetto alle gradazioni cui posso essere abituato: il solletico che provoca è quello della fiamma che non si spegne, di quel Love gun dimenticato da Emiliano, della lingua di qualche tizia di cui non ho mai ricordato il nome di un sabato sera allo Zoe, di ogni giorno prima e dopo il lavoro, di quando sarà il momento in cui, chissà, quei riff potrebbero risvegliare sensazioni simili anche nei miei figli, che potranno anche arrivare a pensare che sarò troppo vecchio per un concerto, o per ascoltare quella musica.
Ma non si è mai troppo vecchi, per il rock.
Come non si è mai troppo vecchi per la vita.
E per la fiamma che non si spegne.
MrFord
"Rise up! Gather round
rock this place to the ground
burn it up let's go for broke
watch the night go up in smoke
rock on! (rock on!)
drive me crazier, no serenade
no fire brigade, just Pyromania, c'mon."
Def Leppard - "Rock of ages" -