Del resto la classe, come pure il talento, non è acqua. Steiger viene dalla formazione dell'Actors Studio, dove studia con un attore in erba che si chiama Marlon Brando. E se il cinema rappresenta la sua grande occasione, come per ogni attore del Novecento divenuto veramente popolare, Steiger ricambia questo amore per la recitazione con grande energia e slancio. Carismatico e convincente gli aggettivi che meglio definiscono questo artista poliedrico che ha saputo delineare sofferti ritratti (L'uomo del banco dei pegni, film con cui è stato premiato al Festival di Berlino del 1964), uomini disonesti e autoritari o personaggi storici controversi (Waterloo, in cui interpreta nientemeno che Napoleone). L'Oscar del 1967, vinto come miglior attore per "La calda notte dell'ispettore Tibbs", ha coronato il periodo di maggior successo dell'attore.
La sua fisicità, spesso in sovrappeso, non è stato un limite per lui, che l'ha saputa usare per infondere maggior carisma ai suoi personaggi. Profondamente legato all'Italia, ha lavorato con i grandi: da Francesco Rosi (Le mani sulla città, 1965, e Lucky Luciano, 1973, accanto a Gian Maria Volontè) a Francesco Maselli (Gli indifferenti, 1964) passando per Ermanno Olmi (E venne un uomo), Pasquale Festa Campanile, Sergio Leone (Giù la testa, 1977, dove interpreta un ruolo indimenticabile: il bandito selvaggio e passionale) e Carlo Lizzani (Mussolini ultimo atto). Tra i suoi ultimi film, Pazzi in Alabama, l'esordio nella regia di Antonio Banderas.