Rodotà e Diamanti: viviamo una situazione politica di "normalità deviata"
Creato il 26 luglio 2013 da Gaetano61A proposito del caso kazako, e del fatto che anche questa, come altre volte, nessun responsabile politico non solo non ha trovato la forza di dimettersi, ma ha anche trovato un'autorevole "copertura" da parte delle più alte cariche dello Stato, Stefano Rodotà, su la Repubblica del 20 luglio scorso, ha parlato di una "normalità deviata" che ormai regola il nostro sistema politico. Questa specie di "normalità", appunto, "deviata", secondo Rodotà:«ha corroso il costume civile, accompagna il disfacimento del sistema industriale e la terribile impennata della povertà. Il caso Alfano è davvero una illustrazione esemplare del modo in cui questa normalità deviata è stata costruita, fino a divenire l'unica, riconosciuta forma di normalità istituzionale. Lasciando da parte la responsabilità oggettiva per fatti di cui non avrebbe avuto conoscenza, bisogna chiedersi quale ruolo giochi la responsabilità politica.
Dove va a finire questa specifica forma di responsabilità quando si adotta questo tipo di argomentazione? Scompare, anzi è da tempo scomparsa, creando una zona di immunità nella quale i titolari di incarichi istituzionali si muovono liberi, quasi estranei alle strutture che pure ad essi fanno diretto riferimento, anche quando il funzionamento di queste strutture produce gravi conseguenze politiche. La responsabilità politica, anzi, finisce con l' essere considerata come una insidia, un rischio. Guai a farla valere se così vengono messi in pericolo la stabilità del governo, gli equilibri faticosamente o acrobaticamente costruiti.» (qui, l'articolo completo tratto dal sito di MicroMega)Il politologo Ilvo Diamanti, su la Repubblica del 22 luglio, ha ripreso il concetto introdotto da Rodotà, parlando di un clima generale che, partendo dagli imperativi imposti dai cosiddetti "mercati" e dalla necessità di affrontare la crisi economica (senza lasciare vuoti di potere in una situazione che non fa intravedere maggioranze politiche alternative a quella attuale), si estende al sentire della società intera: «Così, la "normalità deviata" che ha contaminato le nostre istituzioni e la nostra classe politica tende a degenerare. Diventa "normalità" etica e civile. Stato d'animo generale e generalizzato. Opinione Pubblica, sancita dai sondaggi. [...] Secondo Ipsos, infatti, la maggioranza degli elettori (oltre il 50%) esprime ancora fiducia nei confronti del governo. Mentre più del 60% approva l'operato di Enrico Letta.
Certo, gran parte dei cittadini - secondo il sondaggio - avrebbe voluto le dimissioni di Alfano e, ancor più, di Calderoli. Autore "irresponsabile" di insulti razzisti contro la ministra Kyenge. Ma non la crisi di governo. Perché, nonostante tutto: meglio la stabilità. Considerata un "valore in sé". Che va oltre i comportamenti "deviati" dei leader politici e istituzionali. D'altronde, vent'anni di berlusconismo hanno mitridatizzato l'etica pubblica dei cittadini. Ormai poco sensibili - e quasi indifferenti - a scandali e processi. Compresi quelli ancora pendenti e imminenti.
È questo il rischio maggiore che vedo - prosegue Diamanti - nell'Italia dei nostri tempi. L'assuefazione all'anormalità politica e istituzionale. Che ha come principale - e quasi unica - soluzione la sfiducia politica e istituzionale. Quel clima d'opinione che si traduce nel "non voto".
Oppure viene intercettato, in alcuni momenti, da attori politici, oppure anti-politici, come il M5S.» (qui, l'articolo completo di Ilvo Diamanti).
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