Film con musica, e che musica. Trattasi difatti di The Wall, il mitologico album fine Settanta dei Pink Floyd, uno dei vertici della storia del rock, una rock opera che da allora non ha mai smesso di lavorare nelle coscieneze e negli inconsci delle platee globali. Già messo in cinema con mirabolanti e molto acide invenzioni cartoonistiche da Alan Parker nel 1982, protagonista un Bob Geldof non ancora santificato dai vari Live Aid. Riportato in tour dal 2010 al 2013 dall’ormai più che sessantenne ma sempre carismatico e tonicissimo autore Roger Waters – da solo, essendosi nel frattempo i Pink Floyd disintegratisi – in due continenti. Fino a segnare il maggior incasso di sempre di un live show e raggiungere l’incredibile quota di quattro milioni di spettatori. Con una scenografia gigantesca su cui si proiettano, compongono e scompongono vertiginose immagini, e si aprono e chiudono brecce. Non solo il concerto però. Roger Waters ci aggiunge il resoconto per immagini del suo viaggio in Francia e in Italia sulle tombe prima del nonno morto nelle trincee della grande guerra, poi del padre caduto durante lo sbarco di Anzio. Più una mezz’ora finale in cui lui e Nick Mason, il batterista dei Pink Floy, rispondono a un bel po’ di domande mandate dai fans via internet. Ma il cuore resta naturalmente il titanico concerto, e quella musica che urla ancora il delirio del potere e del suo controllo sulle anime e le menti. Muri per contenere, dividere e opprimere, muri da far saltare. Regia di Roger Waters e Sean Evans.