Non solo solito scrivere di fantascienza su questo blog. Anzi, a dire la verità non sono solito scrivere di letteratura (anche se ho avuto la pretesa di millantarlo là in alto, nel sottotitolo del blog). Beh no, in realtà qualche volta l’ho fatto, ma sicuramente non in maniera sistematica e, come salta evidentemente agli occhi di chi mi legge, in maniera tutt’altro che professionale rispetto a tanti altri blog tematici che ho visitato ultimamente. Proprio a causa delle mie recenti frequentazioni in tali blog, mi è salito l’irresistibile desiderio di recensire qualcosa. Oddio, forse recensire non è proprio il termine adatto. Diciamo piuttosto blaterare qualcosa a proposito di un libro. Un libro che tra l’altro non ho nemmeno letto di recente ma al quale, per una di quelle ragioni inspiegabili, non ho mai smesso di pensare.Non so se userei la parola capolavoro per questo romanzo, ma posso dirvi che è stato capace di toccare delle corde dentro di me che altre opere, ben più blasonate, non sono riuscite a raggiungere. E’ singolare che ci sia riuscito un romanzo di fantascienza, genere troppo spesso un po’ sottovalutato.
In un tempo in cui l’uomo è riuscito a viaggiare nello spazio tramite una sorta di teletrasporto, sulla luna viene scoperta una struttura, un vero e proprio labirinto non si sa se naturale o artificiale, meccanico o in qualche modo addirittura senziente. Il Dott. Edward Hawks ha il compito di esplorarla per conto della US Navy usando i laboratori di una ipertecnologica azienda privata. Ovviamente il progetto è top secret e ci si affida a volontari, che però vengono uccisi uno dopo l’altro da trappole disseminate all’interno della struttura; perché la struttura ha delle regole incomprensibili per l’uomo e violarle provoca la morte. Avete visto il film “The Cube”? Ecco.
“Rogue Moon” fu scritto prima che l’uomo sbarcasse sulla luna ma, nonostante le premesse, considerate che l’aspetto fantascientifico nel libro è marginale e questo potrebbe deludere i puristi della sci-fi. Alla fine del romanzo, ad esempio, la natura della misteriosa struttura non verrà spiegata, si rimarrà insomma un po’ a bocca asciutta…Per contro, come tutte le migliori opere di fantascienza anche questa affronta temi filosofici, oltre che psicologici, veramente tosti, e stimola riflessioni e interrogativi di non facile risposta; interrogativi universali, e dunque interessanti anche per chi non sia particolarmente appassionato di fantascienza.
Il replicante esplora la struttura sulla luna mentre il soggetto “originale” è tenuto in uno stato di deprivazione sensoriale; e quando il replicante inevitabilmente muore, l’altro si risveglia con i suoi ricordi, incluse la causa e le modalità della sua morte. Lo scopo di tutto è proprio permettere al risvegliato di raccontare quanto gli è accaduto, in modo da poter proseguire l’esplorazione. Ma l’esperienza della morte e il suo ricordo fanno impazzire tutti i volontari, quindi occorre trovare un tipo d’uomo che riesca a sopportarli, che possa portare a termine la missione sapendo che prima di allora dovrà morire ancora, e ancora.Vincent "Connie" Connington, il capo del personale, suggerisce il nome di Al Barker quale candidato ideale. Barker, considerato da tutti un sociopatico con tendenze suicide, ha un preminente lato oscuro che lo spinge verso imprese molto rischiose. Hawks stuzzica Barker e lo sfida intellettualmente perché, benché non sia convinto di volerlo nella missione, non ha altra alternativa. Il processo di teletrasporto non è senza rischi. Sapete bene che i file mentre vengono trasferiti, per esempio da un pc all’altro, si possono facilmente “corrompere”. Ebbene, con il teletrasporto il rischio è lo stesso, ma centuplicato: gli esseri umani sono talmente complessi che neanche lo scienziato o il tecnico più esperto può garantire il successo di un’operazione del genere. Ma anche nel caso il risultato fosse perfetto tecnicamente, sarebbe impossibile calcolare l’impatto di un tale processo sulla mente umana, decisamente più complessa del corpo; nel processo stesso qualcosa del soggetto originale che non è possibile quantificare potrebbe andare perso. Un teletrasporto non sa cosa sta teletrasportando, così come una fotocopiatrice non sa quello che sta fotocopiando; sono solo atomi, nel primo caso, e macchie di colore nel secondo. Fatta salva la buona riuscita del processo, però, né l’uomo sulla luna né quello sulla terra possono essere distinti in alcun modo dall’originale: il cambiamento può essere impercettibile come una piccola alterazione della memoria, o un piccolo cambiamento di personalità.Un ricordo falsato, qualche particolare dimenticato per molti non sarebbero un prezzo eccessivo da pagare per teletrasportarsi, e di certo non lo è per Barker; se è vero che nella vita si cambia e si evolve continuamente, quello che il teletrasporto fa nel romanzo non sarebbe altro che la forzatura di qualcosa che comunque avverrebbe naturalmente. Come tutte le cose, anche questa dipende dai punti di vista: dipende da quanto uno è disposto a perdere di se stesso per dare il suo contributo alla scienza.Non racconterò cosa accade da qui in avanti, anche se credo possiate facilmente immaginarlo, ma vi invito caldamente a leggere il libro.
Ci penso e ci ripenso, ma non so decidere se sia più triste la vicenda di Hawks o di Barker. È difficile comprendere appieno le scelte del primo: perché decide di condividere lo stesso destino di Barker? Perché vuole immolarsi per la scienza, o per senso del dovere, o ancora per pena nei confronti di Barker al quale vuole confessare la verità? O forse piuttosto per pagare il fio per quanto fatto a Barker e a tutti gli altri “zombi”? Ma a dire il vero il pensiero che quanto ha fatto non sia etico sembra non sfiorarlo neppure, tutto quel che gli interessa è “battere i Sovietici”.Quanto a Barker, purtroppo arriva ad accettare se stesso e capire il vero significato della vita solo quando è ormai troppo tardi. Cosa molto umana, e molto penosa.
Sono così i labirinti, hanno vie, traverse e vicoli ciechi, c'è chi dice che il modo più sicuro di uscirne è di continuare a camminare e girare sempre dallo stesso lato, ma questo, come siamo obbligati a sapere, è contrario alla natura umana (José Saramago).