Magali (Béatrice Romand) è, infatti, una vignaiuola, aiutata in campagna da Rosine (Alexia Portal), fidanzata del figlio Léo (Stéphane Darmon), e però in un continuo flirt con Étienne (Didier Sandre), il suo vecchio professore di filosofia del liceo, nonostante il loro rapporto sia finito da tempo. Rosine è convinta che Magali abbia bisogno di un uomo; e ne è convinta anche Isabelle (Marie Rivière), la migliore amica della donna. Le due donne, spinte da sentimenti e passioni diverse, affrontano la solitudine campagnola di Magali nel modo loro più congeniale, sì che questa si troverà stretta tra due uomini diversissimi: lo stesso Étienne il dongiovanni irrisolto, sempre innamorato di ragazze molto giovani, di bellezza fresca, sicura ed estiva; e Gérald (Alain Libolt), Gérald il timido, ma sincero e forte e affettuoso figlio di vignaiuoli emigrati algerini.
Racconto d'autunno è la storia di una rieducazione sentimentale di una donna disavvezza all'amore: una donna che vuol superare per qualità la vendemmia dell'89 (e si nota qui, en passant, che il primo frutto del progetto sulle stagioni di Rohmer, il Racconto di primavera, aveva visto la luce nel 1990), una donna selvatica e timida, una donna che non vuol pensare, ai fallimenti e alle erbacce della sua vita, come se tutto avesse un ordine e un senso. Una donna che vuol provare lo stupore e sentirlo tutto in sé, nonostante l'età non sia più quella di una ragazzina.
E vivono, sono vivi, in attesa e a lavoro perché la vita porti i suoi frutti, l'elisir d'amore, quel vino che è il segno maturo di un'appartenenza alla terra, al lontano silenzio della campagna della valle del Rodano: non ha i tempi rapidi, gli scatti emotivi della seduzione, ma la luce calda e delicata di un giorno non pieno, l'aroma di una pace ritrovata, di una tenerezza dopo i bollori di un'inquieta fuga dai torridi e un po' distaccati scenari rohmeriani del passato.