Roma 2024, fuga da Olimpia. La magia costa troppo

Creato il 18 settembre 2015 da Tafanus

Però intanto aumentano, ahimé, le chances che Roma possa possa "vincere" (si fa per dire...) l'assegnazione delle Olimpiadi 2024: anche Toronto si ritira dalla corsa (di Gabriele Romagnoli - l'Espresso)


Lo "Stadio del Nuoto" di Calatrava a Roma (un bagno di sangue)

La sindrome dell'abbandono - E poi, dopo le notti magiche (una quindicina appena), si ritrovano come spogliarelliste all'alba, con il trucco sfatto, nel teatro vuoto, le cicche per terra, i secchielli con il ghiaccio sciolto, riflettori spenti e attrezzature di cui, appena finito lo spettacolo, non capisci più il senso. Contano i soldi messi insieme e si accorgono che tutta quell'eccitazione, l'impegno, la fatica hanno reso meno del previsto. Rimangono lì, nel camerino silenzioso a chiedersi dove siano andati tutti, e che fare adesso.
Le città olimpiche l'indomani, ma anche molti anni dopo, soffrono una serie di sindromi. La prima è quella dell'abbandono. A Sydney dopo il 2000 lo stadio rimase una cattedrale senza funzione, e l'asta per gli appartamenti del villaggio olimpico andò deserta. La seconda è quella del declassamento: da centro dell'attenzione mondiale a periferia dello sguardo, da fucina di lavoro a illusione.
Atlanta per i Giochi del '96 creò 33.000 posti di lavoro, e ne seppe mantenere un decimo. Atene per il 2004 costruì 22 nuovi impianti e ne lasciò poi inutilizzati 21. La terza è quella delle cifre. I governi dicono sempre che è andata bene, almeno nell'immediato: parlano di ottime prestazioni, a volte di record. I media e gli istituti di ricerca sostengono che barano con i numeri: ascrivono a effetto Olimpiade contratti che si sarebbero conclusi comunque, stornano voci di spesa come quelle per la sicurezza. Di Londra 2012 ancora non si è capito se ha fatto guadagnare due milioni di euro (fonte pubblica) o ne ha persi altrettanti (ricalcolo privato). E chiederlo al governo cinese per Pechino 2008 genera come risposta un sorriso invalicabile. Resta l'impalpabile effetto indotto: nuove attrezzature, parchi, ritrovata energia, diffusione dell'ottimismo, accumulazione di ricordi.
Uno studio dell'università inglese East London divide la storia olimpica in 4 fasi e sostiene che nell'ultima (i cinque Giochi da Barcellona '92), cioè da quando l'opportunità di business ha prevalso sull'evento sportivo, si sono diffusi corruzione, sprechi, speculazione. Ma tant'è: ogni città vive la propria occasione come una scommessa e spera di azzeccare la formula magica per portarsi via il montepremi inesatto ormai da decenni o di bissare un'esperienza che la fece crescere, come accadde a Roma 1960, e imboccare una svolta miracolosa. Potrebbe perfino succedere, forse. Anche se chi scrive pensa che tutto questo calderone di illusioni, cantieri, clientele, speranze e ricambiabili favori potrebbe essere spento scegliendo una volta per tutte come sede permanente quella che già lo fu: la Grecia. Aumenterebbe il pil ellenico e tranquillizzerebbe il resto del mondo.
Gabriele Romagnoli