Il poliziottesco perfetto, da manuale nel senso buono, con parti noir e d'azione dosate e alternate senza sosta, botte, inseguimenti in diurna, in notturna, a piedi, sui tetti, cattivi che son proprio cattivi e s'attaccano ad ogni cavillo di legge, polizia frenata da scrupoli ma quando gli girano gli girano. Super!
Al massimo splendore i 2 principali antagonisti. Maurizio Merli è il commissario Tanzi, fresco di fama dopo il gagliardo "Roma violenta", primo della trilogia del commissario Betti (il secondo, "Napoli violenta", lo farà proprio con Umberto Lenzi). Tomas Milian è nei panni de Il Gobbo, ancora un ruolo cattivo quasi quanto il mitico e aranciomeccanico Sacchi ne "Milano odia: la polizia non può sparare". Più che una recensione è un'elegia questa, chi conosce i film citati già si lecca i baffi, a me la lingua arrivava alle sopracciglia.
Sulla trama la faccio molto breve: Tanzi è sulle tracce di una banda di marsigliesi che si occupa di traffici vari. Per questi lavora il cognato del Gobbo e quest'ultimo diventerà il soggetto su cui si accanirà Tanzi, con botte e pure vessazioni. Ci saranno rapine e un rapimento, che sarà anche il fatto finale che porterà i 2 a una vera e propria sfida che ormai è diventata anche una questione di principio, vero e proprio duello. Nel mentre Tanzi smaschererà anche un gruppo di "giovani di buona famiglia" (è un modo di dire dal quale deriva anche l'altrettanto noto "figli di buona donna") di un circolo monarchico, reo di aver assalito una coppia appartata ed aver violentato in gruppo la ragazza (chiaro richiamo al "Massacro del Circeo"). Per non farsi mancare nulla, anche la cattura con l'alfetta di 2 scippatori minorenni in vespa e lo speronamento di un altro ladro motociclista, tanto per...
Al solito anche questo film vide il pubblico connotare politicamente situazioni e personaggi. Per Merli non fu una novità beccarsi del fascista, fu addirittura fischiato alla proiezione della prima e certo non per la sua interpretazione ma solo appunto per quello che rappresentava. Non ridiamo, erano altri tempi... Sorprendente leggere di quanto "tifo" riscosse il personaggio del Gobbo, un delinquente veramente terribile del quale ho perso il conto dei morti che ha ucciso, eppure evidentemente quello che rimane di lui, alla fine, è quell'aria da anarchico ribelle che, crepasse il mondo!, i piedi in testa da uno sbirro non se li fa mettere!
Io non ho posizioni da prendere, il film me lo sono gustato alla grande, ho ammirato entrambi gli attori, Merli e Milian, e anche gli altri di un grande cast. Dico solo che il personaggio di Milian, secondo me anche se non l'ho letto dichiarato da nessuna parte, è decisamente ispirato nella gestualità, sguardi e incazzatura compresi, a "Il gobbo" di Carlo Lizzani, film magnifico e storia vera. Chissà, forse nel pubblico anche come reminiscenza inconscia qualche memoria di Giuseppe Albano era presente e da qui le simpatie che ne derivarono.
Il titolo inglese sembra voler enfatizzare il "fascismo" della giustizia, problema evidentemente sentito anche da quelle parti perché, non dimentichiamolo, il titolo in un film è la prima pietra per il suo successo e deve fare presa. Quello francese addirittura mi fa venire in mente le "Tropa de Elite" di recente visione, ed effettivamente si parla nel film di costituire delle squadre speciali con qualche licenza in più d'agire rispetto alla norma.
Per chi ama il genere poliziottesco visione imperativa e categorica!
Per chi non li ama... se non lo ha visto ancora questo film, forse cambierà idea.
Presto su questi schermi il successivo "La banda del gobbo".