Ecco tracce di Storia… fino a Centocelle ed oltre!
La Via Prenestina, che deve il suo nome alla sua meta, l’antica città di Praeneste, oggi Palestrina, lasciava Roma attraversando la porta Esquilina e poi porta Maggiore. Oltre, in epoca romana, attraversava la campagna ricca di costruzioni funebri e residenziali: le rovine del colossale mausoleo Torrione, il complesso della famiglia imperiale dei Gordiani (un grande mausoleo del III secolo dopo Cristo) in corrispondenza del terzo miglio romano, e ciò che rimane della medievale Tor de’ Schiavi, sono alcune delle testimonianze archeologiche giunte sino a noi.
Proseguendo lungo l’itinerario, nella zona di Tor Tre Teste si trova una importante edificio religioso contemporaneo: la chiesa progettata dall’architetto Richard Meier e dedicata al Dio Padre Misericordioso, nota per essere sormontata da una imponente struttura a forma di vela.
Oltre il Grande Raccordo Anulare la via Prenestina tocca il ponte di Nona, una grande costruzione a sette archi realizzata in epoca repubblicana, e raggiunge l’area di Gabii, antica città laziale che venne legata a Roma da un trattato in epoca repubblicana. Il paesaggio è segnato dal colore scuro della pietra vulcanica scavata dallo scorrere dell’acqua di torrenti e fossi. Nella zona dove oggi sorge il paese di Gallicano è probabile si trovasse un’antica città latina e vicino al paese, in località Santa Maria di Cavamonte, a lato della strada asfaltata, corre l’antica strada romana che, per raggiungerlo, supera un torrente su un grande ponte antico.
Una breve deviazione conduce alla Via Casilina fino al paese di Colonna, dove ebbe origine la celebre famiglia patrizia romana, dominato dalla mole del castello costruito dalla famiglia. La zona è celebre per i suoi vini, soprattutto per la Doc Montecompatri-Colonna o, ancor più avanti, della Doc Zagarolo.
Zagarolo sorge su uno sperone che separa due corsi d’acqua e ruota attorno alla mole del palazzo Rospigliosi, che ospita le collezioni del Museo del Giocattolo. Superata la chiesa di San Pietro si raggiunge il cuore del paese nella piazza Marconi, dove la Collegiata e i prospetti scenici progettati da Maderno per volere dei Rospigliosi si fronteggiano tra loro.
La tappa successiva porta a Palestrina, una delle città più affascinanti del Lazio, che scende con le sue costruzioni lungo il ripido pendio di monte Ginestro. La fama di Palestrina in epoca antica era dovuta alla presenza di un celebre oracolo e al santuario della Fortuna Primigenia sulle cui strutture, in epoca medievale, sarebbe sorta la civitas Praenestina e l’attuale palazzo Colonna Barberini che ospita il Museo Archeologico Nazionale.
Dopo una visita a Castel San Pietro Romano, che domina Palestrina dall’alto, si prosegue lungo l’itinerario che si conclude con una deviazione ad est verso Genazzano, con il suo Castello Colonna, cui si accede superando il ponte sul fossato, ed una ad ovest verso Valmontone, che domina con il suo grande palazzo nobiliare la pianura della valle Latina.
Il tracciato percorso dalla Via Praenestina collegava già in epoca protostorica la Valle del Tevere con l’entroterra del Lazio orientale. Dopo aver lambito la Bassa Valle dell’Aniene, la strada si inerpicava sui Monti Prenestini per raggiungere la città di Praeneste (Palestrina), sulle pendici occidentali del Monte Ginestro. Grazie ad una posizione strategica, Praeneste acquisì grande prestigio già in epoca orientalizzante, come documentano gli splendidi corredi funerari delle tombe principesche provenienti dalla necropoli della Colombella. In età tardo repubblicana e imperiale tale prestigio si consolidò grazie all’importanza assunta dal grandioso Santuario della Fortuna Primigenia, uno dei più importanti del Lazio Antico.
In età regia la Praenestina usciva dalla Porta Exquilina, realizzata originariamente a tre fornici e interamente rivestita in travertino in età augustea. Con l’imperatore Gallieno (253-268 d.C.) la porta fu convertita in arco monumentale, come attesta l’iscrizione in cui un prefetto dedica il monumento all’imperatore e alla moglie Solonina.
Subito fuori dalla porta, il primo tratto della via (denominato Via Gabina) conduceva alla città di Gabii, la cui fondazione viene attribuita dalla tradizione ai Siculi. Il tracciato, definitivamente strutturato nel IV sec. a.C. e nuovamente risistemato nel II sec. a.C., era largo 4 metri e lastricato con poligoni di pietra basaltica, prevedendo lunghi rettifili, di cui il maggiore (11 km) conduceva alle porte di Gabii.
Dopo la costruzione delle Mura Aureliane (275 d.C.) la via attraversava la Porta Maggiore. La porta costituisce uno spettacolare palinsesto della storia di Roma, realizzata originariamente come monumentale mostra dell’Acquedotto Claudio (52 d.C.), nel punto in cui le arcate superavano le vie Labicana (attuale Casilina) e Praenestina. Con la costruzione della cinta aureliana il passaggio fu trasformato in porta urbana, assumendo il nome di Porta Prenestina o Porta Labicana.
Percorrendo la Prenestina moderna, superato il ponte di piazzale Prenestino, si trovano diversi monumenti tra cui il c.d. Torrione Prenestino, un imponente mausoleo a tumulo della fine del I sec. a. C. e, al III miglio, il Colombario di largo Preneste, del II sec. d.C.. Proseguendo verso Centocelle, al IV miglio della via Prenestina, si giunge alla Villa dei Gordiani, dove l’imperatore Gordiano III (225-244 d. C.) fece realizzare una lussuosa residenza sui resti di una villa suburbana di età repubblicana.
Al IX miglio la via Prenestina superava il Ponte di Nona, costruito alla fine del II sec. a.C. per l’attraversamento di un affluente dell’Aniene.
Al XII miglio della via, sul ciglio meridionale del cratere di Castiglione, si trovava Gabii, a controllo della bassa Valle dell’Aniene. Nel 382 a.C. la città si schierò con Roma nella guerra contro Praeneste, ottenendo in cambio la cittadinanza romana. Collegata ad essa è l’importante necropoli protostorica di Osteria dell’Osa, celebre per il ritrovamento delle più antiche iscrizioni in lingua latina (VIII sec. a.C.) e greca (VII sec. a.C.). Nel territorio di Gallicano, la via supera il fosso Scalelle su di un ponte ad unica campata a tutto sesto, il Ponte Amato, costruito tra il II e il I sec. a.C.. Prima di giungere a Palestrina, a sinistra della via provinciale moderna si può ancora osservare un lungo tratto del lastricato originario.