“ La questione è già stata resa nota attraverso i telegrammi, già discussa, semplice e chiara: scongelare o non scongelare?. Ovvero riportare o non riportare alla vita un surgelato Majakovskij?”. Inizia così la sinossi dello spettacolo “ Così grande e così inutile” diretto e adattato da Lorenzo Collalti all’interno del Roma Fringe Festival presso Castel Sant’ Angelo. Sulla scena troviamo Anna Chiara Colombo, Diletta Masetti, Laurence Mazzoni, Eleonora Pace e Pavel Zelinskiv della Compagnia il servomuto. Una sinossi che inizia con una domanda a cui non riesco a trovare una risposta, una domanda che genera in me un’altra domanda a cui non riesco a trovare una risposta, una domanda che nasce di conseguenza alla prima domanda da me generata a cui non riesco a trovare una risposta. Le domande si susseguono nella mia mente ma non riesco a trovare una risposta a nessuna domanda. Non ci sono risposte. Perché? È la domanda che le racchiude tutte. Non ci può essere nessuna risposta se la domanda principe è sbagliata. Non ci può essere risposta se non ci si pone la giusta domanda. Non ci può essere drammaturgia o adattamento accostando parole ad altre parole. Non si può dare vita ad una regia accostando scene ad altre scene. Non si può mettere in scena uno spettacolo accostando parole ad altre parole, scene ad altre scene, personaggi ad altri personaggi, reale al non reale se ogni cosa rimane fine a se stessa senza fluire nell’altro da se, l’unica cosa che resta è il distacco, non l’unione di ciò che si vede e sente. Quadri informi privi di unità di senso. La storia si riduce ad un accenno. Ogni cosa che avviene sul palco è l’inizio di un qualcosa e la sua morte, ed è per questo che torniamo alla domanda madre, perché dimmi perché, perché lo fai? Senza questa piccola domanda tutto diventa inutile. Un titolo “ Così grande e così inutile” che porta con se la sua condanna. Un grande che viene reso inutile. Francesca Cipriani