Roma: Piazza della Bocca della Verità

Creato il 04 marzo 2014 da Polifra

Roma: Piazza della Bocca della Verità

Nel cuore della città, non lontano dagli antichi resti della Roma Imperiale, si trova un più nascosto e segreto foro…il Foro Boario. Le sue origini sono antichissime e risalgono al periodo mitico della Fondazione di Roma, quando Etruschi, Greci e numerose popolazioni asiatiche giungevano proprio in questo luogo per il loro “shopping”.

Il Foro Boario era infatti un grandissimo mercato destinato alla vendita dei buoi! Sorse nelle immediate vicinanze del Porto Tiberino, punto di attracco delle tantissime navi che giungevano a Roma, la città che sarebbe poi diventate il centro del potere. La piazza deve il suo nome alla presenza del curioso mascherone custodito nel porticato della Basilica di Santa Maria in Cosmedin, comunemente chiamato Bocca della Verità.

Ma da dove viene questo mascherone?

Si tratta molto probabilmente di un chiusino in pietra, di un sistema fognario risalente al IV secolo a.C., raffigurante appunto una maschera Nel Medioevo, era abitudine condurre proprio dinnanzi a questo mascherone, che all’epoca era affisso alle pareti esterne della Basilica, il condannato per fargli introdurre la mano all’interno della bocca: se innocente, la mano era salva; ma se colpevole…il mascherone avrebbe troncato di netto l’arto! Alcuni insinuavano che i giudici, quando convinti della colpevolezza del malcapitato, aiutassero il mascherone a compiere il suo dovere, ponendovi dietro un carnefice con una spada affilatissima!!! Ecco quindi svelato il mistero dietro la leggenda che ha dato non solo il nome alla “Bocca della Verità” ma che ogni giorno fa scattare a moltissime persone la fotografia di rito con la mano nella bocca del mascherone!

L’edificio che la ospita, la Basilica di Santa Maria in Cosmedin, è un antico luogo di culto che fu edificato esattamente sul posto di due precedenti strutture di epoca romana: la Statio Annonae, il servizio che gestiva l’approvvigionamento e la distribuzione di cibo al popolo romano (pensate che le colonne visibili nella parete d’accesso della chiesa sono proprio quelle dell’edificio romano!) e l’Ara Massima di Ercole, un santuario eretto a tutela dei commercianti, dove mercanti ellenici ed indigeni potevano incontrarsi e trattare liberamente sotto la tutela e la garanzia del dio eroe greco Ercole. La chiesa deve il suo appellativo al famoso ed antico monastero di Costantinopoli, il Kosmidìon, al quale si richiamò la corporazione nazionale greca affidataria della chiesa: anche per questo motivo la zona circostante si chiamò “Schola Graeca” e “Ripa Graeca” questa sponda del Tevere!

Santa Maria in Cosmedin

La Basilica fu radicalmente trasformata tra il IX e l’XI secolo, epoche a cui si deve l’aspetto attuale e, al suo interno, sono custodite opere e arredi di straordinaria importanza e bellezza: i mosaici pavimentali cosmateschi, il coro rialzato, il seggio episcopale ed il baldacchino sopra l’altare maggiore. Di fronte alla Basilica si erge in tutto il suo antico splendore, un curiosissimo tempio circolare identificato come il Tempio di Ercole (il più antico edificio in marmo dell’antica Roma rimasto in piedi fino ad oggi!) e quello non molto distante, rettangolare, di Portuno, divinità protettrice di porti e fiumi. Entrambi furono trasformati in chiese in epoca medioevale, mentre invece la Fontana dei Tritoni che abbellisce e decora la piazza fu qui posizionata per volere di papa Clemente XI e realizzata dell’architetto Carlo Bizzaccheri che, ispirandosi allo stemma del pontefice, disegnò un grande catino ottagonale con i lati concavi, in modo da formare una stella a otto punte: la stella caratteristica della famiglia di papa Albani.

Le ultime grandi trasformazioni della zona si ebbero in epoca ben più moderna: la prima, a fine ‘800, con la realizzazione dei muraglioni del Tevere; la seconda, negli anni 1930, quando furono intrapresi ingenti lavori di sistemazione che hanno riguardato l’attuale via Petroselli: gli antichi monumenti furono “liberati” da una fittissima serie di stretti vicoli, contorti e maleodoranti (le piene del Tevere che investivano la zona lasciando un pantano perenne erano frequentissime prima dei Muraglioni) che per moltissimi secoli avevano unito il Teatro di Marcello all’antica piazza della Bocca della Verità. Un pezzo di storia che se ne è andata per lasciare il posto alla modernità, ma per fortuna, non tutto è andato perduto.

Veduta della Fontana dei Tritoni e dei templi di Ercole e Portuno

Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale (www.lasinodoro.it)

Roma: Piazza della Bocca della Verità


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