Roma vs milan. platone vs aristotele.

Creato il 07 marzo 2010 da Calciosofia
Platone travestito da Ranieri ha indagato, ancora una volta, all'Olimpico di Roma, il mondo del calcio soprasensibile, ovvero il calcio come mondo delle idee. Platone, come Socrate di cui fu l'allievo più brillante, concepisce il calcio come ricerca da svilupparsi mediante il confronto razionale fra più interlocutori (giocatori in campo) e con la squadra avversaria. Di fatto tutta la partita è in forma di dialogo (passaggi stretti, spesso errati, con un piacere nell'indugiare così evidente da rasentare l'indolenza e dando sempre la parola al Milan). Un impianto teoretico che fa della Roma una squadra con un gioco elegante, stringente, acuto come lo sono i pensieri ideali, ma non sempre forieri di risultati. È la cosiddetta Accademia in cui si insegna il gioco supremo, per una squadra ideale.
Di contro Aristotele, travestito da Leonardo (non quello della Gioconda di cui imita l'enigmatico sorriso, ma quello del Milan), dimostra di essere fortemente interessato alla realtà sensibile. Il punto di partenza della sua riflessione, infatti, può essere individuato nella critica alla concezione platonica delle idee proprio per il carattere di astrattezza e di separatezza dal mondo reale di queste ultime. L'obiettivo di Aristotele è quello di calare il mondo soprasensibile del calcio nel mondo sensibile. È il concetto che sta alla base del cosiddetto Liceo in cui si insegna come tenere i piedi per terra (o meglio sul campo), dando spazio a talento, tecnica e fantasia.
Il Milan, muscoloso, fisico, compassato, domina una Roma con la testa nelle nuvole (nell'astrazione delle idee) timida, sottomessa e quasi sempre in affanno. Finisce zero a zero, fra i frastornati seguaci di Accademia e Liceo, sempre in dissidio e in competizione. Chi più gode alla fine di questo confronto è l'Inter che come cifra filosofca pratica la Logica pura.

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