Vincenzo Galletta è produttore esecutivo di The Leap. (il salto). Si tratta di una rivisitazione di Star Wars che è stata fatta con il finanziamento di tutti i fan. Ci sono riusciti grazie a Ulule, un sito di crowdfunding conosciuto a livello europeo, visto che a Kickstarter, il più grosso sito di crowdfundig, si può accedere solo se si è residenti negli Stati Uniti.
Hanno realizzato i promo e un pilota con 4000 euro e tutti sono stati pagati. Avrebbero potuto fare lo stesso con 1000 euro senza pagare nessuno. L’obiettivo era 4000 euro e ne hanno raggiunti 4125. Se si guarda alla lista dei finanziatori si può vedere che ci sono i loro parenti, ma non solo.
“Volevamo fare qualcosa su Dylan Dog, qualcosa di no profit” dice Claudio Di Biagio, “Perché in realtà nella vita facciamo uno il gelataio e l’altro il farmacista”.
“Io non credo ai soldi” precisa Luca Vecchi (quello barbuto con gli occhiali) : “Secondo me non esistono. Non li ho mai visti”.
Claudio Di Biagio: “Abbiamo coinvolto The Jakal (gli sciacalli del web), il miglior canale per gli audiovisivi in Italia”.
Luca Vecchi: “Non capisco perché Francesco Ebbasta non sta dirigendo una rete”.
Luca Vecchi: “15 mila euro non è il budget di cui avevamo bisogno perciò il 5 ottobre faremo un evento in discoteca con proiezioni video, dove Claudio ballerà nudo intorno a un palo”. Questo è il loro metodo di finanziamento.
Leonardo Ferrara, responsabile delle Web Serie per Rai Fiction racconta di Una mamma imperfetta, la serie di 25 episodi da 8 minuti, che la Rai ha prodotto insieme a Indigo Film e al Corriere della Sera. La web serie, scritta e diretta da Ivan Cotroneo ha debuttato sul sito del Corriere della sera nel maggio scorso e ora va in onda su Rai2, tutte le sere alle 21.05. Poi, a partire dal 14 ottobre seguirà la seconda stagione che andrà in onda contemporaneamente sul web e in tv.
Perché la commedia, proprio ora che i generi si mischiano?
“Perché”, risponde Tinni Andreatta, “permette delle declinazioni molto veloci che si adattano al web, tanto che esiste una produzione cospicua di serie web di questo genere. Ma non è detto che nella prossima edizione si riproporrà la commedia. E’ solo un punto di partenza. Si creerà un gruppo esperto di serie web, un laboratorio creativo, e tutti lavoreranno insieme agli autori vincitori”. Il fatto che si tratti di commedia non esclude contaminazioni con altri generi come l’horror, o la commedia sentimentale, etc.
“Non è solo web per la tv ma anche web per il web” precisa la Andreatta e al concorso, che è in forma assolutamente anonima, possono partecipare tutti, senza limiti di età.
“La Rai arriva per ultima?”: domanda qualcuno.
“No, siamo qui. Non dico prima o dopo. Siamo in tempo. Finora la serialità sul web ha avuto solo la forma spontanea del racconto, ora entra in campo il broadcast”.
Come funzionano le raccolte pubblicitarie nel modello internet in cui cambiano le durate e non c’è broadcasting, ma downloading? Sicuramente i budget budget sono minori. A questo proposito molti citano House of Cards, la serie di altissimo livello prodotta da Netflix per il web. Per averla Netflix ha offerto più di canali tv via cavo come AMC e HBO. Sì, d’accordo, ma Netfilx è un canale per abbonati, perciò è un po’ come se da noi l’avesse prodotta Sky. Senza contare che House of Cards è un gigantesco product placement: guardandola sembra di entrare in un mondo Apple.
Matteo Bruno – Cane Secco – regista e produttore di Freaks!, una delle serie più gettonate del web, affronta l’argomento “come ci tiriamo fuori i soldi” e dice che è molto pessimista. Una mattina si è svegliato e il suo video Cup Song aveva 200 mila visualizzazioni, ma lui è lo stesso pessimista e dice che ci vorrà ancora un bel po’ prima di arrivare a una produzione che investa sul web in Italia.
Lui si chiede: come sfruttare economicamente questi numeri? Le visualizzazioni non bastano. Mettere in un video web una pubblicità non funziona. Cup Song, che ha avuto 200 mila visualizzazioni in 3 settimane, è stato fatto in tre ore, mentre per una puntata che ha richiesto 4 giorni di riprese, più il montaggio etc. ci sono state 100 mila visualizzazioni. C’è qualcosa che non funziona. Matteo Bruno dice che sulla sua pagina Facebook ci sono 170 mila persone. Se ognuna di queste desse 50 centesimi avrebbe prodotto una serie web. Eppure non li danno! Bisogna dire che di questi 170 mila “like”, solo 30 mila sono attivi.
In ogni caso la soluzione non può essere interrompere, o ritardare la visione di 30 secondi come per la tv.
“Ci sono serie, anche molto belle, regalate al broadcast, che rovinano il mercato. Ti dicono: ‘Mandiamo la prima serie e poi magari la seconda la paghiamo’. No! Dovremmo fare un accordo per cui non si regala niente!”
Veniamo ai premi. Il vincitore del Roma Web Fest è Stuck, la serie che parla di David Rea (Riccardo