L'utopia.
La paura.
Gli incubi vengono la notte. E la notte si sogna ad occhi aperti e si piange senza lacrime. Sembra proprio che di lacrime per questo sogno non ce ne siano più, che la rabbia stia lasciando spazio alla rassegnazione.
La verità è lampante. Non ho mai accettato il fatto di essermi iscritta a Biologia e questo ha contributo enormemente a farmi vivere male ogni singolo giorno di quest'anno, ogni giorno. Ogni mattina un viaggio che sembra una traversata, ore ed ore di lezione che non passano mai.
Il primo pensiero del mattino e l'ultimo della sera. Cerco di spiegare a me stessa che no, non sarà sempre così, che tutto questo serve a qualcosa ma dopo una fase di autocontrollo militare la paura di non farcela prende il sopravvento.
Non so neanche bene perché ho aperto un blog, perché mi viene naturale scrivere e condividere un periodo così nero. Dicono che sia terapeutico. Forse sono solo alla ricerca disperata di rassicurazioni. Molte. Troppe.
Romania. Questo post si chiama 'Romania' non per caso.
Non tutti lo sapranno ma la Romania è la nuova America per tanti come me. E lunedì ho conosciuto una collega che, se non dovesse superare il test ancora una volta, si trasferirà lì. Siamo in Comunità Europea (motivo per cui la laurea ha lo stesso identico valore) ma la facoltà di Medicina e Chirurgia non è a numero chiuso. Insomma, si fa in modo che la fuga di cervelli inizi prima della laurea. Perché in genere a un cervello si accompagna una testa e una testa è comunque da sfamare e si sa bene che siamo un pò tutti nella merda da questo punto di vista. Per cui ben venga.
L'idea non mi ha sfiorata, sia chiaro. Ma ho paura. E la freddezza nel pensare 'me ne vado, ci saranno molti altri Italiani lì' di quella ragazza mi è rimasta addosso.
Credo sinceramente che qualcuno dovrebbe fare qualcosa.
Per restituire la dignità, se non proprio la speranza, a una generazione che ne ha diritto.