di Damiano Benzoni
Lontano dalla piazza si anima la lotta per sfruttare la protesta o per condannarla. L’Uniunea Social Liberală, la coalizione socialista-liberale di opposizione, ha radunato settemila persone sotto l’Arcul de Triumf nella giornata di giovedì in un evento chiamato Miting Pentru Libertate, in cui i leader della coalizione Victor Ponta e Crin Antonescu hanno promesso al pubblico che il 2012 avrebbe segnato la fine della “dittatura” di Băsescu e Boc.
La diversità nei numeri e la scarsa o quasi nulla presenza in piazza di simboli del partito di opposizione suggeriscono però che il Miting Pentru Libertate fosse solo un tentativo di impadronirsi della manifestazione e di legittimarsi come l’alternativa di cui i romeni hanno bisogno.
Dall’altra parte Elena Udrea, vicepresidente del Partidul Democrat-Liberal di Băsescu e ministro per il Turismo e lo Sviluppo regionale, ha dichiarato di considerare le proteste legittime. Il ministro ha sostenuto che il governo non è riuscito a comunicare con i propri cittadini e con la società civile, ma ha anche voluto sottolineare che “la soluzione non è sostituire Boc con Ponta”. Anche qui, l’impressione è di un tentativo di legittimarsi come alternativa per le elezioni legislative che si terranno il 30 novembre.
Nonostante le sue dichiarazioni, la Udrea è il terzo bersaglio preferito dei cartelli di Piața Universității, dopo Băsescu e Boc. Nel frattempo le proteste hanno portato Boc a sollevare Teodor Baconschi dall’incarico di ministro degli Esteri, a causa di alcune dichiarazioni fatte sul suo blog personale dopo gli scontri del terzo giorno di proteste, nelle quali aveva definito parte dei manifestanti della plebaglia violenta e inetta.
Lunedì il parlamento si è riunito in seduta straordinaria per discutere di ciò che sta accadendo, mentre ieri Traian Băsescu si è rivolto alla nazione in un discorso di quarantacinque minuti dalla residenza presidenziale di Cotroceni. Băsescu ha spiegato di comprendere chiaramente quale sia la situazione e che sono milioni gli scontenti che non sono usciti in strada, ma ha difeso il proprio operato sottolineando in più passaggi di dover far fronte a una situazione di crisi e all’impegno per modernizzare la nazione. “I presidenti non possono dimettersi in tempo di crisi” – ha concluso, ricordando il suo passato da comandante di nave e sostenendo di non aver mai mancato una destinazione e di non voler perdere con la Romania: “Non prenderò in considerazione le dimissioni a meno che non diventi evidente che siano la soluzione”. Una frase, in particolare, è filtrata fino alla piazza: “Suntem acolo unde trebuie”, ovvero “siamo lì dove bisogna”. La risposta, piccata, è stata: “Sarebbe a dire in Piața Universității?”.