Roncole Verdi: una tela di Pietro Balestra

Creato il 07 novembre 2011 da Ambrogio Ponzi @lucecolore


Santa Margherita da Cortona in una tela nella chiesa parrocchiale di Roncole VerdiAlla regola di san Francesco, che celebra quest’anno il suo ottavo centenario, ci colleghiamo  ancora idealmente con un  quadro parrocchiale di Roncole Verdi, dipinto nel 1757 dal pittore bussetano Pietro Balestra (1711-1789). L’impronta francescana delle origini  è data  dalla presenza di sant’Antonio di Padova, santo popolarissimo anche dalle nostre parti, che  san Francesco ammirava per la sua dottrina al punto di chiamarlo scherzosamente “mio vescovo”.  Accanto a sant’Antonio, rappresentato come vuole la tradizione  con il giglio della purezza e i lineamenti delicati quasi femminei, è  facilmente riconoscibile santa Margherita da Cortona (1247-1297).
 Lo sguardo della giovane santa è rivolto al cielo ove compare l’ Immacolata. Ai lati della Vergine, le figure di san Rocco (con la pellegrina, il bordone, la piaga sulla gamba, ma non  il cane, forse perché ritenuto incompatibile con le nuvole del paradiso) e san Sebastiano (con la palma del martirio e le frecce) ripropongono lo stesso  schema devozionale che ritroviamo negli affreschi cinquecenteschi della parete di fondo della navata di destra.
Sul piano, tra i  due  seguaci di san Francesco, si distende l’orizzonte  piatto della campagna, ove spicca in bella evidenza la sobria architettura seicentesca della antica chiesa di Roncole. Come si può vedere, essa non ha subito da allora alcun sostanziale mutamento. 

Chiesa parrocchiale di Roncole Verdi (Diocesi di Fidenza)

Margherita indossa il saio marrone, cintato dal cordone a tre nodi, che richiama il suo status di terziaria francescana. Le tiene compagnia un piccolo spaniel, il fedele cagnolino costantemente ritratto nelle immagini  della patrona di Cortona, figura di primissimo piano nella storia del francescanesimo. Se pensiamo a san Rocco, san Domenico, san Bernardo e ad altri santi agostani, ma  anche a sant’Uberto e al nostro san Donnino, dobbiamo riconoscere  che  il cane compare spesso a fianco dei santi. Nel caso di Margherita, esso  ricorda il drammatico epilogo di una travolgente passione amorosa e l’inizio della radicale conversione che ha portato la giovane donna  alla gloria degli altari.   Il suo  confessore e primo biografo, fra Giunta  Bevagnate, racconta di lei, ancora  giovanissima, che abbandona la casa paterna;   della lunga convivenza  con Arsenio di Montepulciano e la tragica fine di  quest’ultimo, probabilmente assassinato durante una battuta di caccia. Fu il cagnolino a condurre Margherita alla scoperta del cadavere dell’amato. Cacciata impietosamente dalla casa del convivente  insieme al bambino nato dalla relazione con Arsenio, rifiutata dalla propria famiglia,  Margherita pur trovandosi in grave difficoltà, provvede  a crescere ed educare il figlio (che si farà poi francescano) e a dedicarsi al servizio del prossimo. Respinta in un primo tempo  dal convento dei frati perché giudicata troppo bella e giovane, e ritenuta quindi incostante, verrà in seguito accolta fra i terziari dando vita, con l’aiuto di nobili famiglie cortonesi, ad un piccolo ospedale per assistere le partorienti e le donne bisognose.  Ma è soprattutto, la sua straordinaria esperienza spirituale di convertita a rendere esemplare la figura di Margherita, definita “Terza luce dell’Ordine Francescano” da Gesù stesso che la privilegiava con visioni e frequenti dialoghi interiori: “…Francesco è la prima luce nell’Ordine dei Minori, Chiara la seconda luce nell’Ordine delle Monache, e tu la terza luce nell’Ordine dei Penitenti”.
L’immagine che ci fornisce Pietro Balestra è improntata a una grazia di  luminosa dolcezza, frutto di effetti lampeggianti e ben calibrati.  Ma al di la dell’affettato linguaggio tardo barocco e delle convenzioni simboliche, ciò che emerge dalla storia di Margherita  è l’ estrema attualità di una testimonianza non estranea alle problematiche e agli stili di  vita dei nostri giorni. Penitente per antonomasia, è ancora Gesù che, dopo averle concesso l’esperienza mistica, ma reale, della passione, le dice: “Io ti ho fatto specchio per i peccatori, anche se ostinati,  perché per mezzo tuo conoscano quanto volentieri io concedo loro la mia misericordia perché si salvino”.
Definita come una seconda Maria Maddalena, condivide con essa il grande trasporto  amoroso verso il crocifisso, per cui spesso, come nella vicina chiesa dei frati di Busseto, è effigiata in atteggiamento devoto con la croce in mano.  
Elegantissimo, ma decisamente irreale nel suo procedere quasi a passo di danza, è invece l’Arcangelo san Michele, patrono della chiesa di Roncole, che lo stesso Balestra ha rappresentato nel quadro del coro, nell’atto di calpestare  il demonio. Anche quest’opera, datata 1741, si impone per l’inconfondibile stile guizzante e vaporoso, sapientemente distillato dal fidentino Giovanbattista Tagliasacchi e dal nordico Ignazio  Stern,  di cui il pittore bussetano  era ritenuto convinto ammiratore.

Guglielmo Ponzi        (Dal settimanale diocesano  il Risveglio)

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