Perciò, come insegna l’I King, essendo Tui, il Sereno, la sua immagine risolutiva, Rosa fu bocca e lingua di mia nonna.Facendosi portatrice del verbo della madre, compì il senso dello Zen dell’Arancia: il lago doveva essere prosciugato e quella terra farsi dura e salata. Tui è connesso all’autunno, la rovina e la rottura, il cascar giù e lo spaccarsi dei frutti maturi, il rinsecchimento degli alberi. Solo in questo modo ci si libera e ci si distacca da sé, e lo Zen dell’Arancia viene raggiunto.[da V.S. Gaudio, Lo Zen di Mia Nonna,[2]© 1999]
&Pubblicata in:V.S.Gaudio, Mia Nonna dello Zen,contenuto in: Alessandro Gaudio, Il limite di Schönberg, Prova d’autore di Nives Levan, Catania 2013: pagg.138-144.
[1] Nella Tavola 3, contenuta in V.S. Gaudio, Lo Zen di Mia Nonna, che è quella in cui la disposizione territoriale dello Zen di mia nonna si correla con l’antico calendario cinese, Rosa è a sud-ovest, come il libeccio, equinozio d’autunno, spazio delle rugiade bianche. La Tavola 2, nello stesso testo, mostra lo Zen dei quattro frutti: Rosa, tra Gelso, che è a Sud, e Ciliegia, che è a Ovest, compone l’immagine della terra con l’immagine del vento, con le qualità della dedizione e delle penetrazione.
□ Il poeta decontestualizzato nel Giardino dello Zen dell’Arancia e nel mare di Ushuaia│photostimmung by blue amorosi □
[2] De Lo Zen… esiste anche una versione nel dialetto del delta del Saraceno: Uzzén i Nonnamjë, che fu fatta su richiesta di Cesare Ruffato per Marsilio Elleffe, a cui, poi, gli si era, tuncu-tuncu, ristretto il budget. La versione dialettale è dotata di un compendio fonomorfologico del dialetto usato (con considerazioni sulla doppia valenza dell’accento e la crasi fonologica) a c. di Alessandro Gaudio e Marisa Aìno. Entrambe le versioni hanno come occhiello: «Al di là delle filosofie e delle dottrine, le storie Zen assurde e umoristiche di un’esistenza-dojo piena di arance chiamata “vigna”, che fanno della vita la contraddizione del suo significato».