La testimonianza di Medici Senza Frontiere
Una guerriglia tra disperati. Immigrati. Sedata e cancellata da ruspe e numerosi pullman pronti a rispedirli al mittente. Oggi a Rosarno gli edifici dismessi in cui vivevano circa un migliaio di extracomunitari sono vuoti. O meglio, sono stati rasi al suolo, perché non restassero tracce, ricordi di quelle giornate di inizio 2010 in cui, ancora una volta, in Italia, la dignità di esseri umani è stata calpestata e data alle fiamme. Oggi la maggior parte di loro, stranieri provenienti soprattutto dall’Africa sub-sahariana, Ghana, Sudan, Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal, Togo, si trova all’interno di Centri per immigrati di altre città italiane, Bari, Crotone, Castel Volturno, altri invece, privi di permessi di soggiorno, sono stati rimandati nelle terre d’origine, molti attendono ancora che venga accettata la richiesta d’asilo. Rappresentano la forza lavoro, che da novembre a febbraio, si riversa nelle campagne della Piana di Gioia Tauro per lavorare alla raccolta di mandarini e arance, dalle 8 alle 10 ore al giorno per guadagnare una cifra compresa tra i 26 e i 40 euro. Il compenso può essere a giornata o a cottimo, ovvero per numero di cassette di frutta o verdura raccolte.“La giornata tipo di uno straniero impiegato come stagionale inizia verso le 4.30 del mattino quando si reca nei luoghi del reclutamento. Piazze, incroci e strade sono il punto di incontro tra domanda ed offerta di lavoro nero – racconta Riccardo, operatore di Medici Senza Frontiere che opera in alcune regioni dell’Italia del Sud dal 2003, nel rapporto Una stagione all’inferno pubblicato dall’ong – Decine, a volte centinaia di stranieri stazionano nella speranza di essere reclutati da un caporale o dallo stesso proprietario terriero. Chi non viene scelto torna a casa, in attesa di un’altra occasione”. La bolla è scoppiata, il fragile equilibrio su cui si reggeva la convivenza tra rosarnesi e immigrati è crollato, portando sotto i riflettori una realtà, quella del lavoro nero, dello sfruttamento selvaggio, dell’intolleranza, della paura xenofoba, della disperazione e della mafia, che da numerosi anni caratterizza i raccolti agricoli del Sud Italia.
“ Gli episodi di violenza di Rosarno sono un sintomo estremo del perenne abbandono in cui versano gli immigrati impiegati come stagionali in Sud Italia. In molte regioni dell’Italia meridionale – spiega Loris De Filippi, responsabile dei progetti di MSF Italia - gli immigrati vivono in condizioni estremamente dure: in edifici abbandonati ed esposti alla pioggia e al freddo in inverno. I siti presentano pessime condizioni igienico-sanitarie e l’accesso all’assistenza sanitaria è limitato. Le nostre equipe mediche hanno evidenziato che proprio le disastrose condizioni di vita e di lavoro hanno conseguenze drammatiche sulla salute di queste persone.”©Alessia Arcolaci