Dopo 10 anni di viaggio nel nostro Sistema Solare il lander Philae sta per “atterrare” sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. L’attesa, si può ben dire, si trasforma in ansia e nella precisione delle manovre per l’atterraggio del robottino fissata dall’Agenzia Spaziale Europea per il 12 novembre.
Anche il sito dove Philae si poserà è stato scelto, così come il sito di emergenza se qualcosa dovesse andare storto nel primo caso.
L’ESA ha diffuso un video dove sono mostrate tutte le manovre di atterraggio e ancoraggio di Philae sul nucleo cometario, ricostruzione che è utile per capire le varie fasi e non trovarci impreparati al grande evento.
Dapprima Philae verrà rilasciato dalla sonda madre Rosetta. Ora prevista: 09:35 italiane sul sito J, ossia il sito primario. Ci vorranno circa 7 ore in questo caso prima che il robottino tocchi la superficie rocciosa. La gravità sulla superficie cometaria è piuttosto piccola rispetto a quella cui siamo abituati noi sulla Terra (di 9,8 metri al secondo quadrato). Questo significa che il carrello di atterraggio sarà in grado di assorbire le piccole forze legate all’impatto con il suolo, e un sistema di arpioni ancorerà Philae sulla superficie.
Se si dovesse utilizzare il sito di emergenza, il sito C, la separazione tra il robottino e la sonda madre Rosetta si avrà alle ore 14:04 italiane e dopo 4 ore Philae si ancorerebbe sul suolo cometario.
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Il nucleo della cometa ripresa il 22 agosto scorso dalla NavCam a bordo della sonda Rosetta. Crediti: ESA/Rosetta/NavCam
Successivamente Philae comunicherà a Terra il risultato dell’impresa. Se tutto si sarà svolto come previsto, allora inizierà la vera e propria missione scientifica. Ci vorranno ben 28 minuti e 20 secondi perché l’ESA riceva il segnale da Rosetta e dia inizio alle operazioni. 60 ore è l’autonomia della batteria a bordo di Philae: il sito di atterraggio è stato scelto ben illuminato per permettere a Philae di ricaricare le batterie, grazie ai lunghi pannelli solari, e proseguire con la missione. L’animazione mostra una serie di strumenti in azione sulla superficie tra cui il monitoraggio della zona e l’analisi chimica del suolo.
Notevole il contributo italiano alla missione Rosetta dell’ESA. Oltre a all’ASI-Agenzia Spaziale Italiana, dobbiamo ricordare le aziende del gruppo Finmeccanica Selex ES, Telespazio e Thales Alenia Space che hanno partecipato alla missione fin dalle prime fasi: dalla progettazione, nell’eseguire il volo verso la cometa e nell’ideazione di specifici progetti di ricerca oltre che nella realizzazione degli strumenti necessari.
Degli undici strumenti a bordo di Rosetta, tre sono di provenienza industriale italiana (appunto della Selex ES).
VIRTIS – Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer, di cui è Principal Investigator (Responsabile del Progetto) Fabrizio Capaccioni dell’INAF-IAPS –Istituto Nazionale di Astrofisica-Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma, combina tre canali di osservazione in un unico strumento: due canali per la ricostruzione della mappa spettrale del nucleo della cometa, il terzo per la spettroscopia ad alta risoluzione. Queste osservazioni sono state importanti per selezionare il sito di atterraggio del lander Philae.
GIADA-Grain Impact Analyser and Dust Accumulator, di cui è Principal Investigator Alessandra Rotondi dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, è uno strumento in grado di analizzare composizione e velocità delle polveri e dei grani di materiale presente nella chioma della cometa.
WAC-Wide Angle Camera, di cui è Principal Investigator il Prof. Cesare Barbieri dell’Università di Padova-Dipartimento di Fisica e Astronomia, è una componente importante di OSIRIS-Optical, Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System, il sistema di raccolta di immagini a bordo di Rosetta. OSIRIS è composta da due canali: NAC-Narrow Angle Camera, per ottenere mappe ad alta risoluzione del nucleo della cometa, e dalla WAC-Wide Angle Camera, il cui progetto è italiano, per ottenere mappe ad alta risoluzione del materiale gassoso e delle polveri circostanti, che serviranno per orientare il lander Philae.
SD2 –Sample Drill & Distribution, il trapano realizzato dal Politecnico di Milano e da Selex-Galileo che avrà un ruolo fondamentale nello studio del suolo della cometa, penetrando fino a circa 23 centimetri di profondità sotto la superficie. I campioni prelevati verranno in un secondo momento analizzati da vari strumenti: si tratta di un’analisi chimico-fisica per stabilire la composizione del materiale e la presenza di eventuali molecole organiche complesse e, si spera, anche di aminoacidi (i mattoni delle proteine). Di SD2 è Principal Investigator Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano.
Anche il sottosistema dei pannelli solari è tutto italiano, realizzato da Selex ES.
Per informazioni sulla Camera per OSIRIS-WAC: http://cisas.unipd.it/gen_Wac_i.php
su SD2- il trapano che perforerà la superficie della cometa: http://www.aero.polimi.it/SD2/