Veniva l’angelo della notte
a strapparmi via gli occhi
e tu resistevi muto nell’acqua.
Ti proteggerò dalle mie stesse lacrime
sarà tua ogni parte di questo corpo
e dormirai nella piega degli arti.
*
Rinasco sulla punta delle foglie
come un insetto qualunque.
Non ho ali – Enrico – non volo
e tu mi chiami: Ape! Ape!
*
Di sera quando puoi
metti una nota a margine
lascia sulle pagine
l’odore delle mani
perché domani, prima di partire
farò la punta a tutte le matite.
*
I giorni dell’acqua di Rossella Renzi: una nota di Valerio Cuccaroni
La pronuncia è quella esatta di chi ha imparato a parlare il linguaggio poetico contemporaneo da ottimi maestri, lo ha lasciato vibrare a lungo dentro di sé e poi lo ha utilizzato per dire al mondo cosa si agita all’interno e all’esterno del proprio corpo, dopo che questo è stato attraversato dall’esperienza delle esperienze, la maternità, quando «siamo ancora la doppia vita / una cosa sola unita».
Dall’alveo della poesia femminile più tradizionale (corporea, domestica, emozionale), nel suo libro d’esordio I giorni dell’acqua (L’arcolaio, Forlì, 2009) Rossella Renzi sa staccarsi per percorrere strade solo sue, che portano in spazi allucinatori, inquietanti, come «in ogni angolo della casa / dove alloggiano le ore più dure», in giardini dove l’albero «ha germogli inchiodati / a rami come mani». Tra un reale da ordinare e un immaginario caotico («Preparo nel frattempo la tua soffice tana, / il pane, gli abiti di lana. / Fuori sarà diverso. / Fuori sarà il diluvio»). La dialettica tra dentro e fuori, sogno e incubo, si riflette sulle qualità che Renzi assegna all’acqua, il simbolo del femmineo e del materno che domina il libro. Un’acqua che in forma di «pioggia mi strappa i vestiti» ma per «pulirmi la pelle infetta», l’«acqua / che prende l’odore delle cose / le fa più luminose», ma anche «disperde i colori», è «urlo marino», che «nelle tempie batte».
Sotto il grembiule della donna di casa si delinea insomma una presenza corporea e spirituale irriducibile: «Sono dentro a rotolarmi / come un animale impazzito».
*
Testi tratti da: Rossella Renzi, I giorni dell’acqua, prefazione di Osvaldo Contenti, L’arcolaio, Forlì, 2009.