Rossetti in piazza: 8 marzo 2016 – 70 anni di voto alle donne in Italia.

Da Met Sambiase @metsambiase

Portatevi un rossetto. Il 10 marzo si va in piazza per celebrare il 70° anniversario del voto delle donne (attivo e passivo) in questo Paese. Due giorni prima ci sarà stata la 94° giornata internazionale della donna. Sono grandi numeri, finalmente. Si va verso la stabilizzazione sociale delle richieste di diritti civili della minoranza pensante, quella che non si è mai arresa alla diseguaglianza di umanità nelle classi sociali. Ancora oggi, le statistiche dei osservatori nazionali e internazionali presentano i danni alla qualità della vita delle donne. Gli ultimi dati sono apparsi lo scorso gennaio  nel rapporto della sezione italiana  dell’European Anti Poverty Network (EAPN) che fa la solita fotografia monocromatica delle differenze di genere: “Il 64% degli uomini in età attiva è occupato, questa percentuale scende al 46,6% nel caso delle donne. Se un pensionato percepisce in media 14.728 euro all’anno, una pensionata ne riceve 8.964. Inoltre, quasi il 50% delle donne lascia il lavoro alla nascita del primo figlio e solo il 18% dei bambini fino a tre anni frequenta un nido d’infanzia pubblico. Il 31,9% delle donne e il 7,9% degli uomini lavorano part-time. Se le donne dedicano 36 ore settimanali al lavoro domestico, gli uomini ne dedicano solamente 14. Paragonata al resto d’Europa, l’Italia è il paese con la più alta percentuale di famiglie monoreddito”.

Indici mancanti sono quanto tempo hanno sottratto le donne nella cura della loro salute, non solo a causa della diminuzione di reddito e\o aumento delle tariffe sanitarie, ma anche della difficoltà di trovare tempo per se stesse al di fuori della strangolante spirale lavoro con straordinario obbligato\famiglia\cura degli anziani\peggiorati tempi dei servizi della città\etc. La Repubblica Italiana  è fondata sul lavoro, ma alla Costituente dimenticaronodi specificare “del lavoro che rispetta il lavoratore e gli consente di vivere decorosamente tutte le sue età, con metodo di misura e comparazione del benessere e della dignità di ogni cittadino e cittadina”. Queste dovrebbero essere le pari opportunità dell’esistenza da porre oggi sotto la luce della primavera marzolina dell’otto marzo. Intanto, prepariamo il rossetto per il giorno 10, c’è un flash mob da colorare.

dal libro

Il 1 febbraio 1945 un decreto di Umberto di Savoia, luogotenente del re, su proposta di De Gasperi-Togliatti, riconosce alle donne il diritto di voto. E’ la conclusione di una battaglia che dura da mezzo secolo: ancora prima del 1900 si erano infatti formati attivissimi comitati pro suffragio e l’argomento del voto alle done era occasione di accesi dibattiti sui periodici più diffusi. Generalmente contrari erano gli uomini (Compreso Benedetto Croce), con qualche eccezione come lo scrittore Marco Praga e l’economista Giustino Fortunato; ma contrarie erano molte donne, anche tra le “teste pensanti” come la docente universitaria Rina Monti e la sindacalista Argentina Altobelli.

Nel 1907 una commissione tutta maschile, nominata da Giolitti, aveva dato parere negativo sul voto alle donne, anche su quello amministrtivo di cui avevano goduto, prima dell’Unità d’Italia, le donne del Lombardo-Veneto e del Granducato di Toscana. Commentò sarcastica Anna Kuliscioff: “per poter votare il cittadino italiano deve prendere una sola precauzione: nascere maschio”. nel 1919 la Camera approvò a larga maggioranza il suffragio femminile, ma la legislatura si chiuse in anticipo, prima che il Senato potesse votare la legge. Quando due anni dopo si tornò a discuterne il clima era completamente cambiato: il fascismo era alle port e prevedeva per le donne solo raduni, aiuto nella propaganda e opere caricative.

Le italiane votano così per la prima volta il 2 giugno 1946. “Stringiamo le schede come biglietti d’amore”, scrive la giornalista Anna Garofalo. “Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio delle donne timorose di stancarsi nelle lunghe file davanti ai seggi. E molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione. Le conversazioni che nascono tra uomo e donna hanno un tono diverso, alla pari”