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Da Salvinsa

D'una celebrazione d'un versificatore che non ho mai conosciuto.

Morto ma non de-funto. Non ancora privato del suo presunto ruolo.

Morto ma non estinto. Non ancora eliminato dal suo amato suolo.

Mai incontrato eppure per giorni rivisitato. Ormai sono parte di me quelle istantanee d'un conterraneo oggi eletto a poeta e per lunghi anni dissipatosi tra il paese e il resto della terra. Morto ma non de-funto.

Ti stritoleranno nel mondo, là, fuori da qui, non funziona come dentro la tua testa!

Sono una calamità

crollo da solo

Sono una calamita

non rinuncio a nessun contatto

Leggo, mi surriscaldo, non abbandono il mio stato.

E quasi mi inceppo. Avrei tanto voluto farlo.

Vola via l'anima da noi, lo spirito si dissocia dalle occupazioni del corpo. Non c'è modo più di ritrarci in pose e in dimensioni che non siano distorte.

Dov'è la poesia e di quale sia il suo posto. Tra il comodino e le corde vocali. Tra il diario di bordo e il messaggio d'auguri. Tra la spinta a procedere e quella a buttarsi giù. È forse nell'anfratto minimo tra le cose che facciamo. È quel che non sappiamo dire definire circuire denotare mortificare?

E come può avvicinarsi a noi in mezzo a tutto questo frastuono di solennità?

Delirio lirico in forma di bozza atemporale. Declamabile con tutti i dubbi del caso. Con tutta la frenesia del perché mai dovrei occuparmene. Con tutta la disponibilità del non mi stai dicendo niente.

Di come essere egoisti e di come diffondere le proprie dolorose intimità. Offrirle a chi ha le ferite più aperte.

Postumi tumefatti d'un approccio inedito.

Si tratta di lampi. Di scosse dalla durata d'un verso. Dall'intensità di una sillaba. Si tratta di scosse, di perturbazioni necessarie, di assenze rivelate, di punteggiature rinnegate.

Tra invocazioni e ringraziamenti, tra celebrazioni e mancamenti, commozioni e fragilità, impasse, piccoli entusiasmi, rivendicazioni egocentriche e dichiarazioni d'intenti, tra provocazioni e ritrovamenti, punti di partenza e coazione a ripetere. Insoddisfazioni, spese vive e poco chiari contributi.

No, non è con gli applausi che vorremmo avere a che fare. Non ci sono cesure né salvezze né scorciatoie liberatorie e classificatorie in un happening che si rispetti. Ma forse non è il luogo, non è il tempo.

Tra equivoci impedimenti e problemi tecnici, il parlar limpido e diretto trova la via di certi sguardi. Nell'intesa di un certo desiderato incrociarsi di occhi lontani eppure assai prossimi nel riconoscersi, tra le teste accomodate, in quelle parole che volavano allora in sala. Un sorriso e poi un altro e poi meglio non esagerar, ché ogni musa che si rispetti sembra sia fatta per non poter essere approcciata se non con la mente, per non poter esser accarezzata che con le idee.

Ognuno ha quel che (non) si merita, ovvero ogni riconoscimento è tardivo. Tra solennità e semplicità, una mano appoggiata con la fragilità di chi a fatica non crolla stremata, resistendo orgogliosamente aggrappata alla spalla di quel busto ancora fresco. E il poeta vivente che barcolla ubriaco e timido. Non posso esser io a leggermi oggi, qualcuno può farmi da degno delegato?

Colui che era sempre incazzato, indignato, fuori posto, si sentì in fin di vita e checovianamente “il maggiordomo di una casa in cui più nessuno vive”.

Necessità di diffusione, nuove tecnologie, vecchie discrasie. Ringrazio il sindaco e tutti i convenuti.

Viveva per la poesia e per null'altro. L'unico che convinse i non fumatori che fumare è bene.

E nel mezzo o da qualche altra parte, tra sensazioni contrastanti di chi è ancora vivente, Sam arancia, per eccesso di generosità spremuto fino all'osso da chi si accorge della sua bonaria avveduta e sognante sprovvedutezza, della sua incapacità a dir no, della sua tenace e donchisciottesca lotta contro le leggi del soldo. Verrà il giorno in cui non potrai più farlo, ripete ad ogni incontro uno stanco respiro paterno. Verrà il giorno e non ti avvertirà.

E poi, come può un mancino destreggiarsi?

No, non è il tuo forte puntare il dito. Non è il tuo forte puntarlo in alto.

C'è qualcuno che si distrae e non dovrebbe. Non avrebbe dovuto. Non sa come nascono le sconfitte. Non sa come sia facile cadere dall'altalena.

Mi hai chiuso fuori, non ti sei accorto che ero sul balcone...


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