Quattro anni e mezzo dopo la sua ultima esibizione qui a Stuttgart, Andrey Boreyko è tornato sul podio della RSO des SWR per il sesto concerto della stagione in abbonamento alla Liederhalle. Il cinquantottenne direttore originario di Sankt Peterburg, che dal 2012 è succeduto a Walter Weller come direttore musicale dell’ Orchestre National de Belgique, è stato per diversi anni legato al complesso di Stuttgart come Erster Gastdirigent e con la RSO des SWR ha realizzato diverse incisioni discografiche molto apprezzate dal pubblico e dalla critica, soprattutto quelle dedicate alle Sinfonie di Dmitri Shostakovich, autore di cui il musicista pietroburghese è considerato uno dei migliori interpreti a livello internazionale. Ho sempre seguito con attenzione i concerti di Boreyko qui alla Liederhalle e posso dire che si tratta senza alcun dubbio di un direttore solido e sicuro, con una tecnica completa e in grado di trarre il meglio dalle orchestre con cui si trova a lavorare. Uno di quei musicisti che pur non appartenendo allo star system si fanno apprezzare per la serietà professionale, l’ onestà dell’ approccio interpretativo e la capacità di anteporre le ragioni della musica a quelle della spettacolarità effettistica. Del resto Boreyko, che svolge un’ intensa attività a livello internazionale collaborando regolarmente con tutte le grandi orchestre sinfoniche statunitensi e con formazioni europee di rango come i Berliner Philharmoniker, la Staatskapelle Dresden, la Gewandhausorchester, la Concertgebouworkest e alcune tra le migliori orchestre inglesi, si è fatto una reputazione qui in Germania anche per l’ originalità inventiva dei suoi programmi concertistici, una caratteristica per cui è stato tre volte insignito del premio “Beste Konzertprogramm des Jahres” dalla Deutscher Musikverleger-Verband.
Andrey Boreyko ha scelto per il suo ritorno qui a Stuttgart un programma in cui il suo amato Shostakovich era preceduto dal Concerto in mi bemolle maggiore KV 365 di Mozart. Le due parti solistiche erano affidate al GrauSchumacher Piano Duo formato da Andreas Grau e Götz Schumacher, due artisti che nel loro curriculum vantano una lunga serie di prime esecuzioni assolute loro affidate da alcuni tra i più illustri compositori della nostra epoca e numerose registrazioni che, anche nel repertorio classico, documentano la loro posizione di assoluto rilievo nel campo delle formazioni cameristiche. L’ esecuzione è stata di livello eccellente per precisione, eleganza di fraseggio e intesa tra la parte orchestrale e quella dei due solisti, che hanno esibito un fraseggio elegante e ricco di inventiva.
Come ho già accennato, Andrey Boreyko durante il suo lavoro con la RSO des SWR ha proposto diverse esecuzioni della Sinfonie di Shostakovich, quasi tutte consegnate al disco per un progetto di esecuzione integrale che il direttore russo proseguirà nei prossimi anni a Bruxelles con la sua Orchestre National de Belgique. Dopo la Sesta Sinfonia eseguita nel novembre 2011, questa volta il maestro pietroburghese ha presentato la Sinfonia N° 8 in do minore op. 65, il secondo lavoro della cosiddetta “Trilogia di guerra”, scritta nell’ estate 1943. Una composizione impostata quasi come un requiem sulla tragedia del conflitto, che inizia con un Adagio di vaste proporzioni in cui il ruolo predominante è sostenuto dagli archi che, dopo un’ introduzione che ricorda quella della Quinta Sinfonia, espone un motivo quasi bizzarro che sembra emergere a stento dall’oscurità seguito da un secondo tema, anch’ esso inizialmente esposto dagli archi soli e scritto nella misura asimmetrica di 5/4. Subito dopo l’ inizio dello sviluppo, comunque, la musica cambia completamente tono tramite un’ ampia sezione di elevata drammaticità che inizia con accordi terribilmente tragici da parte degli ottoni, inframmezzati all’esposizione del primo tema da parte dei violini e culminanti in un Allegro di potentissima intensità drammatica, con dissonanze di inaudita violenza. Segue un lungo, lamentoso recitativo del corno inglese che fa da ponte tra lo sviluppo e la ricapitolazione, per poi ricondurre al secondo tema in 5/4), quasi una voce dall’ oltretomba. Questo vasto prélude noir, della durata di quasi ventisei minuti, è seguito dalla macabra ironia dei due Scherzi, un Allegretto dal tono sarcasticamente tragico e un Allegro non troppo di tono decisamente più scuro in tempo tagliato, in entrambi i quali gli inserimenti improvvisi di brevi incisi tematici producono nette fratture nella struttura armonica di base. Nella morbida Passacaglia che costituisce il quarto tempo, Shostakovich evoca due sensazioni opposte di movimento temporale, con le cicliche riprese del tema nel basso contrapposte alle variazioni sviluppate sul medesimo, che conducono a una chiusa rasserenante con un forte senso di drammatica inevitabilità. Il Finale non costituisce comunque una conclusione completamente positiva e sicuramente questo aspetto fu la causa principale della fredda accoglienza che la critica ufficiale riservò alla partitura dopo la prima esecuzione tenutasi il 4 novembre 1943 sotto la direzione di Yevgeny Mravinsky, a cui il lavoro è dedicato.
Andrey Boreyko ha diretto questa ampia e complicata partitura con tutta la sicurezza e la profondità di approccio derivate dalla sua lunga consuetudine con la musica di Shostakovich, autore del quale è considerato a livello internazionale tra gli esecutori più accreditati. Il direttore pietroburghese ne ha realizzato un’ interpretazione perfettamente idiomatica dal punto di vista espressivo e stilistico, potentissima nell’ evocazione di un vasto e grandioso affresco drammatico e pressochè esemplare nella cura dei dettagli, servito a meraviglia dalla stupenda prestazione della RSO des SWR. La splendida cavata degli archi, l’ incisività e la penetrazione esibite da tutta la sezione degli ottoni e un suono splendido per rotondità e compattezza erano gli aspetti principali di una delle migliori prove tra quelle che la RSO des SWR ci ha fatto ascoltare negli ultimi tempi. Grande successo finale, con intense acclamazioni per l’ orchestra e il direttore.