Un po’ come degli hacker hanno collegato un pc portatile al sistema di controllo elettronico delle due autovetture e hanno potuto fare tutto ciò attraverso un £semplice” collegamento wireless con un secondo PC in un’altra autovettura.
Secondo gli autori della ricerca è stato sufficiente intercettare il CAN-BUS .
Una parola strana che sta semplicemente ad indicare un sistema di antifurto presente sul mercato da tempo sulle berline di lusso oggi sono ormai presenti su tantissimi modelli di autovetture, anche in virtù della forte estensione dell’uso della tecnologia digitale da parte della maggior parte dei produttori di auto e di motoveicoli che ha reso questa tipologia di allarmi un prodotto altamente funzionale, pratico, dai costi contenuti e con elevata affidabilità.
Tali tipi di sistemi in CAN-BUS s’interfacciano con l’Area Network digitale presente nel mezzo al fine di collegare tutti i sistemi di sicurezza e non solo del veicolo. Dal segnale di apertura delle porte, all’apertura del baule e del cofano, all’accensione del quadro sino al blocco motore (sia primario, sulla pompa carburante, sia secondario sul motorino d’avviamento), lo “spees pulse” (per rilevare lo spostamento dell’auto), e tutta una serie sempre crescente di strumentazioni, tutto in un unico filo (o meglio due poiché è presente sia una linea High Can-Bus sia una Low Can-Bus), in un unico punto.
Alla luce di tali ricerche e della facilità con cui è possibile “controllare” quasi tutti gli ultimi modelli di autovetture,ci si chiede se i costruttori stiano comunque adottando tutte le misure di sicurezza affinché le stesse siano al passo coi tempi e soprattutto con i ladri d’auto che molto spesso si dimostrano più avanti delle tecnologie già applicate.
Giovanni D’AGATA
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