Rugby – Inghilterra Italia 59 13: “Tutto è perduto, anche l’onore!”

Creato il 12 febbraio 2011 da Sport24h

Ho difficoltà a selezionare il gesto simbolo di questa mortificazione. Il punteggio, eloquente, è una sentenza, ma non rende bene l’idea. La telecronaca, questa volta seguita su la 7: penosa e umorale. Lo sguardo attonito e stralunato di Nick Mallett, già a metà del primo tempo, con gli azzurri sotto di 15 punti. Le dichiarazioni della vigilia, una su tutti quella di capitan Parisse: “possiamo giocarcela…” (!). Il placcaggio al volo dello stesso Parisse, frutto della frustazione e lo sguardo spaesato, come a dire: “ma non ho fatto nulla”. La stampa sportiva del “dopo” e mai del prima, che si scatena in critiche furibonde e vigliacche, perché fino a ieri la stessa stampa si stava ancora sperticando in lodi sull’Italia che aveva quasi vinto contro l’Irlanda, senza aver capito che proprio la prima partita del 6 Nazioni 2011 ci aveva consegnato un Italia non all’altezza. Ma forse l’elemento più mortificante, che mi ha fatto spegnere il televisore per la rabbia (per riaccenderlo qualche minuto dopo) sono state le braccia alzate all’unisono, come nel peggiore stile calcistico, degli azzurri in occasione dello splendido sottomano che ha liberato capitan Tindall. Personalmente non avevo mai visto qualcosa del genere. Si era ancora nel primo tempo ma l’Italirugby aveva già mollato e in occasione della meta i nostri non hanno trovato nulla di meglio che protestare…neanche sui campetti di minirugby.
Che l’Italia non avesse i numeri per ben figurare a Twickenham lo si era capito dalla partita con l’Irlanda. Una brutta squadra contro una grande in difficoltà; L’Irlanda di quest’anno mi è sembrata poca cosa (attendiamo domani per la conferma, anche se le squadre di blasone difficilmente collezionano due brutte figure consecutive). Domenica scorsa abbiamo perso l’occasione di portare a casa forse l’unica vittoria di questo 6 Nazioni così come perdemmo lo scorso anno l’opportunità di battere finalmente gli Inglesi. Ricordate? Finì 12 a 17. Invece di recriminare sull’occasione persa, tutti (o quasi) si sperticarono in elogi sulla “bella sconfitta”. Gli avevamo messo paura… Forse proprio per questo gli albionici non hanno avuto remore quest’anno di triturarci ben ben, senza alcun problema. Otto mete e tutti a casa, a meditare su quanta strada ci manca ancora per poter presentare in uno dei tempi del rugby, una compagine in grado di uscire vittoriosa.
Sono convinto, da tempo (e in alcuni casi unico commentatore), che il rugby italiano deve trovare altri protagonist e altri schemi. Non vanno direzione tecnica (leggi Mallett) e giocatori, molti dei quali usurati e ancorati ad una vecchia concezione.
Non ce ne sono? Allora è meglio dare fiducia ai giovani che, per inteso, collezionano anche loro sonore sconfitte in campo internazionale.
Dal punto di vista “politico” continuare a perdere è un suicidio. Il pubblico si stanca e la popolarità del 6 Nazioni rischia di diventare un boomerang, ovvero di deprimere ancora di più l’ambiente.
Non so come, ma i vertici federali devono pensare in fretta qualcosa per risolvere la questione. Altrimenti tra qualche anno il rugby tornerà nel cono d’ombra nel quale ha vissuto per anni. Sarebbe un peccato, perché resta uno degli sport più belli mai inventati e una metafora della vita che andrebbe insegnata anche nelle scuole.
AU


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