La scorsa settimana si sono conclusi i Mondiali di rugby. Le 20 nazionali più forti al mondo si sono sfidate in Inghilterra e Galles dal 18 settembre al 31 ottobre. All Blacks, Australia e Sudafrica le migliori. Ottime prove per Argentina, Galles e Scozia. Italia altalenante.
Per chi non lo sapesse, sabato 31 ottobre c’è stata la finale dei Mondiali. Stiamo parlando della Coppa del Mondo di rugby, che, se da noi è passata un po’ in sordina, agli antipodi ha letteralmente acceso gli entusiasmi: a contendersi la Webb Ellis Cup – nome ufficiale del trofeo, in onore dello studente inglese che, secondo la leggenda, inventò questo sport nel XIX secolo – erano le nazionali di Australia e Nuova Zelanda, i leggendari All Blacks, dal colore completamente nero della loro divisa.
Webb Ellis Cup mostrata al mondo: è sfida totale fra @Wallabies e @AllBlacks. Live, canale 202 #SuperWEdapaura pic.twitter.com/TaDFhbFRz3
— Sky Sport (@SkySport) 31 Ottobre 2015
Sicuramente, chi fosse capitato sabato in una qualunque strada di Auckland o Sydney durante la partita, non avrebbe trovato anima viva. A spuntarla sono stati gli All Blacks dopo una partita ben amministrata ma anche molto combattuta: 34-17 il risultato finale. Twickenham, lo stadio di Londra che ha ospitato la partita e considerato la patria inglese del rugby, non ha potuto che applaudire e inchinarsi di fronte alla squadra più forte. Il percorso che ha portato a questa finale ha visto, oltre alle grandi conferme di All Blacks, Australia, e Sudafrica – arrivato 3° -, l’affermazione di Argentina – capace di eliminare ai quarti l’Irlanda dopo una prestazione incantevole – Galles e Scozia, sempre scesi in campo senza timori reverenziali, facendo tremare fino all’ultimo qualsiasi avversario.
Nueva Zelanda puede con Sudáfrica y defenderá el título mundial (18-20) https://t.co/wdim9i4XtP pic.twitter.com/zCFnN9A58b
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Non sono mancate le sorprese. Sempre a Twickenham la squadra di casa, l’Inghilterra, è stata sconfitta due volte, andando così incontro alla prima eliminazione della sua storia nel primo girone: dopo la beffa contro il Galles 28-25 del 26 settembre, è stata sommersa dall’Australia 33-13 la settimana successiva. Le vittorie contro Figi e Uruguay sono valse soltanto il terzo posto.
Una menzione speciale merita sicuramente il Giappone: contro ogni pronostico, i ragazzi di Eddie Jones hanno ottenuto una strabiliante vittoria 34-32 nella prima giornata contro il Sudafrica, apparso forte come sempre, ma troppo rinunciatario e spento. I due minuti finali della partita, che porteranno alla meta decisiva per gli asiatici, sono già considerati tra i momenti più memorabili non solo del rugby, ma dello sport in generale. La successiva sconfitta 45-10 contro la Scozia ha reso vane le pur belle vittorie contro Samoa (26-5) e Stati Uniti (28-18): il Giappone si è ritrovato al terzo posto, mancando i quarti di soli due punti, ma portandosi dentro un’esperienza stupenda e da cui trarre grandi insegnamenti.
E l’Italia?
Pur non godendo di un grande interesse da parte del pubblico, il rugby italiano vanta un buon livello: la Nazionale ha sempre preso parte a tutti i Mondiali, è attualmente al 12° posto nel ranking di World Rugby e, anche se non può competere con le nazionali più forti, negli anni ha registrato importanti segnali di crescita. Giunta in Inghilterra al culmine di un periodo negativo, dovuto agli infortuni e alle sconfitte nelle ultime amichevoli, l’Italrugby si è ritrovata in un girone con Francia, Canada, Irlanda e Romania. Dopo aver perso malamente 32-10 contro i transalpini, e vinto – altrettanto malamente – contro il Canada 23-18, ha sfoderato una delle migliori prestazioni degli ultimi anni contro l’Irlanda, una delle favorite. Il risultato finale di 16-9 a favore degli irlandesi ha tuttavia sancito per gli azzurri l’esclusione dal torneo. La successiva vittoria 32-22 contro la Romania è valsa il terzo posto, e con esso la qualificazione ai prossimi mondiali in Giappone del 2019.
Appuntamento, dunque, tra 4 anni: si spera che, con un po’ più di seguito – e di fortuna –, gli azzurri possano regalarci presto grandi soddisfazioni anche in questo sport e magari farci sognare una finale contro gli inarrivabili All Blacks.
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