Sono numerose le opere letterarie che raccontano l'esperienza dell'infanzia, i turbamenti dell'adolescenza, la frenesia della giovinezza, ma è raro imbattersi in un fumetto che parli non solo dell'anzianità ma che affronti, con disarmante ironia e toccante delicatezza, l'Alzheimer. Una malattia che colpisce indistintamente uomini e donne intorno ai settanta, ottant'anni (ma può presentarsi anche in forme più precoci), che cancella poco a poco, come una gomma, i ricordi, le esperienze, i volti delle persone che si sono conosciute e amate. Parte dai bordi della memoria e arriva al cuore di essa, riducendola a una serie di inquietanti tavolozze bianche, su cui invano si cercano le tracce di qualcosa di conosciuto.
Sfogliando le pagine di Rughe incontriamo Emilio, un ex direttore di banca afflitto da perdite di memoria e repentini scatti d'ira, che la famiglia, data la complicata convivenza sotto lo stesso tetto, decide di portare in una residenza per anziani. L'impatto con il ricovero è duro e sarà il suo compagno di stanza Miguel a prendersi cura di lui e aiutarlo a dissimulare il morbo di Alzheimer, per far sì che non lo trasferiscano in un altro reparto: "quello degli assistiti, che non possono più badare a se stessi. Quelli che hanno perso la ragione. Demenza senile, schizofrenia, Alzheimer. Meglio morire che finire lì sopra", constata amaramente Miguel.
Insieme ai due protagonisti, Paco Roca delinea la vita presente e passata degli altri ospiti della residenza, e così nel racconto si confondono i ricordi più remoti alla tristezza della quotidianità: Rosaria, seduta accanto alla finestra, immagina di essere sulla carrozza di un treno in partenza per Istanbul, Fèlix si immagina ancora militare in servizio e Renato rivanga le sue glorie sportive.
Il lettore di questo bellissimo racconto assiste disarmato ai continui inciampi del tempo e della memoria assieme ai protagonisti, increduli di fronte al galoppante svanire dei propri ricordi e alla lucida presa di coscienza di una solitudine cui la società li va relegando.Come ha dichiarato lo stesso autore " Arrugas nasce dalla necessità di parlare della vecchiaia, un tema scarsamente trattato nel cinema come nella letteratura. [...] Nella nostra società un anziano è come un attore non protagonista e Arrugas parla di ciò che sentono le persone anziane lontane nella vita dai ruoli principali".
Tuttavia non sono solo la tristezza e la commozione a farla da padrone in questo libro, perché alcuni personaggi e i loro bizzarri comportamenti strappano più di un sorriso; proprio come si riderebbe - per comprensiva simpatia e non per scherno - delle stramberie di un nonno un po' sopra le righe.
Il disegno dai colori discreti richiama i classici del fumetto franco-belga come Tin Tin; asciutto, minimale, è palesemente funzionale a concentrare l'attenzione del lettore sulla storia e non sui virtuosismi grafici. Quasi ogni vignetta è statica (talvolta eccessivamente poco incisiva, volendo essere oggettivi), a ricordare lo scorrere lento del tempo fra le mura della residenza, come quando sette vignette mute scandiscono un'intera giornata senza che nulla accada, tranne lo spostarsi delle lancette di un orologio, mentre tutti i personaggi appaiono immobili e passivi. Autentici cambi di prospettiva e ritmo sono invece dati dai ricordi degli anziani; flashback in cui la vita viene di nuovo vista con gli occhi della gioventù e filtrata da quella lenitiva assenza di lucidità che si mostra come la sola via di fuga dalla realtà.
È però l'assoluta autenticità e il realismo con cui sono tratteggiati i protagonisti a colpire particolarmente. Una efficacia comunicativa ottenuta grazie ai modelli assolutamente reali utilizzati da Roca: "Praticamente non ho inventato niente. Gli aneddoti reali erano così efficaci che era impossibile superarli. Emilio è il padre di un mio caro amico... Ho pure conosciuto una signora che passava le sue giornate alla finestra pensando di viaggiare in treno: per farla mangiare la si doveva convincere d'andare al vagone ristorante".
Rughe è stato tradotto in Europa, Stati Uniti e Giappone, tante lingue per raccontare di quei solchi che delineano, prima o poi, il personalissimo paesaggio dei volti di tutto il mondo, sentieri di vissuti diversi, viaggi esistenziali, esperienze, ineluttabilità del destino.
Apprezzato da pubblico e critica, ne è stato evidenziato il valore educativo anche dagli esperti del settore e l'Associazione Italiana Malattia di Alzheimer lo ha adottato perché oltre "a essere di piacevole lettura, è un libro in grado di aiutare i familiari, gli operatori professionali e i pazienti stessi a comprendere meglio la malattia".
In definitiva siamo in presenza di un piccolo capolavoro, un'opera densa di pietas e assennato umorismo. Ma Rughe può anche lasciare amareggiati e delusi, non dall'autore o dal libro - poiché il primo adempie alla perfezione al suo ruolo di narratore e il secondo veicola con chiarezza il suo messaggio -, ma piuttosto da una intera società che non ci prepara adeguatamente alla vita senile e che non si prende la giusta cura degli anziani che abbiamo quotidianamente al nostro fianco, fino al punto di doversi arrendere, esausti e involontariamente incapaci, come il figlio di Emilio.
È una consapevolezza, questa, che ci tocca da vicino, perché la storia qui raccontata è o sarà a tutti estremamente familiare.
Angela PansiniPaco Roca, Rughe, Tunuè, 96 pp., 7,90 €