"Rumore bianco" di D. DeLillo

Creato il 19 settembre 2012 da Bens
Io farei una strage. Prenderei per i capelli, uno ad uno, tutti quei mitomani delle categorizzazioni che parlano di movimento post-moderno, affiancando libri e autori che, oltre a condividere il medesimo spazio cronologico, non hanno in comune una beneamata fava. Gli scrittori sono tutti moderni, Hugo lo era, Tolstoj lo era, contestualizzandoli alla loro epoca. Quindi mi chiedo cosa ne sarà del filone post-moderno quando l'epoca grigia e aleatoria della post-modernità sarà così post da ridursi ad un profondo buco nero. Ci sarà sempre qualcosa di più post-moderno dell'attuale post-moderno. Ma chiusa la parentesi stragista, c'è un discorso serio da fare. Discorso che non riguarda affatto la capacità scientifica di DeLillo nell'analizzare l'apparente benessere sociale che ci corrompe, ci confonde, ci vizia e alla fine ci annienta. Se Rumore Bianco fosse solo questo sarebbe un libro banale. Ma Rumore Bianco è un libro speciale.
Io vivo con l'ossessione per l'ebraismo come fenomeno religioso, culturale, sociale, ma soprattutto storico. E con altrettanta e preoccupante psicosi mi interessa l'aspetto mistico del nazismo come ricerca di perfezione e superomismo.
Quindi come nascondervi la gioia di scoprire che il protagonista del libro in questione era uno studioso di Hitler?
Le mie conoscenze di filosofia spicciola risalgono al liceo, ma da quel che posso ricordare, affiancare il povero Nietzsche al nazismo comportava un 4 sul registro e la pubblica derisione. Però proviamo a fare un passo alla volta.
Hitler è l'antropoformizzazione della sconfitta della morte. La propria. Come dice DeLillo, Hitler è più grande della morte. E l'Olocausto non è altro che il tentativo dell'uomo di trasformarsi in immortale. Non si rimuove la morte, è biologicamente impossibile accantonarne anche la paura, ma noi non siamo solo biologia, che la cosa ci piaccia o meno. Quindi la raggiriamo. E non con l'amore, perché nulla è più potente della morte, ma la raggiriamo uccidendo. C'è chi uccide e c'è chi muore. E chi uccide vede nell'omicidio un'appendice alla propria vita, come un bonus vinto ai videogiochi. Hitler è diventato immortale con sei milioni di omicidi. Immortale in un senso classico, quasi greco. Basti pensare a come tutto nasce e si riduce alla violenza, noi ci limitiamo solo a mettere un po' di ordine in mezzo al caos.
E se gli assassini fossero degli empiristi scettici? Vi uccido tutti, morite tutti, tranne me. E se la fede fosse una vuota comodità per quelli come noi che nascono, vivono e muoiono senza un dio? E se Rumore Bianco non fosse altro che un'opaca canzonatura delle nostre paure più primitive, di quelle paure che danno senso e concretezza a tutto?

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