RUSSIA: Atlantico, marzo 1987, prova generale di una guerra negli abissi

Creato il 30 novembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Massimiliano Ferraro

da Ecoinchiesta

Salparono all’improvviso, senza sapere per dove e perché. Nel marzo del 1987 cinque sommergibili nucleari sovietici lasciarono la penisola di Kola per una misteriosa operazione di ricognizione. Una missione preparata in condizioni di segretezza senza precedenti. I comandanti delle unità sottomarine ricevettero gli ordini solo dopo la partenza, in modo da evitare il rischio di qualsiasi possibile contatto con l’Occidente: il nemico. Nemmeno i livelli più alti della nomenklatura sovietica, compreso il segretario generale Mikhail Gorbachev, vennero informati di quanto stava accadendo. A Mosca, solo una manciata di generali erano al corrente dell’azione: nome in codice, “Atrina”.

La grande fuga di Ottobre Rosso

Appena i sommergibili sovietici raggiunsero l’Atlantico vennero intercettati dai radar delle navi militari statunitensi. La loro rotta non aveva nulla di anormale e per questo gli Usa si limitarono a seguirli senza particolare preoccupazione, utilizzando dei sistemi di rilevamento a distanza. Poi, successe l’impensabile. Tra l’Islanda e la Groenlandia le unità sovietiche cambiarono improvvisamente direzione, puntando verso sud. Ci fu giusto il tempo di registrare quel repentino cambio di coordinate e i sottomarini sparirono dai radar. Inspiegabilmente. In America scoppiò il panico.
Erano passati solo tre anni dall’uscita della prima edizione del libro di Tom Clancy, “La grande fuga di Ottobre Rosso”, la storia di un sommergibile nucleare sovietico in grado di muoversi nelle profondità marine sfuggendo al rilevamento dei sonar. In quel momento, ignorando quali fossero le reali intenzioni del Cremlino, l’incubo di un attacco a sorpresa agli Stati Uniti sembrò avverarsi nella maniera più folgorante e inaspettata. Il presidente Ronald Regan, informato a riguardo, ordinò di fare tutto il possibile per rintracciare i battelli sovietici. Tutta la Flotta Atlantica della Marina degli Stati Uniti venne messa in allarme: sottomarini nucleari, portaerei, incrociatori e cacciatorpedinieri iniziarono a pattugliare l’Atlantico.

Passarono ore e giorni senza che gli americani trovassero nulla. Superando la fantasia di Clancy, un’intera divisione di sottomarini nucleari sovietici passò una settimana in prossimità delle principali basi navali degli Stati Uniti d’America, tempo in cui le forze antisommergibile Usa si dimostrarono completamente impotenti.
«Per loro fu un vero shock», ha ricordato alla tv russa Vladimir Chernavin, comandante in capo della Marina Sovietica tra il 1985 e il 1991, «il pedinamento fu così intenso che i nostri comandanti furono costretti a usare estrema cautela per evitare di far scoppiare per davvero una guerra». Tra Usa e Urss si giocò insomma una specie di nascondino nelle profondità oceaniche, mettendo in serio pericolo la pace nel mondo. Il primo battello sovietico venne finalmente trovato solo l’ottavo giorno, o forse venne fatto trovare apposta al solo scopo di passare alla seconda fase di “Atrina”: riuscire a sfuggire agli inseguitori americani senza essere affondato.
Per la prima volta in tempo di pace ai comandanti sovietici venne data la possibilità di compiere manovre contro i sommergibili Usa come in un conflitto. Secondo Chernavin, a volte gli americani inseguirono l’unità uscita allo scoperto ignorando di essere un facile bersaglio delle altre quattro. Nel momento più difficile i sottomarini sovietici vennero aiutati da alcuni aerei decollati dalle basi cubane. Dopo due mesi tutti i sottomarini rientrarono alla base senza aver subito alcun danno: missione compiuta.

La tecnologia giapponese

Ne “La grande fuga di Ottobre Rosso”, un gigantesco sottomarino nucleare della classe Akula/Typhoon riusciva a muoversi silenziosamente grazie ad una rivoluzionaria tecnologia (la propulsione magnetoidrodinamica). Nella realtà gli Stati Uniti si interrogarono a lungo su “Atrina”, scoprendo il presunto coinvolgimento di una azienda sussidiaria della giapponese Toshiba, la Toshiba-Kongsberg, nella fornitura di tecnologie innovative all’Unione Sovietica. Materiale che potrebbe essere stato utilizzato nella produzione di silenziosissime eliche per sottomarini, spiazzando così gli Stati Uniti che avevano sempre fatto affidamento sulla notoria rumorosità dei battelli sovietici.
Gli Stati Uniti accusarono l’azienda nipponica di aver violato l’embargo internazionale in vigore per alcuni paesi del Comecon, considerando quella vendita come una grave minaccia alla sicurezza dell’America. L’episodio rese inoltre molto tesi i rapporti diplomatici tra Usa e Giappone e portò all’arresto di due dirigenti della Toshiba. Alla società vennero inoltre inflitte delle sanzioni da parte di entrambi gli stati. Il senatore americano John Heinz affermò che quanto avvenne nel marzo del 1987 comportò a Washington una spesa di 517 milioni di dollari per adeguare i sistemi di sicurezza.


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