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RUSSIA: Polemiche post-elettorali a Mosca. Ma anche Naval’nyj non è un agnellino

Creato il 10 settembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 10 settembre 2013 in Elezioni ad est, Russia with 5 Comments
di Giovanni Savino

Navalny Foreign Prosecutors Confirm.si

I risultati elettorali della tornata amministrativa in Russia suscitano non poche polemiche e riflessioni, anche se in forma probabilmente minore di ciò che è accaduto nell’inverno 2011-2012, quando nel periodo tra le votazioni per la Duma e le presidenziali si sviluppò un movimento di protesta contro i risultati favorevoli a Russia Unita e a Putin.

Il test più importante per il Cremlino e per i partiti e i movimenti d’opposizione si è svolto a Mosca, dove il sindaco uscente Sergej Sobjanin è riuscito di poco a superare il 50% (51,37%) e ad evitare il ballottaggio con Aleksej Naval’nyj, blogger e principale volto della “Russia senza Putin”, che ha conquistato il 27,24%. Una sfida diventata da subito a due, con un risultato storicamente significativo, il terzo posto del candidato del Partito Comunista (KPRF) Ivan Melnikov: il 10,69% ottenuto è infatti lontano dal 19,4% delle parlamentari del 2011 e dal 46,95% ottenuto da Gennadij Zjuganov nelle contestate presidenziali del 2012. Nonostante la particolarità dell’appuntamento elettorale e le logiche legate alla personalizzazione del voto, l’emersione di un nuovo fattore nel sistema istituzionale russo, definito una “democrazia guidata”, rappresenta un elemento da non sottovalutare.

Bisogna sottolineare anche il dato dell’astensione, nella capitale solo il 32,07% degli aventi diritto si è recato al seggio, percentuale alta rispetto al 26,21% di Ekaterinburg e il 12,41% di Arcangelo. Una spia d’allarme, segnale di un certo fastidio e di una indifferenza frammista a ostilità verso una politica vista come lontana dalle esigenze quotidiane della società. A catturare l’attenzione in questa campagna elettorale è stato sicuramente Naval’nyj, divenuto celebre per le battaglie anti-corruzione e le proteste contro Putin dell’inverno-primavera 2012, poi condannato (pena sospesa fino alle elezioni) per appropriazione indebita nell’affaire “Kirovles”, avvenuto nel 2009, quando il blogger era consulente del governatore di Kirov. La sentenza, che si è colorata di connotazioni politiche legate alla battaglia di Naval’nyj per una “Russia senza Putin”, è stata accolta da proteste e contestazioni a Mosca e a Pietroburgo, ma la reazione più significativa è stata presa da parte del Dipartimento di Stato americano, “preoccupato” per la condanna dell’attivista anti-corruzione.
In Italia Aleksej Naval’nyj gode di ottima stampa: sarà il sorriso da bravo ragazzo, sarà il suo stile accattivante e basato sui nuovi media e su internet, ma il blogger è visto come il beniamino e il leader dell’opposizione russa, e spesso quotidiani importanti (su tutti, La Repubblica) dedicano spazio alla figura dell’avvocato moscovita, di cui vengono ricordate le prese di posizione contro Putin.

Di Naval’nyj però vengono spesso poco prese in considerazione altre opinioni, non propriamente democratiche e compatibili con la sua rappresentazione quale “nuovo Mandela” o “nuovo Sacharov”.
Già nell’autunno 2011, poco prima delle proteste contro i brogli elettorali, Naval’nyj prese parte all’organizzazione della Russkij Marš (La marcia russa), appuntamento organizzato ogni anno dalle formazioni di estrema destra e nazionaliste in occasione del 4 novembre (anniversario della cacciata dei polacchi da Mosca nel 1612), festa dell’unità nazionale che ogni anno però si trasforma in una parata dai forti connotati xenofobi. Alle perplessità manifestate da parte dell’opinione pubblica, l’avvocato rispose con un’intervista al portale lenta.ru, dove con decisione difese la propria partecipazione alla marcia: “Il Volga sfocia nel Mar Caspio, gli hipster amano portare occhiali con la montatura spessa di plastica, e in Russia esiste la Marcia Russa“. Il blogger non ha mai, d’altro canto, nascosto le sue idee politiche, definendosi un nazional-democratico, e per questo entrando in rotta di collisione con Jabloko, il partito liberale guidato da Grigorij Javlinskij. La propensione di Naval’nyj verso un certo tipo di politica è evidente rileggendo anche l’intervista concessa a Der Spiegel nell’agosto del 2012, all’indomani del processo alle “Pussy Riot”, dove senza remore si dichiarava favorevole a un partito sullo stile di Le Pen, essendo favorevole sì al libero mercato, ma per la legge e l’ordine.

La retorica nazionalista e anti-migranti si è fatta sentire sotto varie forme anche in campagna elettorale. Un tratto comune anche del programma di Sobjanin e del KPRF, ma che nel caso di Naval’nyj, come si può anche verificare sul suo blog, ha avuto risvolti particolari, con accuse agli “uzbeki, assoldati dal sindaco” per levare gli striscioni; o con un flyer girato su Facebook e Vkontakte (il popolare social network russo), dove si definiva Sobjanin “allevatore di renne” (olenoved in russo), termine volto a definire in modo dispregiativo le origini siberiane dell’ex governatore di Tjumen’.

Il candidato-blogger non ha riconosciuto valide le votazioni, e già ieri si è tenuta una manifestazione di protesta a piazza Bolotnaja, luogo simbolo delle proteste antigovernative. Questa volta però il meeting non è stato molto partecipato: novemila persone secondo le fonti del Ministero degli Interni, svariate decine di migliaia secondo lo staff di Naval’nyj. La prima impressione secondo le osservazioni fatte in piazza è che a prendere parte al comizio ci siano state circa diecimila persone, con un certo viavai di gente. Nessun incidente, clima abbastanza sereno, con un’atmosfera di soddisfazione dei partecipanti, ma senza alcuna idea chiara di come poter proseguire il cammino. L’impressione è che nemmeno il “sindaco della gente”, come è stato definito alla Bolotnaja, sappia precisamente quale strada percorrere, al di là del ricorso ai tribunali: una mobilitazione generale come quella avvenuta nel 2011-12 appare poco probabile (a meno di eventuali colpi di scena) e anche la condotta avuta dalle autorità durante questo appuntamento elettorale e una certa bonarietà dimostrata verso il “grande oppositore” (dalla raccolta di firme alla sospensione della pena) è qui a testimoniare un impasse politico, che non vede alcuna proposta se non quella di andare al ballottaggio, richiesta a gran voce da Naval’nyj.

Di certo, in conclusione, non si può non essere d’accordo con le parole dell’opinionista e politologo Boris Kagarlickij, direttore dell’Istituto della globalizzazione e dei movimenti sociali (IGSO), quando fa notare come quel 2% in più ottenuto, onestamente o meno, da Sobjanin, rende difficile la situazione per l’amministrazione Putin, perché sembra essere stato “conquistato” appositamente per evitare il ballottaggio.

Foto: Rt.com

Tags: Aleksej Navalnyj, Elezioni a Mosca, elezioni amministrative russia, Giovanni Savino, Mosca, Russia, Russia Unita, Vladimir Putin Categories: Elezioni ad est, Russia


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