Nao è una ragazzina giapponese con tendenze suicide. Ha trascorso la prima parte della sua vita negli Stati Uniti, dove tutto andava bene, ma da quando il padre ha perso il lavoro la sua famiglia è dovuta rientrare in Giappone. Ora frequenta una scuola scadente perché non è riuscita a farsi accettare in una migliore, non ha amici, è vittima di episodi di bullismo molto feroci da parte dei suoi compagni di classe, non sa chi è né cosa farsene della sua vita ed è seriamente preoccupata per il padre, anche lui con tendenze suicide.
Ruth è una scrittrice canadese che vive su un’isola minuscola insieme al marito e al gatto. Le condizioni di vita sono precarie, in teoria vive in una civiltà moderna con internet e tutta una serie di comodità, ma quando basta un po’ di maltempo a far saltare la corrente provocando disagi enormi che possono durare giorni e ci si deve preoccupare di non essere assaliti dagli animali selvatici l’idea di modernità appare abbastanza fragile.
Ruth sente un’urgenza nella lettura, il desiderio di scoprire qualcosa di più in modo da poter correre in aiuto della ragazzina, ma le circostanze sembrano congiurare contro di lei. Nao divaga, parla del bullismo con episodi che mi ha dato fastidio leggere e che mi hanno confermato quanto sia aliena per me la mentalità giapponese, e tira in ballo vicende non sue, la storia della vecchia Jiko, la sua bisnonna, e di suo figlio Haruki primo, morto suicida pilotando un aereo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ci sono stati momenti, all’inizio della lettura, in cui ero interessata alla sola Nao, poi man mano che la sua situazione si faceva più pesante il mio interesse è scivolato verso Ruth, anche se la comparsa di Jiko ha risollevato la prima trama.
La quarta di copertina:
A Tokyo, la sedicenne Nao crede che ci sia una sola via di fuga dalla sua dolorosa solitudine e dal bullismo dei compagni di classe. Ma prima di farla finita, si ripropone di raccontare la vita della sua bisnonna, una monaca buddhista ultracentenaria. Un diario è il suo unico passatempo, un diario che toccherà molte vite in modi che Nao non immagina neppure. Sull’altra sponda del Pacifico troviamo Ruth, scrittrice che vive su un’isola sperduta e che rinviene una serie di oggetti dentro un contenitore per il pranzo di Hello Kitty, portato a riva dalle onde. Che si tratti di un relitto del devastante tsunami del 2011? A mano a mano che ne emerge l’importanza del contenuto, Ruth si lascia trascinare nel passato, nel dramma di Nao e nel suo destino ignoto, e contemporaneamente in avanti, nel proprio futuro.
Romanzo a due voci incentrato sul rapporto tra scrittore e lettore, passato e presente, realtà e finzione, che attinge alla fisica quantistica, alla storia e al mito, Una storia per l’essere tempo è il raffinato ritratto di tre donne molto diverse tra loro, che si divide tra Canada e Giappone, di cui restituisce le atmosfere e i risvolti più tragici. Un racconto intenso e ammaliante, ironico e lieve, della natura umana e della ricerca del proprio posto nel mondo.
Un brano:
“Mi chiamo Nao e sono un essere tempo. Sai cos’è un essere tempo? Allora, dammi un minuto e te lo spiego. Un essere tempo è qualcuno che vive nel tempo, quindi tu e io e tutti quelli che sono, furono e saranno. Io, per esempio, adesso sono seduta in un maid café francese ad Akiba Electricity Town e sto ascoltando una chanson triste suonata in chissà quale momento del tuo passato, che sarebbe il mio presente, e sto scrivendo mentre immagino te, chissà dove nel mio futuro. E se stai leggendo, magari a questo punto anche tu stai immaginando me. Tu immagini me. Io immagino te.”