Ryse: Son of Rome – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi

Xbox One TESTATO SU
XONE

Genere: Avventura, Azione

Sviluppatore: Crytek Studios

Produttore: Microsoft

Distributore: Microsoft

Lingua: Italiano

Giocatori: 2

Data di uscita: 22/11/2013

XONE

EUR 56,08

VISITA LA SCHEDA DI Ryse: Son of Rome

Tecnicamente Next Generation Combat System molto ripetitivo e superficiale

Marius ha carattere e la storia risulta ottimamente orchestrata Dura veramente troppo poco

Multiplayer con un amico a tratti divertente Le micro-transazioni minano il multigiocatore

Nato su Xbox 360 come progetto Kinect, Ryse: Son of Rome ha attraversato nel suo lungo e travagliato sviluppo (ben sette anni) tantissimi alti e bassi, passando dalla prospettiva in prima persona e le improbabili funzionalità del sensore di movimento, a dinamiche più da action game nudo e crudo, ritagliandosi prepotentemente, grazie anche ad una pompatissima campagna pubblicitaria da parte di Microsoft ed un comparto grafico degnamente next generation, la palma di titolo di punta del lancio di Xbox One.

SENZA UN’ANIMA

L’interessante plot narrativo che scorta la campagna principale di Ryse: Son of Rome comincia in una Roma in totale devastazione ed un Nerone impaurito dall’imminente approdo dei Barbari alla sua corte. Nel nuovo titolo di Crytek Studios impersoneremo Marius Titus, un imponente centurione della quattordicesima legione che ha proprio il compito di scortare l’imperatore Romano nelle segrete della fortezza e proteggerlo dalla vendetta del guerriero risorto Damocle e dalla cupidigia dei Barbari. Una volta apprese le basi del gioco in un breve tutorial, arriveremo così alle famigerate segrete e da lì in poi Marius, sotto richiesta di Nerone, racconterà la sua storia (che dobbiamo dire si distacca totalmente dai fatti realmente accaduti) sin dai principi, ovvero da giovane legionario, fino alla sua gloria… alla sua vendetta personale, conquistata con il sangue, con la sofferenza e con la forza sul campo di battaglia. Così partiremo alla volta di ricordi che legheranno la storia e ci permetteranno di balzare da un posto all’altro, mostrandoci tantissime e magnifiche ambientazioni, tutte degne di nota, che ci guideranno alla fine in circa 6/7 ore, suddivise in tantissimi script congeniali ed orchestrati con estrema maestria nei quali il canovaccio narrativo regge tranquillamente ed appassiona come un film d’autore per tutta la sua, purtroppo, breve durata. Anche se  narrativamente e tecnicamente (come vedremo, NdR) stiamo parlando di un titolo che potrebbe stare tranquillamente tra i così definiti “tripla A”, purtroppo a rendere Ryse: Son of Rome un gioco mediocre ci pensa quella particolare formula che dovrebbe essere alla base di ogni videogame esistente, ovvero il gameplay.

Infatti, dopo aver preso in mano il pad ed aver affrontato almeno un’oretta buona di gioco, si scorgono tutti i limiti di quello che è, a conti fatti, un combat system troppo superficiale e mai approfondito nel corso dell’avventura. Di primo acchito è pure divertente, ma dopo 3/4 ore di gioco si comincia ad essere veramente sazi di combo e finishing-moves sì spettacolari ma molto ripetitive, così come i vari nemici che, oltre ad essere identici uno all’altro nello stile di combattimento, lo sono anche per fattezze facciali e fisiche e questo stona altamente all’interno di una produzione che per quanto riguarda la scenografia generale è da dieci e lode. Un vero peccato, perché al contrario i pochi boss di fine quest sono tutti caratterizzati particolarmente bene ed ognuno mostra uno stile di combattimento differente ed unico, anche se come in tutto il resto del gioco basterà eseguire sempre la solita sequenza di pulsanti per aprirne le difese e sconfiggere cosi la nostra nemesi del momento.

Per quanto concerne lo stile di combattimento è impossibile non notare la somiglianza del gioco Crytek con la serie Batman: Arkham. Ci troviamo difatti di fronte ad una soluzione molto simile, purtroppo però mal approfondita, molto semplificata e pure lenta per certi versi. Insomma si schiva, si para e si attacca sempre nella solita sequenza, anche se, nella maggior parte dei casi, è possibile concatenare queste azioni in un qualsiasi ordine si desideri, cercando sempre di aprire la guardia dell’avversario, fino ad assestare il colpo di grazia, evidenziato da un teschio rosso o bianco (rosso laddove è possibile sfruttare lo scenario) sopra la testa del nemico. A quel punto ci basterà sferrare il fatidico colpo finale, premendo solamente ‘RT’, ed a quel punto partirà la spettacolare sequenza di finishing-move in slow motion, nella quale saremo chiamati ad abbinare i pulsanti richiesti al colore assunto dalla povera vittima. Inoltre, se riusciremo ad inanellare una sequenza perfetta, avremo diritto ad un potenziamento di uno dei quattro perk prestabiliti, i quali si dividono in: salute, punti esperienza (atti a potenziare salute, potenza e sbloccare nuove finishing-move), raddoppio delle monete e o aumentare l’attacco Furia (un simil Berserk già visto in altri giochi, che metterà l’intero combattimento in slow motion, scatenando la rabbia di Marius).

Le quattro abilità saranno settabili direttamente dal D-pad in tempo reale e dunque saremo chiamati a scegliere sempre prontamente quale abilità andare ad aumentare ancor prima di affettare un nemico ormai inerme. Tutto questo rende il gioco ancora più semplice, visto che ad ogni finishing-move azzeccata, per esempio scegliendo la vita, questa si riempirà totalmente eliminando qualsiasi problema di difficoltà nel corso dell’avventura. Difficoltà ovviamente settabile in più livelli, ma anche il più arduo purtroppo non ci metterà mai in totale pericolo, grazie a queste skill troppo generose nei nostri confronti, così come anche i quick time event che spaccano troppo la già monotona azione di gioco. Quest’ultima viene spezzata poi ulteriormente da fasi di gioco alternative che si distanziano un pochino dal normale hack and slash che ci propone Ryse: Son of Rome, ed anche se manca totalmente una sorta di componente esplorativa (difatti si corre sempre su di un binario prestabilito, tra vari script) talvolta verremo chiamati ad usufruire di balestre, lance (oltre ai soli ed unici spada e scudo non potenziabili ed utilizzabili durante la campagna e il multigiocatore) o marciare in postazione testuggine (300 docet, NdR) parandoci dagli arcieri ed attaccando con le lance nei momenti di ricarica e così via.

Ad aggiungersi, ma non a regalare rigiocabilità, al nostro bel corridoio ci saranno anche degli oggetti collezionabili senza senso, dato che esenti da alcuna difficoltà li troveremo tutti sul nostro percorso sempre dritto e privo di deviazioni. Tutto molto semplice e scontato a dire il vero, ma anche molto spettacolare ed evocativo, ma anche qui una maggiore esplorazione avrebbe giovato a tutte queste piccole aggiunte che restano purtroppo mere derivazioni dal solito “affetta e para”. Lo stesso discorso vale per Kinect e la sua piccolissima comparsata in Ryse: Son of Rome: difatti il sensore servirà solamente come contatto vocale con il gioco, e questo ci permetterà di chiamare la carica, eseguire attacchi massicci da parte degli arcieri, oppure per attivare le catapulte, ma il tutto resta attivabile laddove sia stato prestabilito dallo sviluppatore e volendo lo si può cambiare con il tasto ‘LB’, eliminando cosi del tutto la già di per sé inutile presenza di Kinect nel titolo Crytek.

Praticamente una Tech Demo

La longevità generale di per sé bassa, visto la rigiocabilità della campagna che rasenta lo zero, viene leggermente impreziosita dal comparto multigiocatore, con round multi (2 giocatori) e round in singolo, che sono le uniche modalità disponibili. La prima è incentrata sulla cooperativa, mentre la seconda sul single player. L’azione, questa volta, si svolge all’interno del famoso Colosseo, un’arena spettacolare ed in continua mutazione sia fisica sia per quanto riguarda gli obiettivi, mettendoci dinnanzi vere orde di Barbari che potremo sconfiggere usando anche i vari elementi dello scenario, come pentoloni di olio bollente o spuntoni che si alzeranno a nostro comando. A pro di una componente multigiocatore poco ricca, ma divertente se affrontata con un amico, andremo a scegliere prima di ogni combattimento una divinità da servire e ciascuna di esse, oltre ad offrire una personalizzazione sul lato estetico con elementi da acquistare tramite le micro-transazioni, offre diversi bonus come per la campagna in singolo: ad esempio, la possibilità di recuperare più energia o di guadagnare focus. Ma a differenza del single player qui si trova perlomeno una sorta di strategia, che risulta alquanto necessaria per portare a termine più sessioni possibili. Tuttavia, anche tale modalità, che diverte a patto che abbiate un amico con cui giocare, non riesce a divertire alla lunga distanza. Insomma, anche in tal caso troviamo una infarinatura generale che poteva essere sviluppata ed approfondita maggiormente da Crytek, mentre come in tutto il gioco si respira un’aria di incompleto e di idee promiscue qua e là.

Arriviamo infine alla punta di diamante di Ryse: Son of Rome, ovvero quella componente che ha fatto di un gioco senz’anima un titolo di punta del lancio di Xbox One: stiamo ovviamente parlando del comparto tecnico/audio/scenografico che a nostro dire è una della opere più magnificenti presenti nel panorama ludico. Crytek (vedi Crysis) è ancora una volta una certezza per quanto riguarda i giochi da benchmark e questo titolo non è da meno e si scaglia nei nostri televisori a 30 frame stabili e 900p. Si tratta comunque di un gioco per cui c’era una certa fretta nel farlo uscire, e trattandosi di un titolo di lancio non osiamo immaginare cosa sarà in grado di regalare il CryEngine 3 in futuro, su queste next console. Rimane il fatto che un motore così prestante da solo può andare poco distante e per non lasciare nulla al caso, Crytek si è proposta ancora una volta con grandi scenografie che vanno dal lugubre al magnificente con design ed ambientazioni memorabili che ricordano tantissimo il blasonato film 300. Il tutto riposto con una cura nel dettaglio veramente notevole, con animazioni fluide e credibili, senza contare una mimica facciale verosimile ed impressionante. Abbiamo dalla nostra solo elogi per il comparto tecnico/grafico di Ryse: Son of Rome, titolo che in realtà assomiglia più ad una tech demo che ad un videogame, e credeteci se vi diciamo che difficilmente i non possessori di un PC di fascia ultra hanno visto cotanta bellezza nella loro vita. Bellezza che non viene risparmiata, anche per il comparto sonoro, con pezzi sempre azzeccatissimi per ogni occasione e con un grandissimo doppiaggio completamente in Italiano, sempre in sincrono perfetto e con doppiatori veramente bravi, che non stenterete a riconoscere.

IN CONCLUSIONE
Ryse: Son of Rome è una spudorata tech demo disegnata su di un meraviglioso Impero Romano, che potrete mostrare orgogliosamente ai vostri amici esaltando così le qualità della vostra nuova console. Purtroppo non è più di questo, il che è un vero peccato, dato che il titolo di Crytek aveva grandi ambiziosi, ma la sofferta fase di sviluppo, ben sette anni, ed il passaggio alla nuova console Microsoft, insieme ad un po' di confusione generale non hanno giovato ad un titolo troppo superficiale in tutti i suoi contenuti. Un maggiore impegno e chiarezza di idee in fase di sviluppo avrebbero sicuramente giovato ad un progetto che fa della storia e della tecnica i suoi chiari punti di forza, riuscendo addirittura a mostrare qualità che in un futuro seguito potrebbero essere sviluppate con molto più criterio, magari esplorando più profondamente un combat system troppo semplice e ripetitivo che, diciamocelo, rovina la totale esperienza di gioco. Ryse: Son of Rome dunque è un titolo incompleto sotto molti aspetti, ma le basi per un futuro migliore si riescono ad intravedere e si spera che Crytek colga le critiche mosse nei suoi confronti e ci presenti, la prossima volta, un videogame tecnicamente ancor più impressionante, ma allo stesso tempo profondo, longevo e divertente. ZVOTO 6.5
Voto dei lettori5.75
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