Saartjie Baartman, la Venus Noire

Da Vi

Sembra sia uscito (finalmente) anche nelle sale italiane Venus Noire, il film di Abdellatif Kechiche che ricostruisce la storia di Saartjie Baartman, la cosiddetta Venere ottentotta. Scrivo "sembra" perché qui (si legga: il luogo dove ci troviamo attualmente) il film non è ancora in programmazione e non avendolo ancora visto come le Dumbles, dobbiamo limitarci a qualche segnalazione / riflessione, sperando che esca al più presto, visto che lo aspettiamo (con molta curiosità) da quasi un anno, quando fu presentato a Venezia. All'epoca erano uscite recensioni contrastanti: si passava dall'entusiasmo incondizionato (per molti Kechiche è, dai tempi di L’esquive e poi con il successo di La Graine et le mulet - in Italia Cous Cous - un mito), alle "accuse" di compiacimento o voyeurismo e/o alla denuncia della "spiacevolezza" (quasi insostenibile e intollerabile) del film. Su quest'ultimo punto lo stesso regista ha affermato in un'intervista che la Venere nera "ne devait pas etre un film agreable" (e del resto, aggiungiamo noi, non poteva essere diversamente con una storia di questo tipo). Per le altre questioni aspettiamo di vederlo, anche se pensiamo che affrontare cinematograficamente la vicenda di Saartjie Baartman si presti a più di un rischio, compreso quello di appiattire la denuncia dei violenti rapporti di potere (di "razza"/"sesso"/classe) alla base del colonialismo, sulla storia di una "vittima", per quanto emblematica. Nell'attesa condividiamo per intanto una recensione (in francese) pubblicata sul sito di Rue89.

L'immagine è un'opera di Wangechi Mutu, Uterine Catarrh (2004)

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