Tre episodi girati in stile tipico della commedia all’italiana con sbirciatine al cinema sexy (molto blande) per la regia di Sergio Martino,Pasquale Festa Campanile e del duo Castellano e Pipolo.
Primo episodio, Sabato, regia di Sergio Martino:
- A Nicola La Brocca, dipendente della filiale italiana di una grande azienda giapponese, la Zaikoto, il capufficio affida un compito all’apparenza ingrato; ricevere il rappresentante della grande azienda nipponica e scarrozzarlo in giro per la città. Nonostante le proteste, Nicola è costretto ad accettare in quanto è l’unico in azienda a parlare un pò di inglese.
All’aeroporto la prima sorpresa: Tokymoto non è affatto un grigio funzionario, ma una splendida donna, che reca con se le ceneri del nonno che la donna deve spargere in aria come da tradizione.
Lino Banfi e Edwige Fenech
Poichè Nicola è fidanzato con una collega molto gelosa, inziano le peripezie dell’uomo costretto a portare il giro per la città l’ingegnere che combina anche qualche guaio (libera una moltitudine di uccellini dalle gabbie di un negozio di animali costringendo Nicola a pagare il conto).
In più il suo superiore, vista l’avvenenza dell’ingegnere, inizia una corte serrata alla donna.
Ma dopo una serie di avventure, Nicola emigrerà a Tokyo con la bella nipponica con la quale metterà su famiglia e aprirà in città un ristorante italiano chiamato ovviamente The little ear
Secondo episodio, Domenica, regia di Pasquale Festa Campanile:
- A Mario, giovane camionista che trasporta impianti sanitari, capita un imprevisto; la sua vicina, l’avvenente Enza Paternò chiede di impersonare per un giorno la parte del futuro marito della ragazza. Enza ha una relazione proibita con un uomo sposato, ma a casa sua stanno per arrivare i genitori della stesa che essendo siciliani hanno ancora una mentalità chiusa.
L’uomo accetta, ma da quel momento passerà un nugolo di guai, incluso un incidente nel quale distruggerà tutto un carico di sanitari.
Ma alla fine otterrà l’amore della bella Enza
Terzo episodio, Venerdi, regia di Castellano e Pipolo:
- A Ambrose Costantin capita invece un grosso guaio; l’uomo, ricchissimo e viziato, è l’impresario del balletto Les porte-bonheur (appartenente al Crazy Horse di Parigi) la cui prima ballerina e Jacqueline.
La ragazza decide di abbandonare il balletto per seguire un ganster innamorato di lei e a quel punto Ambrose decide di intervenire per evitare che la donna sposi il gangster.
Per farlo, dovrà confessare alla donna di amarla….
Sabato, domenica e venerdi esce nelle sale italiane nel 1979 nel momento in cui più si sta diffondendo l’abitudine di unire frammenti di film per farne prodotti di largo richiamo, usando l’espediente di utilizzare nomi di grido della commedia italiana affiancandoli con ottimi caratteristi.
In questo caso i protagonisti sono, nell’ordine, Lino Banfi e Edwige Fenech per il primo episodio, Barbara Bouchet e Michele Placido per il secondo e Adriano Celentano e la diva del Crazy Horse Lova Moor nel terzo.
Film senza particolari guizzi, nel quale l’episodio più divertente è sicuramente il rpimo, affidato alla sapiente mano di Sergio Martino.
Il collaudato duo Banfi-Fenech diverte davvero e l’episodio è fresco e interessante; particolarmente riuscita la gag in cui lo sventurato Nicola mangia letteralmente le ceneri del nonno dell’ingegner Tokymoto, oppure quello della dimostrazione della casa del futuro.
A a fare da contorno degli ottimi caratteristi, come Daniele Vargas (nei panni del superiore di Nicola) e Milena Vukotic, la fidanzata gelosa di Nicola. Pccola particina per Baccaro nel ruolo di un bagnino.
Leggermente inferiore il secondo episodio, anche se non mancano alcune sequenze gustose, come l’incidente che capita all’assonnatissimo Mario (ben interpretato da Michele Placido) e la scena notturna in cui l’amante di Enza si introduce involontariamente nel letto in cui invece della sua donna c’ è la mamma della ragazza.
Da dimenticare invece l’episodio tre, quello con Celentano, arruffato e senza una vera sceneggiatura, affidato tutto all’indubbio carisma del molleggiato.
Che però risulta supponente, spocchioso e antipatico mentre le gag a lui affidate sono decisamente troppo surreali e scontate.
Il balletto del Crazy Horse
Molto male anche Lova Moor, spettacolosa da vedersi mentre balla e da dimenticare quando tenta di recitare.
Un film innocuo e senza pretese che può essere visto giusto come tappabuchi di una serata indolente e noiosa.
Sabato, domenica e venerdì un film di Castellano e Pipolo, Sergio Martino, Pasquale Festa Campanile. Con Lino Banfi,Milena Vukotic, Barbara Bouchet, Michele Placido, Edwige Fenech, Adriano Celentano
Renzo Ozzano,Lova Moor-Commedia, durata 118 min. – Italia 1979.
Barbara Bouchet e Michele Placido
Episodio 1, Sabato:
Lino Banfi: Nicola La Brocca
Edwige Fenech: Ing.Tokimoto
Daniele Vargas: Il superiore di Nicola
Milena Vukotic: Clelia Benelli
Episodio 2, Domenica:
Barbara Bouchet: Enza Paternò
Michele Placido: Mario Salvetti
Episodio 3, Venerdi:
Adriano Celentano: Ambrose Costantin
Lova Moor : Jacqueline
Elio Crovetto: Frank il gangster
Regia : Castellano e Pipolo
Pasquale Festa Campanile
Sergio Martino
Soggetto Castellano e Pipolo
Sceneggiatura Castellano e Pipolo
Produttore Luciano Martino
Fotografia Alejandro Ulloa
Montaggio Eugenio Alabiso
Mario Siciliano
Musiche Mariano Detto
Scenografia Mimmo Scavia
Costumi Luis Argüello, Adriana Bellone e Natalia Verdelli
Le recensioni qui sotto appartengono al sito www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Ultimi sprazzi della commedia ad episodi all’italiana molto in voga negli anni ’70. In questo caso vengono impiegati attori e registi specializzati nel genere; il risultato è diseguale: buono l’episodio con Lino Banfi (diretto da Martino) nel quale il comico pugliese trova una delle sue partner più affini, la Fenech. Poco incisivi (sia per sceneggiatura che per prova degli attori) gli altri due episodi.
Pellicola a episodi, nella tradizione di certa commedia (sexy o meno) italiana: un terzetto, al solito disomogeneo, tenuto insieme dal giorno della settimana in cui si svolgono le storie. “Sabato”, diretto dal grande Sergio Martino, è ancora una volta il miglior esemplare del terzetto e presenta una Fenech (presa di mira da uno scatenato Banfi) nell’insolita veste di ingegnere orientale, con inevitabile parlata insolita (la R diventa L); “Domenica” è l’episodio più spento e noioso, nonostante la Bouchet; “Venerdì” presenta un molleggiato sottotono.
Fiacchissimo colpo di coda della commedia a episodi, in evidente debito di idee, di freschezza, forse anche di voglia. Quasi terribile quello con Placido, decoroso quello di Banfi con la Divina (e un bel gruppo di caratteristi d’appoggio), impalpabile il segmento del Molleggiato. Del tutto trascurabile, peccato per il coinvolgimento di Festa Campanile al suo minimo storico.
Tre episodi con tre protagonisti sulla carta validissimi (Banfi, Placido, Celentano) più bellezze e caratteristi assortiti. Placido è il meno “brillante” dei tre attori e il suo episodio, commedia degli equivoci di impostazione classica, ne risente; Celentano anticipa con sufficiente brio i suoi episodi di Grand Hotel Excelsior e Sing Sing; Banfi, agevolato dall’avere i comprimari più incisivi (la Vukotic, Vargas e Baccaro) e da una insolita Fenech orientale, dà vita all’episodio più divertente del trio.
Una commediola ad episodi non memorabile, ma efficace e che si lascia sempre vedere volentieri. Il risultato artistico dei singoli episodi è alterno e per una volta abbasso il pollice per quello con Celentano che, a mio avviso, risulta fiacco. Divertente l’episodio con Banfi e poi la Fenech giapponesina è un culto! Pochadistico e godibile l’episodio con Placido, dunque di mio gradimento (arrivo quasi a definirlo il migliore del trio). In dvd (Federal video) è tagliato.
Abbastanza trascurabile questa commedia a episodi, tipica del periodo. Del lotto l’episodio migliore rimane quello con Banfi e la Fenech, affiatati come sempre e circondati da un cast di spessore comico (Vargas e Baccaro su tutti). Il segmento con Placido è gradevole, si lascia vedere ma nulla più, colpa anche di una spenta Bouchet; l’episodio di Castellano & Pipolo, che dirigono il “prediletto” Celentano, è nel tipico stile del trio, con il molleggiato che si ritaglia il solito personaggio burbero e inanella non-sense a tutto spiano. **1/2
Tre episodi divertenti e molto anni ’70. Forse il migliore dei tre è quello con Lino Banfi, per le trovate esotiche (la Fenech in versione giapponese, finalmente doppiata dalla stessa Edwige), la cena al ristorante pugliese, la Vukotic fidanzata furiosa e i vari travestimenti (Banfi versione geisha). Il bello, però, non è (ri)vedere la coppia Fenech/Banfi o constatare che Adriano Celentano, anche nei panni dell’impresario eccentrico Costatine, se la sa cavare bene, ma un giovane Michele Placido alle prese con Barbara Bouchet! Tre.
Dimenticabile commedia a episodi girata quando ormai il genere era tramontato da un pezzo. Martino dirige tutti e tre gli episodi, ma non lascia un segno indelebile e il cast è mal sfruttato. Banfi e la Fenech deludono le aspettative, forse anche per colpa di una storia per nulla interessante. Placido è il peggiore della compagnia. Celentano strappa ogni tanto qualche risata ma anche lui ha fatto di meglio. Evitare.
Di commedie italiane a tre episodi più belle ce ne sono molte. I tre episodi sono nel complesso carini ma nessuno è veramente comico o degno di nota. Nel primo episodio Banfi fa ridere (a mio parere più di Placido e Celentano), ma è proprio la storia ad avere troppi profili ingenui e quindi poco divertenti (tranne quando c’è Salvatore Baccaro in sena, assolutamente imperdibile). La seconda con Placido è troppo sempliciotta e poco innovativa, tendente al noioso, mentre Celentano ha fatto di meglio.
Mi chiedo come Celentano sia finito in un film del genere: il primo episodio con Banfi parte bene, pieno di gag, ma rallenta il ritmo lungo la strada e diventa del tutto indigeribile quando la Fenech sfodera delle improbabili arti marziali. Quello con Placido e la Bouchet è una tipica farsa degli equivoci, abbastanza simpatica, ma diretta da Campanile in modo anonimo e svogliato; allora il migliore è proprio Celentano, che insieme ai registi Castellano e Pipolo conserva la sua comicità fresca e leggera, ma dopo più di un’ora di noia è poco.
Ultimi guizzi e primi rantoli del tradizionale film ad episodi, esiti assai gracilini e debolucci. L’episodio diretto da Martino si basa sulla collaudata accoppiata Banfi-Fenech, ha una certe verve e riesce a “svoltare” in maniera interessante. L’episodio di Festa Campanile è una slavatissima mini-commedia degli equivoci, con una Bouchet incredibile come siciliana vessata dai genitori. Il terzo, quello con Celentano attore, che non mi piace proprio, offre solo discreti inserti coreografici, ed è veramente triste nella sua irredimibile banalità.
Concordo con chi ritiene il primo l’episodio migliore: simpatico Banfi, Vargas “provolone” e una Fenech nipponica con tettone in mostra invero improbabili in una donna giapponese dell’epoca; il secondo è deprimente, a prescindere dalla fulgida bellezza di Barbara Bouchet, sempre piacevole da vedere; davvero patetico Celentano nel terzo, che gioca a scimmiottare – nel caso del molleggiato è l’aggettivo giusto – Alain Bernardin, patron del parigino “Crazy Horse”. C’è anche il povero Ernest Thole, figlio del copertinista Karel…
Tre registi, tre episodi, formula già utilizzata con successo dalla commedia all’italiana. Stavolta il risultato è altalenante: se Martino e Festa Campanile dirigono ottimamente le coppie Banfi/Fenech e Placido/Bouchet con risultati discreti (soprattutto il secondo episodio) Castellano & Pipolo invece dirigono fiaccamente un episodio (il più debole) con un Celentano sottotono e quasi svogliato e neanche le ballerine del Crazy Horse riescono a risollevarne le sorti. Si ride a sprazzi ma nel finale si sbadiglia più del personaggio di Placido.