SABBIE MOBILI di Rita Parisi

Creato il 05 settembre 2014 da Linda Bertasi @lindabertasi

Oggi vi presento il libro di Rita Parisi dal titolo “Sabbie mobili”, un romanzo che mi ha spiazzato, incuriosito, catturato. 125 pagine da divorare in poche ore, ve lo assicuro!

SINOSSI: Il primo ricordo che Chiara conserva di suo padre è un canotto verde e azzurro, una giornata al mare, la paura e l’emozione dell’imparare a nuotare; sullo sfondo, come in una fotografia, il volto austero di sua madre. Molti anni dopo, Chiara è su un treno per Trieste, adesso che la scoperta della sua sterilità, la depressione e i tradimenti hanno distrutto il matrimonio con Marco e che tutta la sua vita si è accartocciata come un foglio vecchio. E lì, sul treno, Chiara lascia scorrere i ricordi come un film dietro il finestrino per poi ritrovare, tra di essi, l’atroce verità che le ha cambiato la vita.
Sabbie mobili è la fotografia di un’assenza, il ritratto in chiaroscuro di due madri mancate e di un amore segreto. 
La scrittura vellutata di Rita Parisi sa accarezzare con delicatezza temi scottanti come la sterilità e la depressione ed è, al tempo stesso, il fil rouge che lega i destini dei protagonisti nel loro fatale rincontrarsi e perdersi nel tempo.
Il romanzo si apre con una fotografia: una bambina seduta su un canotto verde e azzurro. Una fotografia che scatena in Chiara, la protagonista, il ricordo di un’infanzia fatta di giochi e risate con il padre e il vuoto lasciato da una madre troppo presa dalla sua professione di scrittrice.Chiara, oggi, è una giovane donna con un grande peso sul cuore; è una donna sola: il fallimento di un matrimonio alle spalle, il tradimento del marito e una madre con troppi scheletri nell’armadio. Chiara sta raggiungendo il treno che, da Roma, la condurrà a Trieste; un viaggio inaspettato e imprevedibile, con una compagna di viaggio che risveglierà i ricordi del suo passato: dalle prime cotte al suo trasformarsi in una donna, dalle prime esperienze sessuali alle delusioni con le amiche e alla droga, in un crescendo di sbagli e rivincite. Ma è quando il treno raggiunge la stazione di Trieste che il futuro la sorprenderà: Chiara dovrà affrontare, ancora una volta, i fantasmi del suo passato perché niente è come sembra e tutto può ancora essere riscritto.
 
'Due giovani che sperano, sognano, attendono. Un figlio ce lo chiedono, la mia pancia troppo piatta diventa il catalizzatore di ogni sguardo indiscreto. Ma quel figlio non arriva, svanisce ogni mese nel sangue. E con lui svanisco anch’io, poco alla volta.'
Il libro della Parisi è spiazzante, uno straordinario affresco che lascia il lettore boccheggiante, in attesa del prossimo colpo di scena. L’assenza di capitoli nella narrazione incatena alle pagine e la trama costruita come una matrioska ci rivela, parola dopo parola, il passato e il presente di una donna sola e sensibile.
I temi trattati sono molteplici: dalla depressione alla sterilità, dalla maternità all’inganno, dall’omicidio al tradimento. L’autrice tocca argomenti estremamente delicati e lo fa con una maestria impareggiabile: pennellate di colore che viaggiano su frasi armoniche e catapultano nel libro.
Ho apprezzato particolarmente il tema della depressione descritto con semplicità, in particolare la scena in cui Chiara siede su una panchina di una piazza affollata di persone e colori, in netto contrasto con la sua anima grigia; la Parisi inserisce i particolati propri della quotidianità per descrivere una donna divorata dal dramma della sterilità e che, malgrado il marito amorevole, cade vittima di una depressione senza esclusione di colpi. Una depressione che soffoca e cancella ogni momento felice, una depressione sostituita da un destino che si diverte a giocare malvagiamente con la vita della protagonista.Proprio la sorte è il motore che anima la storia, una sorte avversa che sembra abbattersi selvaggiamente sull’esistenza di Chiara, conducendola dalla depressione alla scoperta del tradimento e dal tradimento ai risvolti più impensabili. E, non da ultimo, il tema della morte inteso come beffa che si ripresenta metodica, ora come fine di tutto, ora come inizio e soluzione.

Qualcosa ci spinge verso il destino e noi poveri cristi gli andiamo incontro. Come marionette mosse dai fili di uno scaltro e dipsettoso burattinaio.
Ho apprezzato particolarmente l’intreccio mirabile che si tinge di giallo, nella seconda parte del libro, e il rapporto madre-figliache, come un boomerang, si ripercuote sulla vita delle due donne mettendole costantemente in competizione. Uno degli aspetti più accattivanti del libro è l’imprevisto:quando il lettore crede di aver sistemato ogni tassello, ecco subentrarne uno nuovo che rimette tutto in discussione.La caratterizzazione dei personaggi è lodevole, anche gli antagonisti acquistano spessore, trasformandosi alle volte in personaggi-chiave per la buona riuscita della storia.
“Sabbie mobili” è il dramma di due donne interrotte, di due vite a confronto. Il racconto di un percorso di sofferenza che conduce alla maternità. Un libro che inizia e finisce con un’istantanea, quella delle sabbie mobili che inseguono la protagonista come un ritornello per tutta la sua vita.Il messaggio che l’autrice mi ha trasmesso è quello delle radici che non si cancellano e non si dimenticano, radici che, come calamite, ci attirano e guidano le nostre azioni.

'Certi legami sono radicati, te li porti dietro e dentro da tutta una vita. Puoi scappare, rifiutare, archiviare, lasciare alle spalle, ma il cordone ombelicale non si spezza mai completamente. Non si sfugge alle proprie origini, non si risolvono i conflitti nel rancore. Quello che sei è il risultato di chi ti ha messo al mondo, nel bene e nel male. E arriva sempre il momento della resa dei conti.'
Se cercate un romanzo introspettivo, un romanzo che racconta il dramma di una coppia e di una famiglia, di una vita che delude, che sfugge e che illude da giovani come da vecchi, che racconta la lotta di una donna per la propria felicità, quasi una rincorsa sino all’ultimo respiro, non lasciatevi sfuggire questa prova letteraria.Questo e molto di più è il romanzo di Rita Parisi.
'Già allora lo sapevo, anche io prima o poi sarei finita nelle sabbie mobili.'

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