Sarà la sfortuna che le mette ancora una volta contro una attesissima partita di Champions League, stavolta Milan - Barcellona, ma pure la terza puntata del nuovo programma di Sabina Guzzanti non riesce a superare il 4% di share e questo nonostante la presenza di un ospite d'onore che in passato faceva impennare gli ascolti: il giornalista Marco Travaglio.
Non è bastato qualche aggiustamento della scaletta per fare di "Un due stella" un programma di successo, dando più spazio a Nino Frassica e agli altri comici della trasmissione, ed è evidente che i difetti strutturali sono tanti e tali che difficilmente potrà diventarlo in futuro.
Non è bastato alla Guzzanti inserire un personaggio nuovo, quello della ex presidente della confindustria Emma Marcegaglia, aggiungendolo alle solite Lucia Annunziata, Barbara Palombelli, Valeria Marini, Moana Pozzi etc, per ammodernare un programma che sa di vecchio, anzi la scelta di creare il personaggio di un ex presidente pare addirittura rafforzare l'impressione di una trasmissione in affanno verso la contemporaneità.
Non che la Guzzanti non ci abbia provato a far satira sui nuovi protagonisti della politica italiana, ma purtroppo non c'è riuscita, proponendo battute banali e stantie e finendo per finire a nominare il solito Berlusconi, con i soliti argomenti che ormai tutti conoscono a memoria.
La Guzzanti dunque non fa ridere, forse non lo ha mai saputo fare, ma oggi, senza la copertura della militanza politica, sembra se ne stiano accorgendo tutti, tanto che ho letto stamattina che "Un due tre Stella, sarebbe divisa in due parti: la prima è una parte affidata ai comici che fanno ridere, la seconda quella in cui Sabina fa satira. Se ne dedurrebbe che la satira non fa ridere, quando dovrebbe essere il suo scopo dichiarato, e si deve invece dedurre che è la satira della Guzzanti che non fa ridere, con tutte le conseguenze del caso.
L'intervento dell'ospite d'onore Marco Travaglio non ha aiutato l'ex comica di Rai 3 a sollevare la qualità del programma, che aveva come tema della puntata prorpio "La Televisione", perché pure il giornalista torinese, con ambizioni di autore satirico anch'egli, come sappiamo, si è prodotto in una ricostruzione dell'editto bulgaro con il quale Berlusconi (e chi altri sennò) fece allontanare Biagi, Santoro e Luttazzi dalla Rai, storia che i seguaci del fondatore de il Fatto Quotidiano conoscono ormai a memoria, facendo ripiombare nell'atmosfera del già visto e già sentito.