Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 109'
La trama (con parole mie): Breacher, uomo tutto d'un pezzo, ex Navy Seal e guida di un team di spaccaculi della DEA, agenti abituati a dare tutto e anche di più, e vivere perennemente sul filo tra
sparatorie e missioni come infiltrati, persi la moglie ed il figlio, progetta un colpo che possa permettere alla sua squadra di prendersi quello che di norma non arriva mai ai loro livelli.
Nel corso di una missione che prevede l'eliminazione di un potente boss del narcotraffico, infatti, al tesoro di quest'ultimo vengono sottratti dieci milioni di dollari da spartire tra Breacher ed i suoi: peccato che, al momento del recupero della refurtiva, il denaro risulti sparito, rubato da qualcuno che ancora non ha volto.
Da quel momento per gli agenti cominciano i guai seri: dall'indagine che l'FBI apre su di loro ai conflitti interni, infatti, l'atmosfera si fa sempre più pesante.
E quando i membri della squadra cominciano ad essere uccisi apparentemente per mano di sicari inviati dai leader del Cartello ed entra in gioco una detective della omicidi, la situazione per Breacher pare farsi sempre più complicata.
Ma è davvero tutto come sembra, o le cose potranno addirittura complicarsi?
Era dallo scorso gennaio, quando per la prima volta vidi il trailer, che attendevo il nuovo lavoro di David Ayer – che la maggior parte conosce più per il buono e recente End of watch che non per i suoi
altrettanto interessanti lavori precedenti – quasi quanto il secondo capitolo di The Raid, pensando che sarebbe stato senza dubbio uno dei filmoni action e sguaiati più esaltanti della stagione, con uno Schwarzenegger tornato ormai a bomba su quella che era la sua specialità prima della carriera politica ed un cast di fordiani ad honorem – Josh Holloway e Joe Manganiello – ed interpreti che non ho
mai particolarmente amato ma che non riesco a farmi stare davvero antipatici – Sam Worthington e Terrence Howard -.
Il risultato è stato, seppur parzialmente deludente per quanto riguarda lo script, assolutamente in linea con quelle che erano le aspettative del Saloon: Sabotage è infatti un ruvido action dai risvolti crime legato ai concetti di superamento del dolore e fratellanza, abile mix tra un qualsiasi episodio di The Shield ed il soprendente Lone survivor.
Schwarzy, nonostante i settanta siano ormai alle porte, pare ancora un treno in corsa – come il suo amico e rivale Sly -, e regala al pubblico un personaggio spigoloso e controverso, paterno quanto spietato, in grado di mescolare le sue espressioni migliori – il sigaro acceso con compiacimento mi ha riportato alla mente l'epoca di Predator – ad un lato più drammatico che, seppur reso con la sua non proprio esaltante espressività, risulta funzionale rispetto al charachter.
Peccato che, di fatto, lo script – firmato anche da Ayer, come sempre accade per i suoi lavori, essendo lo stesso nato proprio come sceneggiatore di Training Day – non supporti al meglio un'ottima galleria di protagonisti – che, per quanto agenti, si mantengono decisamente in bilico sul labile confine tra Ordine e Caos -, un montaggio serratissimo e ben congegnato ed una tecnica sempre ottima: più che dedicarsi, infatti, ai dettagli in grado di definire in una singola scena l'esistenza intera di un charachter – quello che accade nei lavori di Michael Mann, per citare un Maestro del genere -, ci si preoccupa principalmente di arrivare a destinazione, tagliando un po' troppo con l'accetta e portando, di fatto, la prima parte ad apparire più come un cocktail tra un legal drama ed uno slasher e la seconda nel più classico film di genere con il protagonista ormai incazzato come un bufalo pronto a vendicarsi e distruggere tutto quello che si trova di fronte.
Uno spreco di potenzialità, dunque, per una pellicola che, andando oltre il sangue e le sparatorie, i morti ammazzati ed il crimine, racconta una vicenda di tradimenti, vendette, passioni e pugnalate alle spalle da fare invidia ad un drammone d'altri tempi: probabilmente la produzione, più concentrata sul lato action, ha preferito evitare che Sabotage assumesse le dimensioni – ed il minutaggio – di un'epopea in stile The Heat che non tutti gli spettatori – soprattutto quelli occasionali – avrebbero gradito, almeno ad un primo approccio.
Dunque, per quanto abbia concluso la visione in piena esaltazione agonistica che solo film di questo stampo riescono a stimolare nel sottoscritto, resta un vuoto dentro rispetto a quello che Sabotage
sarebbe potuto diventare se supportato adeguatamente in fase di scrittura: un po' come stendere un nemico dopo l'altro per scoprire di essere stato tradito dalla propria famiglia, o arrivare ad essere l'unico ancora in piedi, ma con il fato già scritto.
A quel punto non resta che sollevare il bicchiere, e fare un ultimo brindisi anche ad un destino beffardo.
MrFord
"I can't stand it, I know you planned it,
I'm gonna set it straight, this watergate.
I can't stand rockin' when I'm in here,
cause your crystal ball ain't so crystal clear.
so, while you sit back and wonder why,
I got this fuckin' thorn in my side.
oh my God, it's a mirage!
I'm tellin' y'all it's sabotage!"
Beastie Boys - "Sabotage" -