Sacrilegio o nostalgia?
Da Mark
@OfficinaDiMark
Non chiedi il permesso, ma è come entrare in un libro di storia, vero, non artefatto, in una tradizione tramandata nell’interezza dello stivale. Questa è la fotografia che ho scattato e fissato nella camera oscura destinata al pensiero. Il tutto scaturito dalla semplice richiesta di una tovaglia un “po’ a modo” per la cena della sera, che ha destabilizzato la routine quotidiana, mentre la suocera ricercava tra i cimeli qualcosa che potesse andare per l’occasione, rivivevo ad occhi aperti scene vissute a casa dei mie genitori, dove c’erano e ci sono ancora posate, biancheria, piatti e bicchieri a far bella mostra per le grandi occasioni. I ricordi si spostano a casa di mia nonna, dove all’apertura di credenze o ripostigli si diffondeva nell’aria l'odore acre delle palline di naftalina, che la leggenda narra dovessero esser deterrenti alle tarme. Ora è tutto cotto e mangiato, fast-food da quattro soldi, non c'è tempo per ripercorrere riti e tradizioni, e nel contempo non ha alcun senso accumulare per non usare, eppur la nostalgia del rito in se mi prende come un cappio alla gola. Allora apro una busta di plastica sigillata come uno scrigno, con su ancora il prezzo in lire, una serie di cartoline esplicative del prodotto, un'attenzione maniacale che a malapena ricordavo, imbandiamo la tavola e torniamo ai fornelli, da lontano ammiro quel capolavoro e penso, che spreco usarlo come tovaglia. La serata è scivolata con piacere, tranne per quella tovaglia apparecchiata, ridipinta con il rosso del vino e il nero del caffè.