Sinossi
Numerose sono le storie che si intrecciano in questo documentario; senza mai incontrarsi, i personaggi assortiti e diversi tra loro, vengono collegati dall’unico vero protagonista di questa vicenda: il Gra, il più grande raccordo anulare d’Italia.
Recensione
Di come abbia fatto Gianfranco Rosi a scovare questi personaggi resta un mistero, originali e controversi infatti colpiscono immediatamente la nostra attenzione.
C’è l’esperto botanico che ha come missione di vita quella di espellere dalle palme i temerari parassiti; c’è un gentiluomo barbuto somigliante vagamente a Gandalf e Mago Merlino; due prostitute transessuali (ormai in là con l’età) e un nobile decaduto costretto ad affittare la sua enorme casa per set di fotoromanzi.
Straordinaria è l’estrema cura avuta dal regista nel dipingerci gli stessi protagonisti erranti; essi, in contrasto con la confusione del Gra, risultano, al contrario, immobili e statici. Infatti non vanno da nessuna parte, semplicemente vivono, mostrandoci una parte della loro esistenza.
Anche le immagini avvolgenti e toccanti, ci proiettano in un mondo onirico e suggestivo in contrapposizione con la verità del linguaggio documentaristico.
Interessante inoltre è la metafora che Rosi fa del Sacro Gra. Il grande raccordo assume non solo la valenza di una strada enorme e variopinta, dove può accadere ogni cosa, ma anche quella di un luogo misterioso, un vortice gigantesco, che, seppur apparentemente non sembri condurre a niente, in realtà collega ogni cosa: una sorta di castello di Atlante, dove i cavalieri vengono attratti e dove vedono realizzati i loro più profondi desideri.
“E quale è di pazzia segno più espresso | che, per altri voler, perder se stesso?”
Orlando Furioso (canto XXIV, ottave I-II)
Congratulazioni ancora al leone dei leoni… quello d’oro appunto!
E’ proprio vero che l’arte non passa mai inosservata!
Alice Coiro
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