Sacro GRA – La silenziosa realtà degli Umili all’ombra della Città Capitolina

Creato il 10 settembre 2013 da Thefreak @TheFreak_ITA

La tradizione del Festival del Cinema di Venezia, arrivato quest’anno alla sua 70esima edizione, con la sua eccezionale magia ed il suo leggendario eco che fa da sempre rumore in tutto il mondo non smette mai di sorprendere.

Eppure quest’anno il Lido ha voluto veramente esagerare; si, perchè per tutti gli amanti del Grande Schermo che hanno sempre ritenuto il genere pseudo-cinematografico del “Documentario” la copia sfigata del suo fratello maggiore “Lungometraggio”, la risposta della Grande Giuria veneziana, presieduta quest’anno nient’altro che dal grande Bernardo Bertolucci, il master de “Novecento”, arriva forte e chiara : il Documentario va’, ci piace ed è pure vincente!

Ed a portarsi a casa il celebre e succulento Leone D’oro, con lo stupore, magari comprensibile, di tutta la Sala al momento della proclamazione ufficiale, ma con il voto unanime di tutta la commissione, è proprio il buon Gianfranco Rosi con il suo “Sacro GRA”.

Era addirittura dal lontano 1998, con “Cosi Ridevano” di Giovanni Amelio, che l’Italia rimaneva a bocca asciutta allo sfavillante Festival di settembre. Cio’ nonostante quest’anno il Tricolore, a cui Bertolucci ammiccando fa l’occhiolino, senza però essere di parte, è tornato a trionfare, ed addirittura con un genere sperimentale come quello del Documentario, che, a detta dello stesso Rosi sopra il palco durante la cerimonia di premiazione : ”Non deve farci paura!”.

Adesso più che mai, direbbe il sottoscritto, in un momento storico ed economicamente buio come quello che – ahimè – l’Italia si trova tristemente a dovere affrontare. Esattamente, perché, al posto dei classici film strappalacrime o delle “irresistibili” commedie da botteghino, Rosi, lontano dai cliché della Roma bene, dalla imponenza dell’Altare della Patria, dalle lussuose terrazze di Trastevere e dalla ricchezza spasmodica di Piazza di Spagna, descrive una realtà alienata, ma consapevole, umile, ma non povera di spirito, semplice, ma tutt’altro che stupida, che appare quasi come un faro nella notte in questo attuale maelstrom socio-culturale in cui adesso ci ritroviamo.

E’ la realtà, solo apparentemente anonima e priva di significato, di tutte le famiglie popolari che, nei loro micromondi, ma fortissimi della loro identità, vivono alla corte dei rumorosi capricci dei 68 chilometri del Grande Raccordo Anulare, in arte GRA, la più grande ed incasinata linea autostradale del Bel Paese.

Ci vuole un grande coraggio a fare quello che ha fatto il regista eritreo, scavalcando addirittura “Miss Violence” del greco Alexandros Avranas, arrivato solamente secondo.

L’idea funziona, perche vera ed autentica, e Rosi, con il suo stile alla Fareneith 911, ci sa proprio fare, ed è evidente che non è a caccia di facili applausi o che tantomeno voglia solamente arruffianarsi il Pubblico. Sacro GRA infatti e’ la storia, nata dalle espierenze “on the road” del paesaggista Nicolo Basetti, della ricerca di una identita’; l’’identita non solo del singolo, che oggi appare confuso alla massima potenza, ma anche di un intero Paese qual è il nostro, sperduto, impaurito, attraversato da un fitto raggio di luce nera. Perché l’identità infatti non si trova solamente nelle affollate vie del centro storico, ma forse più che mai nelle isolate periferie sub-urbane.

Ed i personaggi, che non sono affatto delle caricature o delle macchiette, ma che al contrario sono forti di spirito, animo e presenza, ci sono un po’ tutti : Cesare, vecchio pescatore del Tevere, che, insieme alla sua impassibile moglie Irene, legge piuttosto incazzato, ma facendo sorridere, un articolo sulle anguille. Francesco, simpatico botanico armato delle sue pozioni chimiche che cerca disperato di distruggere le larve divoratrici che invadono le palme. Gaetano, attore di fotoromanzi impegnato sul set. E poi Paolo, Amelia, Filiupo, Xsenia, nonchè loro, le stupende regine della notte, le lucciole che silenziose abitano il bordo della strada bruciando copertoni e fumando sigarette.

Insomma, una realta’ molto lontana dalla caciara e dalla movida notturna del Bar del Fico. Una realtà che però sà ardentemente di vita, di verità, di quotidiano, ed in questo Rosi è straordinario, straordinario a riprendere ed accarezzare una sfumata realtà in movimento, che scorre naturale, senza forzature, fatta di piccole cose, mentre intanto i greggi di pecore pascolano piano piano vicino alle auto impazzite che sfrecciano a tutta potenza.

Rosi è modesto, non voleva conquistare il trono della Serenissima, ma con la sua semplicità e la sua macchina da presa, senza assurde ambizioni, ci riesce, zittendo tutti.

“Sacro GRA”,  la ruggente voce della periferia romana, dal 26 settembre nelle sale cinematografiche.

di Jack Forrest Sabella

                                                                                                       

  

  

Qui di seguito il Trailer ufficiale

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