Safari Australe Ovest #4: a bordo dei mokoro sull’Okavango

Creato il 28 gennaio 2014 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Prosegue il nostro viaggio in Africa sulla rotta del Safari Australe Ovest…

Questa mattina non dobbiamo smontare il campo perché resteremo per altre due notti qui. Il fatto di non dover smontare la tenda e richiudere il bagaglio per caricarlo sul camion, mi sembra già un lusso. Sveglia alle 6.30 e partenza alle 7.30.

Il nostro programma prevede una gita lungo i corsi dell’Okavango con le tipiche imbarcazioni locali, i mokoro. Dopo circa un quarto d’ora di tragitto in jeep, raggiungiamo il punto di imbarco. Prendiamo posto a due a due su queste suggestive e sorprendentemente comode imbarcazioni, ciascuna spinta da un uomo o donna che con un lungo bastone di legno muovono la barca tra gli intricati canali del delta.

Le barche scorrono silenziosamente tra le acque limpide e placide dell’Okavango facendosi strada tra i canneti, le ninfee e i papiri. Si respira una pace indescrivibile. L’unico problema è che la nostra imbarcazione, l’unica ancora in legno mentre le altre assegnate ai nostri compagni sono tutte in vetro resina, inizia ad imbarcare un sacco di acqua.

Per fortuna il nostro giro dopo mezz’ora prevede una sosta sulla terraferma. La nostra guida torna subito indietro per sostituire il nostro mokoro e dopo poco fa ritorno per recuperarci. Noi ne approfittiamo per sondare il territorio e scopriamo subito un branco di zebre. Ci osserviamo a vicenda per un bel po’ di tempo finché loro si voltano e poi si allontanano sollevando polvere dalla terra arsa. Risaliamo sulle nostre imbarcazioni navigando per un’altra ora abbondante.

È sorprendente quanto sia rilassante questo tragitto: gli unici rumori che si sentono sono quello della barca che scivola leggera spostando garbatamente l’acqua su cui poggia e il fruscio del vento che si fa spazio tra le canne.  Le barche poi attraccano e ci fanno scendere. Ci dividiamo in tre gruppi con tre diverse guide per una sorta di mini trekking alla scoperta della fauna della zona. Incontriamo altre zebre che con immensa eleganza si muovono tra gli arbusti, regalandoci una visione molto poetica di questo ambiente naturale.

In questa escursione, durata poco meno di due ore, non incontriamo molti altri animali, ma il paesaggio è talmente bello che non restiamo comunque delusi. Il caldo però si è fatto prepotente per cui sentiamo il bisogno di fare ritorno in modo da rifocillarci all’ombra di un albero.

Tornati alle imbarcazioni riprendiamo il nostro percorso verso il punto da cui eravamo partiti. Ad un certo punto però le dieci barche si fermano e le guide ci spiegano che in questo punto del fiume è possibile fare il bagno. Vedo tutti i miei compagni di viaggio ritrarsi dubbiosi per paura delle strane creature che potrebbero nascondersi nelle acque per nulla torbide di questo fiume, ma forse anche spaventati dai batteri che potrebbero contenere. Il nostro coordinatore però inizia a spogliarsi e dietro di lui un altro membro del gruppo.

Io in queste occasioni ho sempre quella vocina nella testa che mi martella: “Una volta nella vita”. Ma sì, lancio i miei vestiti e mi butto anche io nelle fresche acque dell’Okavango. Un bagno ristoratore, una scossa di adrenalina alla quale proprio non ho saputo rinunciare.

Facciamo rientro al nostro campo ad un’ora adeguata per poter ancora fare la doccia e preparare la cena. Questa sera abbiamo pensato di farci una grigliata di carne, ma l’idea non è stata esattamente delle migliori. La carne comprata al supermercato locale è risultata tutt’altro che tenera e abbiamo fatto un po’ di fatica a mangiarla. Per fortuna resta la meravigliosa atmosfera delle nostre cene intorno al falò a rendere comunque anche questa serata indimenticabile.

Prima di andare a letto ci scaldiamo un po’ di acqua e di latte da mettere nei termos per la mattina seguente: avendo la sveglia molto presto ci organizziamo in questo modo per non saltare la colazione…

Leggi la puntata precedente: in volo sul delta dell’Okavango


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