La società a cui fa riferimento la studiosa è quella dei primi anni Settanta, essendo la pubblicazione originale del testo risalente al 1973. Eppure, la portata delle considerazioni della Sontag è tale che a tutt’oggi è possibile riscontrare, tra le righe, una bruciante attualità. Sulla fotografia è un testo composito, la cui scrittura è venuta costruendosi in progress, un saggio dopo l’altro. Dal primo, Nella grotta di Platone, al sesto ed ultimo, Il mondo dell’immagine, si snoda una classificazione dei modi con cui la rappresentazione fotografica incide sul mondo: le fotografie «forniscono testimonianze», perché «il documento fotografico incrimina» e comprova, anche, e, più ancora, la fotografia in quanto pratica e oggetto, porta con sé i termini dell’aggressione.
In questo senso, centrale è l’acquisizione, non originale ma ben riletta, relativa alla magicità del medium fotografico, strumento di riproduzione su cui, dalla sua “invenzione”, si sono affastellate teorie talvolta più letterarie che di altra natura.
E tuttavia, in fin dei conti, chi di noi non ha provato, almeno una volta nella propria vita, di fronte a una fotografia, quella sensazione di trovarsi, cosciente però di esserci dentro, nella grotta di Platone?
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