L’avvertenza migliore è di tenere sempre a mente questi due snodi: la funzione sociale dell’arte, sempre che ne abbia una, e lo statuto della comunicazione visiva, incluse le sue trasformazioni nel corso della storia.
Stiamo parlando di un’opera di straordinaria, in tutti i sensi, eterogeneità. Punti di riferimento imprescindibili sono tanto il saggio sui dipinti d’altare, quanto quello sui simboli della rivoluzione francese, tanto la riflessione sulla scultura all’aperto, nella quale è contenuta una deliziosa “storia” delle statue di Piazza della Signoria a Firenze, quanto il divertissement sugli scarabocchi rinvenuti nell’Archivio Storico del Banco di Napoli.
In totale, undici gruppi di argomentazioni, tutti illuminati dalla breve, ma pregna, introduzione, utilissima per delineare i limiti di campo: tenere da conto la “domanda di immagini”, e la sua rilevanza nel corso della storia, e comprendere che anche la forma che rifugge la funzione, proprio per questo la sta inseguendo.
Un volume da recuperare, per possedere uno strumento che non sia solo una storia, o una critica, ma fornisca le coordinate fondamentali per quel difficile atto che è la lettura delle immagini.
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