Perciò mi limito a pubblicare la traduzione dell’intervista che il quotidiano Die Zeit ha fatto a Sahra Wagenknecht, vicepresidente oltre che portavoce economico della Linke. Con qualche giorno di ritardo: perché mi era sfuggita nei giorni del Renzi rampante.
Signora Wagenknecht, qual’è a suo giudizio il maggiore vantaggio dell’Unione Europea?
Dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa unita ha portato pace. Ma fin dal Trattato di Maastricht e dal Trattato di Lisbona, la Ue si è evoluta verso una direzione funzionale soprattutto agli interessi delle grandi imprese e delle banche.
Ma questo non è un vantaggio? Si può vivere, lavorare e fari affari dove si vuole…
Infatti in questo non c’è nulla di male, a patto che vi siano regole che impediscano gli abusi del mercato e del dumping salariale come di fatto accade. Questo porta le retribuzioni sempre più verso il basso e sviluppa reazioni di ansia e di difesa che finiscono per dare fiato ai gruppi nazionalistici o di destra che agiscono poi per i propri fini.
Ecco non le sembra che la sinistra possa rassomigliare proprio ai gruppi nazionalisti?
Non è certo nazionalista opporsi a una Ue in cui i lavoratori e anche le classi medie dei vari Paesi non hanno lobby e strumenti di pressione. Questo tipo di integrazione riduce il welfare per la maggioranza delle persone e contemporaneamente fa crescere sentimenti anti-europei. Abbiamo 19 milioni di disoccupati nel sud dell’Europa e una politica di austerità disastrosa, della quale la Commissione Ue è responsabile in quanto parte della troika. Interi paesi sono messi nelle condizioni di non poter reagire e gettati in un abisso sociale.
È d’accordo con Oskar Lafontaine, che la Germania dovrebbe ritirarsi dall’euro?
Lui non ha suggerito che la Germania lasci l’euro, ma che si crei un sistema monetario con tassi di cambio stabili e controlli di capitali in luogo dell’euro. La moneta unica così com’è stata pensata e introdotta non funziona, ma divide l’Europa.
Qual’è l’alternativa? Il ritorno al marco ? Molti economisti sono contrari
Ma altrettanti hanno un’opinione diversa. È chiaro che uno scioglimento della moneta unica non deve permettere la speculazione sui tassi di cambio. Ci devono essere delle istituzioni che mantengano stabile il mercato valutario. E servono controlli sui capitali.
Lei argomenta allo stesso modo di Alternative für Deutschland.
Ma per favore. Il leader di AfD, Hans Olaf Henkel è un lobbista neoliberista che per tutta la sua vita ha cercato di abbassare i salari e tagliare il welfare. AfD non è per l’Europa sociale.
Die Linke è quindi l’AfD dei poveri?
Sciocchezze. Oltretutto anche le classi medie beneficerebbero di un welfare più corposo e di migliori salari.
Lei è stata deputato europeo dal 2004 al 2009. Si riesce a fare nulla a Bruxelles e Strasburgo?
E’ importante che vi sia un forte voto di sinistra. Ma ho sperimentato da vicino come sia pervasivo e potente il sistema delle lobby. Ci sono più lobbisti in Parlamento e nelle commissioni che deputati. E le linee guida della Commissione Eu prevedono e facilitano quest’opera delle lobby imprenditoriali. Difficile pensare di poter cambiare qualcosa.
La fine della UE . Questo è il messaggio della Linke?
Questo non è il nostro messaggio. Noi vogliamo un’Europa che sia sociale e democratica e che affronti, per esempio, l’evasione fiscale dei ricchi e delle grandi aziende con imposizioni fiscali uniformi e di livello elevato. Spero che ci sia presto una resistenza attiva molto più forte da parte dei popoli d’Europa e che la frustrazione non si scarichi nell’elezione di partiti populisti di destra.
Tra Linke, Verdi e SPD c’è distensione. I leader della Linke e i Verdi si sono incontrati. Il segretario generale dell’SPD, Yasmin Fahimi sembra aperto ad una coalizione. E’ possibile una coalizione rosso-rosso-verde?
È una buona cosa che finalmente ci siano contatti. Tuttavia rimangono distanze significative. Quando guardo alle politiche fatte dall’SPD nella grande coalizione, vedo che si tratta di qualcosa di molto diverso da ciò che noi vogliamo politicamente.