Sai che mamma ha inventato Thor?

Creato il 25 luglio 2014 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1


Sono al computer e sto scrivendo. Sarebbe più giusto dire che ci stia provando con tutta me stessa, contro la gravità delle mie responsabilità e dei miei doveri. La mia è una postazione insolita, per scrivere intendo. Alla destra ci sono i fornelli quasi sempre accesi, il che vuol dire che qualcosa sempre bolle, nelle mie pentole. Giusto il tempo di accertarmi che nulla vada a fuoco davanti ai miei occhi, sotto il mio naso gli odori confermano quanto appena visto, e poi posso finalmente...Aspetta aspetta, quasi dimenticavo - "Luuuca, Franceeesco, basta tirarsi le sedie con i tavolini l'uno contro l'altro. Su, fate i bravi...ammamma". Ecco, ora posso farlo. Sì, posso cominciare a scrivere!
Be', quando una mamma scrive accade esattamente questo. Ci avete mai pensato?Scommetto che in questo momento, tra le risate di quanti staranno provando a immaginarsi la scena, c'è chi sorride e grida contro lo schermo: "è veeeero!".
Ora, percorrendo una curva che richiede una manovra molto ma molto ampia, a me piacerebbe dare una scossa a quei miti retrogradi e misogini che, purtroppo, ancora oggi tendono a complicarci la vita ("ci" sta per noi e noi sta per donne). Parto da un dato di fatto che non ho inventato io, no di certo, ma che ahimè esiste, c'è. C'ho le prove. Giusto per parafrasare un Ceccherini, ecco.
Il dato di fatto è una brutta storia, di quelle che vorresti non fossero vere e invece lo sono. Sono cronaca, sono autobiografia, sono storia, sono sociologia, sono materie di respiro generazionale e ci sono da sempre. Col tempo cambiano e basta, ma non smettono di esserci. Perché?
Che sia fin troppo chiaro che a scrivere ora è una donna, lasciatemelo dire, poco importa. Lo dico perché se fossi uomo, ad esempio, non salterei mai per lo sdegno nel vedere una donna allattare il proprio figlio sul posto di lavoro. Per dirne una. Così come non direi mai ad una collega che i figli sono un problema, per la promozione, per il contratto a tempo indeterminato, per le ferie e perché poi i bambini si ammalano e fanno la cacca e ti cambiano la vita e tu poi diventi ansiosa, più brutta, più goffa, meno disponibile. - "No dai, sii buona, tutto quel che vuoi, ma un figlio...no un figlio NO!".
"Cara Valentina, cosa vuoi, tu hai fatto la tua scelta, io la mia. Hai scelto la famiglia, io il lavoro, la carriera e per farlo non credere che io non abbia sofferto. Cosa credi, che non avrei voluto anch'io avere dei figli e una donna a casa che mi aspetta, tutte le sere?". Una volta un collega (si fa per dire), mi disse queste testuali parole. La mia voglia di mandarlo a cagare fu immensa, malgrado ciò non lo feci, pensate un po' che fessa. Vinse la mia educazione, la mia pazienza, la mia capacità di guardare oltre e focalizzarmi poco più avanti rispetto a chi ho di fronte. Questo mi aiuta molto, quella volta infatti capii due cose fondamentali. La prima, è che nel 2014, ancora molti uomini (ma non solo, anche donne!!!) soffrano di una spropositata nostalgia nei confronti di quello che fu il Medioevo, da non poterne proprio uscire e ho capito che il loro stare al mondo si basi fondamentalmente su questo, salvaguardare la cosiddetta età di mezzo, cioè roba da rimpiangere signorie e vassallaggio. La seconda, e questa tra le due è quella che amo di più, è che poverini non hanno capito veramente nulla di come va il mondo. 
E ora provo a spiegarvi perché.
Tempo fa Luca, mio figlio (oddio ma tu hai un figlio?), il grande (nooo, ne hai due?), che ha sei anni (scusa ma tu quanti anni hai?) ha saputo sfatare uno dei più grandi tabù dell'era moderna. Con tutta la grazia, la meraviglia negli occhi che solo i bambini hanno.
Donne o mamme? Lavoro o famiglia?  - E se fossi tutte e due le cose insieme, rischio la galera?


"Mamma, ma tu che lavoro fai?""Eh amore, mamma scrive di cinema e di libri e di tante cose. Mamma è un critico cinematografico!"."Nooooo, ma allora hai inventato Thor?".
Io "qui" trovo la forza per affrontare ogni cosa. Posso essere madre e tenere il grembiule in casa, e posso fare il lavoro che amo. E posso essere felice, donna e madre allo stesso tempo.
Quando si legge ciò che si scrive, si viene travolti da una montagna di sensazioni simili alla responsabilità di chi maneggia e lavora il vetro caldo, e alla gioia di chi mette al mondo una piccola creatura dalle forme indefinite eppure così riconoscibili. E poi ci si chiede:"sarò in grado? Posso realmente fare quello che sto cercando di fare? Alla gente piacerà? Mi ameranno o mi odieranno?". E dopo la paura arriva la soddisfazione, immensa, seconda solamente agli occhi di una madre che vede crescere il proprio bambino. Un puntino che a poco a poco prende forma, inizia a respirare, a decidere, a cadere per poi imparare a rialzarsi. A volte mi chiedo se sono pronta a farmi travolgere da tutto ciò, poi penso che i miei occhi tutti i giorni assistono a miracoli del genere, i miei figli. Ecco perché dico sempre che in loro vive la mia fonte di ispirazione più preziosa e inesauribile. Mi hanno stravolto la vita e continuano a farlo tutti i giorni, dando a me nemmeno il tempo di capire se questa vita è davvero la mia e se è reale. Urlo e mi incazzo tutti i giorni, raccolgo costruzioni e giocattoli e passo dalla cucina alle camere il più delle volte, senza nemmeno sapere chi sono. Eppure, attraverso questo caos, io ritrovo la pace e il tempo per non avere paura e rischiare tutti i giorni. Lo dico anche pensando a tutte le volte in cui, mi sono sentita dire, e mi sento dire tuttora:"hai fatto una scelta, la famiglia". E subito dopo la condanna a una vita di rimpianti e frustrazioni. Be', non è affatto così cari miei amici e colleghi ormai "arrivati". Io con i miei due figli oggi ancora scrivo, anzi scrivo di più, e divoro libri e pagine di ogni genere; vedo le prime soddisfazioni venirmi incontro, e lentamente la paura di sbagliare mi abbandona, dandomi pace e quel pizzico di coraggio anche un po' insolente. E poi mi muovo in continuazione, io, e se questo volesse dire non arrivare mai, be', pensa che bella "vittoria".

 Io, ho inventato Thor.

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