Sakineh è libera.Ma la disinformazione continua

Creato il 09 dicembre 2010 da Pocheparole

“Liberata Sakineh, col figlio e l’avvocato”

“L’annuncio dagli attivisti che seguono il caso della donna iraniana dal 2006 del braccio della morte dopo la condanna alla pena capitale per adulterio. La sua vicenda ha avuto una eco internazionale grazie alla mobilitazione perché fosse liberata”.

Come titola LaRepubblica

AGGIORNAMENTO: ORE 9.30 di Venerdi 10 Dicembre 2010:Leggiamo dai giornali che Sakineh non è stata liberata ma portata nella sua abitazione per”produrre una ricostruzione video dell’omicidio sulla scena del delitto”.Tutto ciò però non cambia il”succo del discorso”.

Titola cosi LaRepubblica(insieme a la quasi totalità della stampa,adesempio  LaStampa o IlGiornale) sul suo sito la notizia del rilascio di Sakineh,la donna che,sempre secondo il quotidiano di De Benedetti ,sarebbe stata condannata alla pena capitale dal  presidente iraniano Ahmadinejad per adulterio.

Ora le cose sono due:o a Repubblica (e in tutti gli altri giornali che riportano la stessa notizia) si mente sapendo di mentire o trattasi di pura..ignoranza!(è aperto il sondaggio,lasciate la vostra preferenza.)

Partiamo dall’inizio.Sakineh viene riconosciuta colpevole di aver partecipato all’omicidio del marito dal sistema giudiziario della Repubblica islamica. La palla passa quindi alla Corte di Cassazione(ebbene si,esiste anche in Iran)che ha il compito di verificare la correttezza di tutta la procedura.

Da qui parte la campagna mediatica di disinformazione.Per diversi mesi Tg,carta stampata e “pacifisti de noantri” cominciano a raccontarci la favoletta che la donna era stata condannata a morte per lapidazione in quanto accusata di adulterio.

Proviamo a far un po di chiarezza.L’8 Agosto 2008 fu il Telegraph, un quotidiano inglese, ad annunciare che l’Iran avevo emesso una moratoria sulle lapidazioni a partire dal 2002(leggi qui) .Da quel momento tutte le pene erano convertite a soggiorno carcerario o a multe.Inoltre il governo di Teheran sta lavorando anche ad un progetto di legge per la cancellazione  definitiva della lapidazione dal codice penale.Ma di tutto questo i media “main stream”se sono sempre fregati.

Inoltre ripetiamo che questa signora non è stata processata per adulterio, ma per omicidio. In Iran non è prevista la condanna per adulterio. Sebbene, piuttosto di abrogare questa incriminazione, il codice penale abbia posto delle condizioni praticamente impossibili da soddisfare: perché qualcuno possa essere condannato per adulterio deve essere stato visto nell’atto di avere rapporti sessuali da quattro testimoni contemporaneamente.(leggi qui).

Per quanto riguarda poi la presunta fustigazione possiamo leggere da Rinascita:

“(…)Una verità scomoda della quale le autorità italiane erano a conoscenza, ma che hanno preferito tenere per sé. Così come erano a conoscenza anche dell’inattendibilità della notizia riguardante la presunta fustigazione che sarebbe avvenuta il 3 settembre scorso. Da fonti ufficiose vicine al governo italiano Rinascita ha infatti appreso che il nostro esecutivo era stato tempestivamente informato del fatto che le lettere con le quali Sajjad, figlio di Sakineh, annunciava la condanna e l’esecuzione della madre fossero probabilmente dei falsi.Secondo quanto descritto dalle fonti, le autorità italiane sapevano che il testo contenuto nei due messaggi scritti comprendeva riferimenti ad articoli del Times “che il giovane difficilmente avrebbe potuto leggere a Tabriz (città dalla quale avrebbe spedito le missive, ndr)” e che “il linguaggio usato nella lettera è tipico di iraniani che vivono da decenni fuori dal Paese”. Dubbi emergono inoltre dal fatto che nelle due lettere vi fossero anche degli insulti rivolti a uno dei primi legali della donna, l’avvocato iraniano Mostafaei, impegnato da anni nella difesa dei diritti umani in patria e attualmente rifugiato in Norvegia, per aver inviato al quotidiano londinese le foto errate della donna senza velo che le sarebbero poi costate la fustigazione. Foto che, secondo quanto riferito invece da Mostafaei, al quale in seguito è stato ritirato il mandato di difensore, gli erano state inviate dallo stesso Sajjad.Ma le occultazioni da parte del governo italiano, che nel frattempo si batteva strenuamente per fermare l’esecuzione e muoveva pesanti accuse nei confronti delle autorità di Teheran, non sono ancora finite. Le fonti, infatti, riferiscono anche che il nostro esecutivo era ed è a conoscenza dell’identità dei possibili manovratori dell’intera vicenda: “sembra che le due lettere in questione siano state diffuse da un’organizzazione denominata ‘The International Committee Against Execution’ , creata da pochi mesi da membri del Partito comunista dei lavoratori iraniani, e riconducibile a Mina Ahadi, le cui credenziali come difensore dei diritti umani paiono assai deboli”. Inoltre, a conferma dei sospetti riguardo alla regia occulta dietro la vicenda della falsa fustigazione di Sakineh, va ricordato che la foto errata che avrebbe poi provocato la condanna era in realtà quella di Susan Hejarat, membro del partito di opposizione già citato e che sarebbe fra le altre cose “coinvolto in azioni violente contro obiettivi iraniani all’estero“.

Insomma..c’è parecchio materiale per riflettere…

Ah..vi ricordate per caso di Neda?