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La zona vinicola
L'area vinicola del Salice Salentino DOC si svolge intorno all'omonimo comune ed altri comuni limitrofi a circa 25 chilometri a nord del capoluogo Lecce, nella piana Salentina, una delle pianure italiane più estese. La zona è caratterizzata dalla stessa morfologia e ha un origine comune a gran parte del Meridione, con l'emersione del fondale dell'antico mare che prima costituiva l'odierno Mediterraneo, chiamato Tetide. Tutto il Salento è costituito da una unità fisica compatta e pianeggiante, delimitata a nord dalle Murge e per gli altri confini dal mare. L'area del Salice Salentino rispetta quindi la costituzione geologica che vede il territorio prevalentemente di natura carsica, costituito da ripiani di calcari compatti del cretaceo, con un misto di sabbie del Pliocene e del Quaternario, a cui si aggiungono strati di tufi calcarei conchigliacei. Poca la presenza di argilla, più che altro in associazione con le sabbie per formare con la sabbia le cosiddette pietre leccesi. Qui la vite è coltivata da tempo immemorabile anche perché la regione è terra di incontri già dal Paleolitico, essendo con la Sicilia, al centro del Mediterraneo.
Paradossalmente la struttura fortemente calcarea della Puglia ha impedito uno sfruttamento intensivo del territorio a scopi agricoli, preservandone l'odierna qualità. Ancora oggi il terreno deve essere disossato in quanto a pochi centimetri di profondità è molto forte la presenza di rocce calcaree che vanno poi ad essere utilizzate per la costruzione dei caratteristici muretti a secco, ma anche di molte case una volta costruite soltanto con questo materiale come per i trulli di Alberobello. La conformazione del territorio di Salice Salentino presenta anche due grandi inghiottitoi, convogliatori delle preziose acque piovane nel sottosuolo, ricco, al contrario della superficie, povera di corsi d'acqua. Questo garantisce l'essenziale apporto idrico alle radici, anche in mancanza di acqua piovana.
I vitigni bianchi
I vitigni bianchi utilizzati per la produzione dei vini sotto la denominazione Salice Salentino sono tre noti francesi, i due grandi nobili Chardonnay e Sauvignon, e il Pinot Bianco, utilizzato in Italia forse più che in Francia. In effetti la zona non coltiva nessuna bianca autoctona pugliese, nel tentativo di fornire massima qualità ai suoi vini, non raggiungibili con la classica Verdeca della regione. Lo Chardonnay è il vitigno più sfruttato per questa denominazione e la cosa non sorprende essendo considerato la migliore uva da vino bianca del mondo. Pur non fornendo gli stessi risultati che riesce a garantire in zone più fredde, lo Chardonnay è comunque un vitigno che sa adattarsi moto bene alle varie latitudini, e riesce comunque a fornire ottimi risultati, anche se non eccelsi, anche con climi caldi come quello salentino. Naturalmente a seconda di queste caratteristiche varia anche i suoi aromi, anche se sempre incentrati su aspetti floreali e fruttati, con tocchi erbacei di gran classe. Le rese devono essere mantenute molto basse per ottenere la migliore qualità. Lo Chardonnay infatti offre elevate rese ma già dopo le 8 tonnellate per ettaro iniziano a pregiudicare la qualità.
Il Salice Salentino DOC bianco
La denominazione di origine controllata Salice Salentino nasce dal decreto ministeriale del 8 aprile 1976 per autorizzare la produzione di vini bianchi, rossi e rosati nei comuni di Salice Salentino, Veglie, Ciampi Salentina e Guagnano in provincia di Lecce e San Pancrazio Salentino, Sandonaci e Cellino San Marco in provincia di Brindisi.
Sono previste per i bianchi le tipologie Salice Salentino Bianco con base ampelografica dove lo Chardonnay sia almeno il 70% dall'assemblaggio e il restante 30% venga occupato dai vitigni autorizzati in regione ad esclusione dei moscati; e la tipologia Salice Salentino Pinot bianco con il vitigno presente per almeno l’85% dell'assemblaggio, magari tagliato con Chardonnay e Sauvignon. È prevista anche la tipologia spumante.
Vengono considerati per i vitigni solo i terreni calcareo-argilloso-silicei mentre sono esclusi quelli argillosi e alluvionali. Le rese massime previste nel disciplinare sono per tutti i vitigni di 12 tonnellate per ettaro. Il grado alcolico minimo naturale garantito dalle uve deve esser di 10,50% vol per i vini fermi e di 10,00% per i vini spumante.
Il vino del Salice Salentino bianco ha colore paglierino tenue leggermente sfumato di verde, con un naso fruttato e leggero. In bocca risulta secco e frizzante, molto brioso. Il monovarietale Salice Salentino Pinot bianco ha più o meno le stesse caratteristiche ma con un corpo vellutato. Si abbina ben con i crostacei o i molluschi, ma anche con formaggi freschi e primi piatti di verdure.
I produttori
La famosa cantina Leone de Castris è una delle protagoniste del Salice Salentino con l'ottimo Bianco Donna Lisa, uno Chardonnay puro di grande spessore dai riflessi verde-oro e il naso minerale, con pesca, ginestra, agrumi e burro fuso. Al palato si evidenzia una bella struttura con un equilibrio perfetto tra fresco e sapido. Perfetto con la carne bianca in salsa.
Buon Salice Salentino Bianco Tinaia anche da cantine Due Palme, ancora uno Chardonnay puro per aromi di agrumi e note tostate. Perfetto per le triglie al cartoccio.