Il mio personal guru, nell'oracolo settimanale, mi dice: "Ho idea che ti farà bene coltivare una sensibilità fluida. Se presterai particolare attenzione a tutto quello che trasuda, sgorga e scorre, imparerai esattamente quello che ti serve."Visto che purtroppo non vivo a Venezia, a me l'unica cosa che è venuta in mente per seguire diligentemente il consiglio di Brezsny è mettermi a coltivare il fluido, con annessa sensibilità, in cucina. Diciamo che oggi siamo allo scadere della settima liquida e, vi confesso, mi sembra di non aver ancora del tutto afferrato esattamente quello che mi serve, se non il fatto che ciò che trasuda, sgorga e zampilla è cangiante, inafferrabile, oltrepassabile e, tenuto qualche ora in frigo, anche tanto rinfrescante.Mi sono ricordata, per esempio, che ho dei tè. Tè speciali, portati in regalo da luoghi salgariani e monsonici (mmhh) o da capitali umide (appunto) struggenti e piovose(ecco), che avevo dimenticato in dispensa a causa del mio scarso e variabile interesse. Ora ogni tanto apro il frigo e me ne verso un bicchiere, bello freddo, e mi sento un po' scema per essermene ricordata solo adessoche l'estate sta per finire.Tra gli altri grandi classici liquidi, poi, c'è il gazpacho, nelle sue infinite e fantasiose declinazioni. Ma piace solo a me e, quindi, non lo faccio mai. Solo di recente ho scoperto che a Cordoba ce n'è una versione che Tonino ama, si chiama Salmorejo e prevede solo pomodori e pane, nella semplice proporzione di due a uno (metà pane rispetto al peso dei pomodori). Si serve freddo accompagnato con uova sode e dadini di prosciutto, alla moda degli andalusi, ma anche da solo è davvero buono. Non credo che dal Salmorejo io abbia appreso tutto quello che mi serve, nonostante non la smettevo più di versarmene. Tuttavia m'ha riportato a qualcosa di lontano dentro di me. Non sapevo dove metterlo, una volta passato al frullatore, e così è cominciata la solita arrampicata sui piani alti della cucina. Ne è uscita fuori questa brocca, quella della foto, mai usata e, anch'essa come i tè, dimenticata in fondo a un pensile. Credo l'abbia portata la mamma di Tonino, credo l'abbia conservata per chissà quanti anni, con il pensiero dei figli che sarebbero diventati grandi e l'avrebbero avuta nella loro casa. E' inconfondibile, un pezzo inconfondibile di tutte le case negli anni '70, di quando ero piccola.Ho scaricato questa foto come faccio con tutte quelle altre strane ciofeche che vi propino su questo spazio, e ho pensato a una foto di mia mamma, in riva al mare col bikini e un fazzoletto blu tra i capelli lunghi. Ho pensato alle estati insieme a lei, da bambina, quando il pomeriggio andava a prendere il caffé dalle amiche e io stavo lì a sentire i discorsi. Parlavano della spesa, dei mariti, delle novità di qualche conoscente (vi ricordate, si diceva: "hai saputo, pare che X. abbia l'amico!", e io capivo benissimo che cosa volesse dire 'amico').Allora di fronte a questa foto ho pensato al pomeriggio, il momento della giornata che preferisco, forse perché dentro mi porto proprio quell'atmosfera, il colore di quei discorsi, le forme degli oggetti, l'odore del caffé e dell'amicizia prima di tornare a casa e mettersi in cucina per la cena.Ho pensato che mi piace quel modo di vivere. Mi piace quella brocca senza pretese e tenuta per anni in attesa.ingredienti600 g di pomodori rossi maturi300 g di pane raffermo1 o 2 spicchi di aglio50 ml di olio e.v.o. + un filo alla fine1 cucchiaio di acetoacqua fredda saleFare in pezzi il pane e porlo in un recipiente con un po' di acqua fredda (non deve essere sommerso) e un cucchiaio di aceto. Lasciare che si ammorbidisca per circa mezz'ora. Aggiungere i pomodori tagliati, l'aglio, un po' di acqua fredda e frullare con un frullatore a immersione. Versare l'olio, amalgamare e continuare a frullare fino ad avere un composto liquido. Per la consistenza, se amate un Salmorejo da gustare al bicchiere aggiungere ancora acqua, altrimenti lasciare una consistenza più morbida da mangiare al cucchiaio. Aggiustare di sale e riporre in frigo. Servire freddo accompagnato con spicci di uova sode e cubetti di buon prosciutto.
Il mio personal guru, nell'oracolo settimanale, mi dice: "Ho idea che ti farà bene coltivare una sensibilità fluida. Se presterai particolare attenzione a tutto quello che trasuda, sgorga e scorre, imparerai esattamente quello che ti serve."Visto che purtroppo non vivo a Venezia, a me l'unica cosa che è venuta in mente per seguire diligentemente il consiglio di Brezsny è mettermi a coltivare il fluido, con annessa sensibilità, in cucina. Diciamo che oggi siamo allo scadere della settima liquida e, vi confesso, mi sembra di non aver ancora del tutto afferrato esattamente quello che mi serve, se non il fatto che ciò che trasuda, sgorga e zampilla è cangiante, inafferrabile, oltrepassabile e, tenuto qualche ora in frigo, anche tanto rinfrescante.Mi sono ricordata, per esempio, che ho dei tè. Tè speciali, portati in regalo da luoghi salgariani e monsonici (mmhh) o da capitali umide (appunto) struggenti e piovose(ecco), che avevo dimenticato in dispensa a causa del mio scarso e variabile interesse. Ora ogni tanto apro il frigo e me ne verso un bicchiere, bello freddo, e mi sento un po' scema per essermene ricordata solo adessoche l'estate sta per finire.Tra gli altri grandi classici liquidi, poi, c'è il gazpacho, nelle sue infinite e fantasiose declinazioni. Ma piace solo a me e, quindi, non lo faccio mai. Solo di recente ho scoperto che a Cordoba ce n'è una versione che Tonino ama, si chiama Salmorejo e prevede solo pomodori e pane, nella semplice proporzione di due a uno (metà pane rispetto al peso dei pomodori). Si serve freddo accompagnato con uova sode e dadini di prosciutto, alla moda degli andalusi, ma anche da solo è davvero buono. Non credo che dal Salmorejo io abbia appreso tutto quello che mi serve, nonostante non la smettevo più di versarmene. Tuttavia m'ha riportato a qualcosa di lontano dentro di me. Non sapevo dove metterlo, una volta passato al frullatore, e così è cominciata la solita arrampicata sui piani alti della cucina. Ne è uscita fuori questa brocca, quella della foto, mai usata e, anch'essa come i tè, dimenticata in fondo a un pensile. Credo l'abbia portata la mamma di Tonino, credo l'abbia conservata per chissà quanti anni, con il pensiero dei figli che sarebbero diventati grandi e l'avrebbero avuta nella loro casa. E' inconfondibile, un pezzo inconfondibile di tutte le case negli anni '70, di quando ero piccola.Ho scaricato questa foto come faccio con tutte quelle altre strane ciofeche che vi propino su questo spazio, e ho pensato a una foto di mia mamma, in riva al mare col bikini e un fazzoletto blu tra i capelli lunghi. Ho pensato alle estati insieme a lei, da bambina, quando il pomeriggio andava a prendere il caffé dalle amiche e io stavo lì a sentire i discorsi. Parlavano della spesa, dei mariti, delle novità di qualche conoscente (vi ricordate, si diceva: "hai saputo, pare che X. abbia l'amico!", e io capivo benissimo che cosa volesse dire 'amico').Allora di fronte a questa foto ho pensato al pomeriggio, il momento della giornata che preferisco, forse perché dentro mi porto proprio quell'atmosfera, il colore di quei discorsi, le forme degli oggetti, l'odore del caffé e dell'amicizia prima di tornare a casa e mettersi in cucina per la cena.Ho pensato che mi piace quel modo di vivere. Mi piace quella brocca senza pretese e tenuta per anni in attesa.ingredienti600 g di pomodori rossi maturi300 g di pane raffermo1 o 2 spicchi di aglio50 ml di olio e.v.o. + un filo alla fine1 cucchiaio di acetoacqua fredda saleFare in pezzi il pane e porlo in un recipiente con un po' di acqua fredda (non deve essere sommerso) e un cucchiaio di aceto. Lasciare che si ammorbidisca per circa mezz'ora. Aggiungere i pomodori tagliati, l'aglio, un po' di acqua fredda e frullare con un frullatore a immersione. Versare l'olio, amalgamare e continuare a frullare fino ad avere un composto liquido. Per la consistenza, se amate un Salmorejo da gustare al bicchiere aggiungere ancora acqua, altrimenti lasciare una consistenza più morbida da mangiare al cucchiaio. Aggiustare di sale e riporre in frigo. Servire freddo accompagnato con spicci di uova sode e cubetti di buon prosciutto.
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